Ometto ogni approfondimento relativo al curriculum formativo e scientifico di Leonardo Cammarano, recentemente scomparso in Francia, in quanto ritengo riduttivo ogni tentativo di classificazione di una personalità tanto profonda e complessa.
Sono solo consapevole che il Molise ed in generale tutto il sud Italia perdono uno dei suoi figli migliori, illuminato ed illuminante, essendo Leonardo uomo dal sapere antico, sedimentato nei decenni e stampato nella sua memoria rocciosa alla pari di un fossile.
Personalmente mi ingenerava il paragone con una quercia secolare alla cui ombra trovare ristoro e protezione nonché riposo finalizzato all’ozio creativo.
Il suo modo di stare al mondo e la sua storia personale hanno perfettamente sintetizzato l’animo profondo ed epicureo del napoletano, dedito ai piaceri della carne e dello spirito, con la saggezza scarna ed istintiva dei molisani, il tutto condito da una incessante sete di conoscenza.
Anche ultranovantenne non ha mai smesso di leggere, di informarsi, di dipingere, di osservare il mondo da una diversa prospettiva, devoto al relativismo filosofico e al dubbio che animava il suo essere.
Il caminetto del suo Castello di Torella, che amava collegare al mondo di Croce di cui aveva sposato in prime nozze la figlia Silvia, scoppiettava sempre nell’accogliere il viandante, l’amico, la domestica, che erano parte integrante della sua vita ed erano da lui trattati tutti, indistintamente, con la medesima affabilità.
Con Leonardo Cammarano scompare un protagonista della generazione che ha vissuto e goduto della Napoli illuminata, centro di cultura europeo, la Napoli dei filosofi,degli artisti,degli uomini di Pensiero, la Napoli di Gerardo Marotta, di Lucio Amelio e del teatro di Edoardo.
In questo contesto, seppur effervescente, creativo e ricco di contaminazioni, Leonardo si spingeva oltre la fenomenologia, volto sempre alla ricerca del senso profondo delle cose, della
felicità che sapeva beffarda, e queste intime impressioni prendevano forma nei suoi dipinti velati di malinconia e ricchi di allusioni simboliste.
La mia soddisfazione più grande è stata quella di fargli riabbracciare l’amata sorella Minna, altra personalità eclettica, in una mostra di pittura loro dedicata nella mia Galleria di Isernia qualche anno addietro, della quale serbo un ricordo indelebile. La gioia è questione intima ed in quella serata particolare era condivisa nel dolce ricordo di affetti familiari profondi.
Di lui mi resta il sorriso dolce e sornione, il piacere della conversazione che spaziava in ogni campo del sapere, il suo sguardo compiaciuto sulla mia scelta di affrancamento da vincoli sentimentali stabili, la sua manifestazione di affetto sincero, senza formalismi odiati da entrambi.
Mi faranno sempre compagnia i nostri silenzi che sapevano di tanto, al pari degli oggetti che facevano da cornice nella casa di Torella,velata di un realismo magico e custode di un passato che fu a lui tanto caro.
Ciao Leonardo, sarà oggi compito dei tanti amici come me che ti hanno voluto bene e della tua adorabile famiglia far sì che la fiammella del tuo ingegno continui a brillare nel crepuscolo che, come tutte le anime sensibili, si confaceva al tuo animo profondo.
Gennaro Petrecca

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