«Quanto manca alla vetta? Tu sali, dicono gli eroi del Cardarelli. E non pensarci».
E così, passo dopo passo, tra molteplici difficoltà, l’ambulatorio vaccinale dell’ospedale di Campobasso ha tagliato il traguardo delle 100mila dosi iniettate.
Tante, tantissime – lo dicono i numeri – rispetto alla popolazione residente in Molise. Tantissime in considerazione delle oggettive difficoltà che, purtroppo, limitano l’efficienza della sanità molisana.
Centomila persone in fila. Gli accompagnatori. I due genitori quando il vaccino è stato somministrato ai minori, ai bimbi. Una fila lunghissima, infinita, che idealmente unisce il Molise da un capo all’altro.
Un numero impressionante – 100mila – che non è arrivato per caso, un numero cercato, voluto, inseguito da donne e uomini che stanno sacrificando la loro vita per mettere in sicurezza quella degli altri.
Dare pubblicamente merito agli operatori sanitari del centro vaccinale del Cardarelli – e con loro quelli di tutti i centri vaccinali del Molise, dell’Italia e del mondo (ma anche dei reparti Covid, delle terapie intensive, dei laboratori di microbiologia, del comparto che somministra i tamponi) – non è solo un atto di gentilezza o di giustizia, è un dovere a cui non ci si può sottrarre.
Per una ragione in particolare: l’amore che queste donne e questi uomini stanno mettendo in quello che fanno. Ogni giorno, ogni ora, ogni istante. E – è bene ribadirlo – per lo più per mero spirito di servizio su base volontaria.
Il presidente-commissario Toma ieri mattina ha voluto testimoniare l’affetto del Molise alla dottoressa Antonietta Licianci – e a tutti gli operatori sanitari della regione – con un fiore. Il fiore simbolo di rinascita, di ripartenza, di nuovi traguardi da raggiungere.
In quelle stesse ore David Nabarro, responsabile per il Covid dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha detto: «Sembra che ci sia la luce alla fine del tunnel. È possibile immaginare che la fine della pandemia non sia troppo lontana». I vaccini tra le ragioni che hanno indotto l’Oms a spingersi, seppur con cauto ottimismo, ad osare tanto.
Sembra ieri. Era Natale del 2020 quando tutti i tg mandavano in onda le immagini del primo carico di Pfizer che, scortato dai carabinieri, varcava il confine italiano. Arrivava dal Belgio. Dopo due giorni, il v-day. Anche in Molise. Le prime inoculazioni ai sanitari e ai nonnini delle case di riposo. Poi mesi di speranza, di attesa. Le dosi non erano mai sufficienti.
Eppure, nonostante tutto e contro ogni pronostico, il Molise è tra le regioni che primeggiano per numero di vaccini somministrati in relazione agli abitanti per prima, seconda e terza dose e per tutte le fasce d’età.
Senza retorica: Grazie! Grazie e ancora grazie a voi, che state mettendo al sicuro la nostra salute. Noi di Primo Piano Molise ve lo ripeteremo all’infinito, nella consapevolezza che non è mai abbastanza. Sarebbe un grave errore arrivare in fondo al tunnel senza ricordare come e grazie a chi la meta è stata raggiunta.
Quando manca alla vetta? Tu sali e non pensarci…
Luca Colella

 

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