La città si tinge di rosso nel segno della solidarietà e del rispetto per la vita. Si è svolto ieri mattina in piazza Prefettura il flash mob “una maglietta rossa per fermare l’emorragia di umanità”, evento organizzato dall’associazione Padre Giuseppe Tedeschi a seguito dell’appello di don Luigi Ciotti, presidente di Libera contro le Mafie. Presenti all’incontro con i cittadini, associazioni e organizzazioni sindacali per discutere e approfondire insieme il tema delle morti in mare e contrastare, simbolicamente, un fenomeno che, negli anni, ha assunto sempre più i contorni di una strage. Rossa era la maglietta che indossava nel 2015 il piccolo Aylan, il bimbo che perse la vita dopo che il suo gommone affondò in mare e rosso è il colore per fermare la morte che vede ogni anno centinaia di persone innocenti sparire nelle acque del Mediterraneo.
«Il senso di questa manifestazione ha spiegato il presidente onorario dell’associazione Tedeschi, Michele Petraroia – è quello di tornare a guardare ai diritti umani. Si tratta di bambini che rischiano di pagare un prezzo altissimo e che sono vittime innocenti di questo sistema. Bisogna rompere questo schema che si basa sull’intolleranza, sull’indifferenza e sull’insensibilità collettiva e recuperare quella cultura millenaria che è sempre appartenuta all’Italia.
Quando c’è una persona in difficoltà bisogna aiutarla e poi vedere cosa si può fare per tentare di gestire quest’esodo biblico».
Presenti all’evento anche il sindaco Antonio Battista che ha commentato così il senso della manifestazione: «Con questo flash mob tentiamo di riportare l’attenzione sui sentimenti che gli italiani hanno smarrito dopo il voto di marzo. È come se si fosse scoperchiato un baratro utilizzando, strumentalmente, l’accoglienza dei profughi e di quanti arrivano nei nostri porti per spostare così l’attenzione dei cittadini. C’è una rete internazionale, europea, che ha smarrito il senso di umanità. Ciò che vogliamo riportare all’attenzione dunque è proprio la sensibilità sul nostro modo di essere accoglienti senza mai smarrire quel senso di umanità che deve sempre essere presente nei nostri cuori».
E sull’accoglienza in città aggiunge: «Siamo nei limiti della norma e l’abbiamo esercitata in linea con le richieste della Prefettura e dei governi nazionali. Certo le difficoltà esistono ma non si sono verificate delle situazioni drammatiche. In tal senso siamo stati bravi – e lo è stata ancor di più la Prefettura – a gestire la questione creando progetti e verificando la situazione nei Cas e nei centri Sprar.
Ma non è quello che ha dato il via libera all’ondata di insofferenza. Sono stati piuttosto gli atteggiamenti delle forze politiche che hanno preso il sopravvento in Italia con la propria idea e la propria visione di società che vede “tutti contro tutti”». Un atteggiamento dunque che si è propagato in breve tempo come un’epidemia e che vede ogni giorno persone innocenti morire nel tentativo di crearsi un futuro migliore.
«Si tratta prima di tutto di essere umani – le parole di Alessandra Salvatore – Il fenomeno non va gestito facendo morire persone innocenti in mare e sicuramente non si risolve facendo politica sulla pelle di esseri umani che, per scappare da cose evidentemente gravi nel loro Paese, rischiano di perdere la vita».
Al flash mob anche Lidia De Benedittis, neo assessore alla Cultura di Palazzo San Giorgio: «È una giornata importantissima anche se si tratta di una manifestazione solo simbolica. Il rosso non è tanto legato ad una questione di appartenenza ma è un messaggio di umanità e solidarietà, che va oltre ogni aspetto politico. Si tratta di essere solidali con chi ha dei problemi gravissimi, persone che non possiamo lasciare abbandonate a se stesse. Il rosso – aggiunge – nell’accezione comune è un colore che simboleggia l’arresto, lo “stop”. Ed è proprio quello che intendiamo fare oggi: fermarci a pensare a ciò che abbiamo fatto e soprattutto a quello che faremo per cambiare questa situazione».

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