Greco, Federico e & Co. fanno sul serio. Seppure sulla scena da poco tempo, hanno agito da vecchie volpi della politica e sorpreso il Pd, che anziché cambiare marcia continua a leccarsi le ferite nel chiuso di quattro mura, in attesa di un congresso che, se tutto va bene, arriverà a primavera.
I grillini molisani hanno gettato le basi insieme ad Articolo Uno, Sinistra Italiana, movimenti e associazioni di area per correre in coalizione alle prossime regionali. Primo appuntamento comune, la marcia della pace che si terrà a Roma il 5 novembre prossimo.
Il Movimento sta anticipando i tempi, e questo è un fatto. Ma la sensazione è che i ragazzacci di Conte con il Pd non vogliano avere a che fare. Perché? Fondamentalmente per non ripetere l’esperienza 2013-2018, che ha visto il centrosinistra alla guida della Regione con risultati sicuramente deludenti rispetto alle aspettative.
E poi, l’ascesa dell’ex presidente del Consiglio dei ministri ha avuto inizio ed è stato un crescendo dal giorno in cui Enrico Letta ha chiuso le porte alle alleanze. L’ultima rilevazione resa nota in queste ore e realizzata da Youtrend per Agi vede il Partito democratico al 17,7%, quindi 1,4 punti percentuali in meno rispetto allo scorso 25 settembre, e il Movimento 5 stelle al 16,7%, ovvero, 1,3 punti percentuali in più rispetto alle elezioni [sempre in ascesa Fratelli d’Italia 27,2% (+1,2); perde la Lega 8,4% (-0,4); bene Renzi-Calenda 8,2% (+0,4); male Forza Italia 7,6% (-0,5); in leggero rialzo Verdi/Sinistra Italiana 3,9% (+0,3) e +Europa 2,9% (+0,1); piccolo balzo in avanti anche per Italexit 2,3% (+0,4) e Noi Moderati 1,0% (+0,1)].
Gli unici partiti che crescono con percentuali significative sono quello di Giorgia Meloni e il Movimento 5 stelle. E altrettanto significativamente il Partito democratico perde consensi.
Percentuali, prospettive, programmi, fronzoli e chi più ne ha più ne metta, in verità, se da un lato Greco e suoi stanno cercando in tutti i modi di svincolare per poter poi utilizzare come trofeo il fatto di aver messo all’angolo Fanelli e Facciolla e in campagna elettorale addebitare loro parte dei guai che quotidianamente patiscono i molisani, sul fronte opposto i due leader dem (Fanelli e Facciolla) sono attratti dalle sirene dei centristi, che – lo conferma la storia – negli ultimi 15 anni hanno deciso l’esito delle elezioni regionali. Poiché il centrodestra non è che goda di ottima salute e dovrà per l’ennesima volta ricorrere alle doti divinatorie di Patriciello, che in zona Cesarini tirerà fuori dal cilindro il candidato presidente, i due ragionano: con Niro, Micone, Cotugno, Di Baggio, Calenda, Cefaratti, Romagnuolo, Iorio (forse) e d’Egidio (e, perché no, Patrciello. Nel senso che a loro la benedizione dell’eurodeputato non dispiacerebbe) possiamo vincere le elezioni. Identico copione del 2013.
Il ragionamento, sulla carta, è vincente. Al netto di un paio di varianti: la prima è che in politica i conti non si fanno con la calcolatrice; la seconda, è meramente statistica: in dieci anni il Molise ha perso più di 24mila abitanti, ovvero, circa l’8% di quella che era nel 2013 la popolazione residente.
Quesito semplice semplice: chi ha governato il Molise negli ultimi dieci anni?
Luca Colella

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