«Onorevole, ma allora, davvero si candida come sindaco di Castelguidone?». Dall’altro capo del telefono, presumibilmente da Roma, dai palazzi del parlamento: «Non è questa la notizia». «E qual è? Ci spieghi». «Ogni parlamentare, ma anche ogni consigliere regionale, adotti un piccolo Comune, per sopperire con le idee e con la politica del fare alla carenza di persone». È iniziata così la telefonata della nostra redazione di politica con l’onorevole Luciano D’Alfonso, esponente di spicco del Pd, già senatore, attualmente deputato e precedentemente presidente della Regione Abruzzo. La telefonata è stata d’obbligo, da parte della redazione, per verificare, eh sì, alcuni giornalisti lo fanno ancora, la voce insistente che circola nell’alto Vastese e cioè, appunto, che il parlamentare in questione sarà il prossimo candidato sindaco a Castelguidone, piccolo Comune del Chietino attualmente commissariato dalla Prefettura perché nel corso delle ultime elezioni amministrative si presentò una sola lista, tra l’altro di estranei sconosciuti in paese, e andò a votare un solo elettore.
Un caso limite che ben rappresenta e simboleggia la difficoltà nei piccoli centri montani di reperire “materiale” umano sia per comporre liste in fase elettorale, sia per trovare potenziali amministratori.
Perché mentre fino a qualche decennio fa fare il sindaco era considerato un onore, un servizio per la comunità che comunque dava lustro e prestigio sociale al portatore di fascia tricolore, con il progressivo spopolamento dell’entroterra è più facile azzeccare un terno al lotto che trovare un candidato alla carica di primo cittadino. Anche perché i trasferimenti sono sempre più limitati e il bilancio comunale lascia ben poco spazio all’inventiva. Così capita che nei piccoli paesi, come a Castelguidone, ma in precedenza a Chiauci, tanto per fare degli esempi, nessuno del posto presenti una lista per amministrare il Comune. E qui scende in campo l’ex governatore e attuale deputato Luciano D’Alfonso. La sua idea, a prescindere che si traduca o meno in realtà, è semplicemente geniale, da par suo d’altra parte: «Ogni parlamentare adotti un piccolo Comune». Sembra uno slogan, ma è un progetto politico ben più lungimirante. Il parlamentare, infatti, ma anche il consigliere regionale, gode di una lauta indennità di carica, dunque potrebbe rinunciare tranquillamente all’appannaggio previsto per il sindaco di un piccolissimo Comune, facendo fare economia all’ente locale sempre in rosso. Inoltre, almeno teoricamente, il politico in questione ha tutta l’esperienza, le conoscenze, ma anche l’apparato tecnico e legislativo del suo staff, per poter amministrare un centro montano di poche centinaia di anime residenti. Senza contare la miriade di “contatti” nei Ministeri o in enti sovracomunali. E fin qui tutto bene, ma cosa c’entra questa “notizia”, la candidatura di un parlamentare a sindaco di un piccolo Comune dell’alto Vastese, con la cronaca politica e amministrativa dell’alto Molise? A spiegarlo è lo stesso D’Alfonso: «Ogni parlamentare adotta un piccolo Comune candidandosi e portando il proprio consiglio e la propria capacità di rappresentanza politica. Lo dovrebbero fare anche i consiglieri regionali. Io personalmente sono pronto a far parte della lista del Comune che più ha difficoltà, stabilendo da subito che l’interesse è di riattivare il circuito democratico ed elettorale. Mi piacerebbe aiutare la zona di confine “terre alte degli Abruzzi”, con al centro Agnone per fare una operazione di cooperazione progettuale rafforzata. Sarebbe bellissimo se entro il 2030 potesse nascere una nuova città collocata in alto, assumendo tutta la forza dell’area di confine che ha come spina dorsale la viabilità dell’Istonia estrema. Mille e cinquecento giorni di prossimità collaborativa e generosissima. In passato gli eletti dal basso si facevano infrastrutture del territorio». Chiarissimo. I vari parlamentari, dopo aver adottato un piccolo Comune, abruzzese o molisano che sia, da dentro o anche dall’esterno del Consiglio comunale, potrebbero fare squadra, per realizzare una sorta di comprensorio nella “terra di mezzo” tra l’alto Molise e l’alto Vastese, con capoluogo ovviamente Agnone. Un’idea, quella di fare squadra e rete a prescindere dai confini amministrativi, di cui si è spesso parlato nel dibattito politico di zona e inter regionale, ma che avrebbe intuibilmente tutta un’altra valenza se a “capo” dei piccoli centri montani al di qua e al di là del Sente ci fossero non solo dei sindaci, ma dei sindaci che siedono anche in Parlamento. Straordinarie opportunità e visioni si aprirebbero in quelle sedi romane che invece oggi sembrano lontanissime da Castelguidone o anche da Belmonte del Sannio o Castelverrino o, per dire, da Roccasicura. Pensiamo, solo per fare un’ipotesi di scuola, alla “vertenza” del ponte Sente, se vi lavorassero all’unisono dozzine di sindaci che però hanno anche potere di voto nelle due Camere del Parlamento e quindi sulla tenuta stessa del Governo in carica. Fantapolitica? Tutt’altro. Pare invece un’idea semplicemente geniale, quella dell’onorevole Luciano D’Alfonso, che in veste di governatore dell’Abruzzo girò, come un frate francescano, tutti i Comuni periferici e montani, per tastarne direttamente sul campo le necessità e le criticità. Un’idea, dunque, che è basata su una conoscenza diretta e approfondita delle aree interne e che prenderà concretezza proprio dal suo esempio: sarà candidato sindaco a Castelguidone, microscopico Comune dell’alto Vastese, ma della diocesi di Trivento, che un sindaco non ce l’ha più perché non si sono trovati candidati locali. Anche se, tornando alla verifica della notizia di cui dicevamo nell’attacco del pezzo, l’onorevole D’Alfonso non lo ha ammesso a chiare lettere. Tutto il suo discorso successivo, tuttavia, fa pensare che sarà esattamente così. E sarà solo l’inizio.

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