L’Università degli studi del Molise ha rinviato per due volte l’inaugurazione dell’Anno accademico, per la sopraggiunta indisponibilità dell’ospite, il vicepremier e ministro plenipotenziario Luigi Di Maio.
Il doppio rinvio, soprattutto l’ultimo (la cerimonia era in programma sabato scorso, 20 ottobre), ha suscitato molte polemiche. In particolare sui social.
Tante persone, tra cui autorevoli rappresentanti delle istituzioni, del giornalismo e della società civile, hanno rimproverato al magnifico rettore di non aver tenuto comunque l’evento, con o senza Di Maio.
Nel leggere più di qualche commento ho avuto, però, una sensazione: la polemica non è sullo spostamento delle cerimonia, ma sull’ospite. Il rinvio, dunque, l’occasione per manifestare il disappunto verso una scelta che, a quanto pare, non è piaciuta.
«Non è laureato, non ha mai lavorato, cosa può insegnare ai nostri studenti? (Di Maio, ndr)»: questo in sintesi il filo conduttore riscontrato nella maggior parte delle critiche mosse al prof Palmieri, numero uno dell’Ateneo molisano.
Qualche commentatore più malizioso sulla scelta del vicepremier ha letto anche un aspetto politico. Il rettore alle ultime elezioni si è candidato al Senato con Liberi e uguali di Roberto Speranza. Non sfuggì la sua presenza in prima fila in una cantina sociale di Campomarino dove fu ospite il segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, arrivato a Termoli con il treno con cui girò l’Italia prima, appunto, delle elezioni politiche. Gli osservatori più acuti danno attualmente il magnifico rettore molto vicino al Movimento 5 Stelle, tant’è che tra i nomi del commissario della Sanità – scelto dalla ministra Grillo e al vaglio del Mef – è circolato anche quello di Palmieri.
Quindi, Di Maio e non il Nobel per la pace per una ragione politica. A rinvigorire la tesi, la prolusione della cerimonia affidata al prof Francesco Fimmanò, che non ha fatto mai mistero di nutrire stima per Luigi Di Maio.
Le voci girano e sono insistenti. Manca però un aspetto fondamentale: la versione del magnifico rettore.
Gianmaria Palmieri, va da sé, non ha bisogno di avvocati difensori. Quando circolava il ‘sospetto’ che potesse essere lui il commissario della Sanità per il Molise, Primo Piano lo ha contattato: non ha nemmeno voluto smentire, poiché l’indiscrezione – parole sue – era destituita di ogni fondamento.
Sulla ragione che lo ha indotto a non far tenere la cerimonia pur in assenza di Di Maio, nonostante il vespaio di polemiche, il rettore non si è ancora espresso. È evidente che un motivo ci sarà. E magari nelle prossime ore il magnifico lo renderà anche noto.
L’Ufficio comunicazioni istituzionali dell’Unimol, su «perché Di Maio» e non, per fare un esempio, «Mattarella», si è limitato a riferire che nella cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico, l’ospite ascolta e tiene un breve discorso di saluto. Il momento più ‘alto’ è, invece, quello della prolusione. E in tal senso, va detto con onestà, il professor Fimmanò, vicepresidente della Corte dei conti, è tra i giuristi più affermati, conosciuti e riconosciuti del Paese.
Mi è sembrato doveroso scrivere di quanto accaduto per una ragione in particolare: sollecitare la versione del rettore. Parliamo dello stesso magnifico che ha portato – probabilmente non lui personalmente ma la ‘sua’ Università – il Capo dello Stato in Molise (una presenza che mancava da diversi lustri). Ospiti dell’Aula magna dell’Unimol sotto la sua guida, solo per citarne alcuni, Papa Francesco, Matteo Renzi, Laura Boldrini. A scanso di fraintendimenti: il Papa non è venuto in Molise perché lo ha invitato Palmieri. Ma magari poteva aprire la sua santa e storica visita nell’auditorium dell’ex Gil o in quello della Provincia e non nella sala dell’Università.
Probabilmente non è così, ma già il fatto che una ‘normalissima’, per certi versi scontata e se vogliamo anche banale cerimonia di inaugurazione dell’Anno accademico stia facendo tanto discutere è già un successo.
Il rettore, quando e se vorrà, ha sin da ora a disposizione questo medesimo spazio per affermare le sue ragioni.
Io, che non conosco i sistemi delle scommesse, una mezza puntata la farei: la cerimonia dell’anno accademico 2018/2019 sarà tra le più affollate degli ultimi anni. Sul perché, a torto o a ragione, si potrebbe discutere all’infinito.
Le scommesse sono aperte.
Luca Colella

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