In principio doveva essere il “Decreto Genova”, poi il “Decreto semplificazioni”. Ora la norma che stabilisce l’incompatibilità tra il presidente di Regione e il commissario della sanità pare sia stata introdotta con un emendamento nel “Decreto fiscale”.
Tra pochi giorni il “Molise senza commissario” festeggerà il settimo complemese, la sanità è sempre più allo sbando e Palazzo Chigi – in un contesto di totale strafottenza – continua a far finta di nulla e ad assecondare la volontà di chi – a questo punto è evidente – tutto desidera tranne che il bene della ‘sua’ terra.
Se è vero – come riferito anche su queste colonne dal deputato Antonio Federico (5s) – che il ministro Tria, a cui la collega Grillo ha consegnato la “busta” con i nomi di commissario e sub, vuole la copertura legislativa prima di procedere alle nomine, i molisani possono attendere.
Quanto sta accadendo ha valicato da tempo i confini del tollerabile. Una sorta di tragedia greca il cui finale è più drammatico di quello immaginato da chi ha firmato regia e sceneggiatura.
E al danno si aggiunge pure la beffa: i ministeri che affiancano la Regione nell’attuazione del piano di rientro hanno certificato che la sanità in Molise è in balia delle onde. Ma senza il commissario – la cui nomina è di esclusiva competenza degli stessi ministeri – nessuno può avviare le azioni necessarie per far fronte ai rilievi mossi. Più che al danno la beffa, forse è il caso di dire cornuti e mazziati.
Qualche giorno fa Primo Piano Molise si è occupato della convenzione per la gestione delle emergenze tra le associazioni e il 118. Convenzione in scadenza. Per chi non lo sapesse, in Molise diverse postazioni del 118, soprattutto quelle periferiche, sono gestite da una serie di associazioni. Per essere ancora più chiari: il personale che opera – per fare un esempio – a Riccia non è alle dipendenze del 118 ma presta servizio nell’ambito di una associazione di volontariato che ha una convenzione con il sistema sanitario regionale. Anche l’ambulanza non è del 118 ma della stessa associazione. Dunque, la rete di emergenza regionale si regge principalmente su volontari, ambulanze e mezzi delle associazioni.
Se malauguratamente la convenzione non venisse rinnovata, la rete d’emergenza, così per come è concepita e organizzata, crollerebbe.
Il rinnovo spetta al commissario che non c’è. Così come è facoltà del commissario decidere sul futuro degli ambulatori pediatrici istituiti circa un anno fa negli ospedali di Campobasso, Isernia e Termoli. Sempre a beneficio di chi non è molto documentato in materia, i pediatri di base ricevono dal lunedì al venerdì. Con l’apertura nei fine settimana degli ambulatori presso gli ospedali Cardarelli, Veneziale e San Timoteo, si era posto rimedio ad una carenza notevole. Anche in questo caso, però, il servizio non è strutturato in seno all’Azienda sanitaria, ma si basa su una convenzione con la Federazione italiana medici pediatri del Molise. Convenzione che scade a fine novembre. Senza il commissario, neonati, bimbi e genitori, se avranno necessità nei giorni di sabato e domenica, dovranno rivolgersi o alle guardie mediche o, in alternativa, ricorrere al Pronto soccorso.
Rete di emergenza e ambulatori pediatrici sono due dei numerosissimi adempimenti di competenza del commissario. Entrambi qui citati per dare la misura dei danni che sta cagionando l’ingiustificabile inerzia di Palazzo Chigi.
Fermo restando la legittimità politica della scelta di stabilire l’incompatibilità tra chi governa una Regione e il commissario della sanità, non si può lasciare abbandonato a se stesso un territorio che proprio perché in piano di rientro e, quindi, commissariato, ha necessità più degli altri di essere seguito e assistito.
La paternità della norma sull’incompatibilità che in tutti i modi il governo sta cercando di approvare è pentastellata. Molto ci hanno messo di loro – è evidente – deputati, senatori e consiglieri regionali molisani. Della questione ne hanno fatto un cavallo di battaglia.
A giudicare dai dati sull’attuazione del pieno di rientro pubblicati due giorni fa dalla ministra della Salute, sarà complicatissimo, se non impossibile, recuperare i mesi sinora persi e il tempo che trascorrerà da oggi fino alla nomina del commissario. Serviranno ancora giorni, forse settimane se non mesi.
Una soluzione potrebbe essere quella del commissario ponte, una sorta di rimedio tampone. Il presidente Toma aveva proposto: «Io commissario e il consigliere Vittorio Nola sub». Ma a quanto pare il suggerimento del governatore non ha riscosso molto successo fra l’establishment grillino.
Tra la deputazione parlamentare c’è un medico che per anni, resistendo a più governi regionali, ha svolto le funzioni di direttore sanitario dell’ospedale Cardarelli di Campobasso. È il senatore Di Marzio. Chi più di lui? Luigi Di Marzio, oltre ad avere le competenze necessarie, possiede un invidiabile bagaglio di conoscenze dall’articolazione ospedaliera molisana maturato nei lunghi anni al vertice del Cardarelli.
«Il governo e il MoVimento 5 Stelle stanno facendo ogni sforzo per ridare al sistema sanitario regionale una nuova prospettiva», ha scritto qualche ora fa Antonio Federico. E allora, cosa aspetta Federico a proporre ai ministri Grillo e Tria il senatore Di Marzio? O potrebbe – perché no – autocandidarsi. Sarebbe una dimostrazione di coraggio, ma anche e soprattutto un’assunzione di responsabilità, necessaria per salvare il salvabile e dovuta a tutti quei molisani, tantissimi, che alle elezioni per il rinnovo del Parlamento hanno votato abbagliati dalla luce delle stelle.
Non c’è più tempo, è in ballo la salute delle persone.
Luca Colella

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