Quando è accaduto non lo ricordo con precisione, ma qualche mese fa (orientativamente l’estate scorsa) incontrai una coppia di amici con i quali spesso mi confronto su temi politici e lei, con disarmante ingenuità, mi disse: «Luca, ieri sera siamo stati al “…” (un locale di Campobasso che non ripeto perché non ricordo quale fosse) e c’era Antonio Federico che suonava la chitarra. Ma è davvero bravo, ma bravo bravo. Perché non suona solo la chitarra?».
Non lo nego, scoppiai in una fragorosa risata. Perché – e sul punto non ho mai lesinato critiche – Antonio Federico è un bravissimo musicista ma la politica non fa per lui.
Questa volta a cantargliele di santa ragione non è Primo Piano Molise ma il capogruppo in Consiglio regionale del Movimento 5 stelle. Dopo qualche giorno di silenzio, Andrea Greco ha reso noto il suo punto di vista sulla sconfitta. La disamina, puntuale e ben articolata, parte proprio da quei tavoli infiniti che, a due mesi dalla data per la presentazione delle liste, il cosiddetto campo largo propinava agli organi di informazione come il “nuovo”.
Il problema è che di nuovo non c’erano nemmeno le panche dove i convenuti sedevano.
Decine di mummie imbalsamate (nell’accezione strettamente politica) che a malapena rappresentavano se stesse e che alla prima difficoltà sono fuggite a gambe levate per poi trascorrere intere giornate a criticare senza mai – che è davvero meschino – metterci la faccia.
Ma con il solito incedere di quelli che nascono e moriranno sfigati: sguardo basso, lamentio a denti stretti – a mo’ di disco incagliato, per intenderci – e atteggiamento di chi ha passato un guaio grande. Ma grande, grande, grande.
Insomma, più che riunioni per giungere ad una proposta seria, innovativa e credibile, sembravano sedute spiritiche.
Certo, afferma Greco, «i cittadini hanno scelto e lo hanno fatto senza possibilità di essere fraintesi. Ma, attenzione: la causa della disfatta non è totalmente dei molisani. I motivi sono da ricercare certamente nel vento favorevole della destra e nel voto familiare e amicale che in buona parte falsa la democrazia trasformandola in una “cuginocrazia”, ma anche nel fatto che chi prendeva le decisioni non ha capito che i molisani da una parte erano stanchi di Toma, dall’altra non vedevano un’alternativa credibile. Nelle piazze che ho raggiunto durante la campagna elettorale mi sentivo ripetere spesso che ci percepivano come una coalizione senza storia e senza identità comune. In effetti i mesi trascorsi intorno a tavoli infiniti, che a nulla hanno portato se non a dare maggior forza al centrodestra, sono stati demolitivi. Se non si ammette prima questo, significa che non si è sinceri. E io non mi riconoscerei mai in una forza politica che non sa ammettere quando sbaglia. In politica nessuno può pensare che 2+2 faccia sempre 4 o che la somma dei partiti sia solo ed esclusivamente algebrica. No! È sbagliato. E a dirlo non sono più io, non è più quel “grillino della prima ora”, come spesso venivo etichettato, ma molto più semplicemente i cittadini che con il loro voto hanno bocciato senza appello la proposta politica del campo progressista. Una proposta sulla quale, nonostante fossi il capogruppo del Movimento, non ho potuto mai realmente incidere. Un fatto grave. È vero, le colpe non sono mai di una persona sola, ma certamente ad aver diretto le operazioni è stato il coordinatore regionale Federico insieme al segretario dei dem».
Basterebbe aggiungere: amen! Ma la liturgia va avanti. Perché sembra di capire dalla pantomima di qualche giorno fa che Federico la chitarra proprio non voglia suonarla, se non per hobby. Altrimenti le dimissioni le avrebbe rese note prima e non solo quando Conte le ha respinte. Ovvio che Conte le ha respinte perché evidentemente avere un democristiano come Federico a capo del Movimento fa comodo. Altrimenti, alla luce del risultato, Antonio aveva una sola chance (e non per essere ripetitivo): la chitarra.
Non a caso Andrea Greco ricorda che «in politica, come nella vita, ognuno dovrebbe assumersi le responsabilità delle proprie scelte, in serenità. E non parlo per gli altri partiti, ma del Movimento, quello in cui ho sempre creduto e per il quale ho investito gli anni più importanti della mia vita. La storia – ancora Greco – ci consegna un dato: il Movimento, insieme al Pd e ad altre forze civiche, ha totalizzato meno rispetto al 2018 con un notevole aumento degli astenuti. Certo, il contesto era differente, ma per me significa che i cittadini non sono pronti a votare la proposta meno peggio però senza dubbio sarebbero pronti a mobilitarsi se il sogno di rinascita di questa terra fosse reale. E quel sogno in me e in noi è più vivido che mai. Nei prossimi anni, lavorerò, come sempre, da uomo libero e i miei unici alleati saranno i molisani insieme alla tutela dei loro diritti».
Se il ragionamento del giovane grillino di Agnone non fosse stato chiaro, lui lo rende ancora più esplicito: «Se qualcuno all’interno del Movimento pensa di potermi limitare o “domare”, o, peggio ancora, vuole ridurci a una succursale di altri partiti significa che ha tradito il nostro spirito e le nostre radici, un fatto che non accetterei».
Infine, un’amara constatazione: «L’uscita in queste ore dal Movimento di Nick Di Michele, Antonio Bovio e Daniela Decaro mi rattrista, ma nessuno può condannarli. Io non dimentico anni di battaglie insieme, non dimentico nulla di tutto il loro impegno e alcune voci stonate nei loro confronti mi fanno pena. La gratitudine tra politici non esiste, questo l’ho imparato a mie spese, ma noi dovevamo essere un’altra cosa».
Nulla di personale, e Federico lo sa. Ma davvero la politica è altro. Ecco, per dirla alla Greco: «È un’altra cosa». Soprattutto la politica che lui e quelli come lui hanno lasciato intendere che avrebbero interpretato e che invece è finita a schifio, se non per i loro conti in banca.
Le dimissioni il “capo” le respinge, o meno, rispetto a come le stesse vengono presentate. E non è un fatto meramente di forma. Non è la parola “irrevocabili” a fare la differenza ma le intenzioni del dimissionario.
Fin quando la scelta sarà tra una chitarra e il Movimento è difficile che Federico possa mollare il secondo per la prima. Provate – lo dico ad Andrea e a tutti coloro che non hanno il coraggio di Andrea ma la pensano esattamente come lui – con l’ippica. Ops, chiedo venia! Provate con gli “sport equestri”. Se è vero che al cuor non si comanda, ai “cavalli” potrebbe cedere.
Se non cede nemmeno ai destrieri, provate con l’amazzone. Lei si che può!
Luca Colella

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