Una bomba carta ha mandato in frantumi la vetrina di una boutique aperta un paio di mesi fa nel centro storico di Campobasso. L’ordigno è esploso in piena notte.
Un fatto insolito e al tempo stesso inquietante per una città abituata a fare i conti con la microcriminalità che ‘fisiologicamente’ opera in un centro di 50mila abitanti.
Solo ieri l’altro, nel corso della conferenza stampa di insediamento, il nuovo questore del capoluogo di regione aveva affermato che non esistono isole felici. Una constatazione che trova subito riscontro nei fatti.
Stando a ciò che trapela dagli inquirenti, infatti, quanto accaduto nella notte di ieri in via Roma non può essere ricondotto ad una bravata. Ma è un atto criminale. Resta solo da capire le ragioni che lo hanno indotto.
La Polizia sta indagando su tutti i fronti, senza tralasciare nessuna pista. Partendo da un lumino e un proiettile che la titolare del negozio avrebbe rinvenuto in due circostanze diverse nei pressi dell’ingresso della sua attività. Due episodi che non avevano generato particolare preoccupazione.
D’altronde a Campobasso non c’è da temere per un lumino. E nemmeno per un proiettile, a meno che il ritrovamento non sia successivo ad una richiesta di denaro o ad altro che possa ragionevolmente indurre preoccupazione. Come ad esempio accade in luoghi dove è notoriamente diffusa la pratica del pizzo: il negoziante paga in cambio di protezione.
Sul caso indaga la Squadra mobile. Gli agenti stanno acquisendo le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona. I pochi sistemi in funzione sono di altre attività commerciali. Infatti, nonostante i grandi proclami con cui la Regione qualche anno fa ha promosso il Patto per la sicurezza, costato ai molisani due milioni e mezzo di euro, dove è deflagrata la bomba carta non ci sono telecamere. Ma non è tutto. Perché, almeno a Campobasso, il sistema di videosorveglianza finanziato con il “Patto” fa acqua da tutte le parti.
Intanto Polizia, Carabinieri e Finanza non hanno accesso diretto alle immagini. Quindi, ogni qual volta necessario, devono ‘chiedere’ alla Municipale, che com’è noto non ha una centrale operativa in funzione h24. Quindi, ipotizzando un qualsiasi reato commesso a mezzanotte, prima della mattina seguente non è possibile visionare i filmati eventualmente prodotti dal sistema. Eventualmente perché a quanto pare le telecamere trasferiscono i fotogrammi al pc che li immagazzina mediante un segnale (probabilmente wi-fi) non troppo affidabile. Accade dunque che le sequenze non sono sempre nitide oppure succede che una zona della città (molte a quanto pare) resti scoperta per periodi indefiniti e indefinibili.
Dunque, non solo – per tutta una serie di lungaggini, tra cui un ricorso al Tar – i molisani hanno dovuto attendere anni dall’annuncio del finanziamento (febbraio 2015 alla presenza dell’allora viceministro dell’Interno Filippo Bubbico) all’entrata in funzione del sistema (a Campobasso è stato inaugurato l’8 aprile 2019). A quanto pare i risultati non sono quelli sperati, con buona pace delle forze dell’ordine che invece contavano molto sulla videosorveglianza.
Alla consapevolezza che la criminalità organizzata bussa alle porte della regione con sempre maggiore insistenza, il Molise risponde con l’ennesimo sperpero di denaro pubblico.
«Il Molise riparte – diceva l’allora presidente del Consiglio regionale Vincenzo Cotugno a gennaio 2016 – anche in materia di sicurezza. Sin dal nostro insediamento, quasi tre anni fa, ho sostenuto insieme al collega Di Pietro (Cristiano, ndr) la realizzazione di questo importante progetto al fine di coadiuvare l’azione preventiva e anche repressiva delle forze dell’ordine a maggior tutela dei nostri concittadini. Ogni giorno leggiamo sui giornali di furti, rapine, scippi: anche in Molise assistiamo orami quotidianamente ad un incremento di quella odiosa microcriminalità che offende e danneggia la gente comune, come gli anziani. La realizzazione di un sistema di videosorveglianza diffuso
consentirà maggiore sicurezza e tranquillità per la nostra gente».
«Questo nuovo sistema di sicurezza – aggiungeva Cristiano Di Pietro – avrà un ruolo di notevole importanza, sia per la prevenzione dei reati (criminali e ambientali) sia per un maggiore senso di sicurezza da parte dei cittadini. Inoltre garantirà un notevole supporto alle forze dell’ordine ai fini dell’individuazione di chi commette reati. Per questi motivi abbiamo sostenuto l’intero progetto che mira a dare risposte immediate. Questo governo regionale lavora quotidianamente per la risoluzione ai problemi reali delle persone e sono certo che il Patto della sicurezza aiuterà a recuperare un clima di maggiore fiducia».
Amen!
Luca Colella

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