Minaccia aggravata, detenzione abusiva di armi e mancata custodia delle stesse. Di queste ipotesi di reato dovrà rispondere un ultranovantenne di Agnone protagonista, giorni fa, di un episodio di cronaca che solo grazie alla prontezza di intervento dei Carabinieri non ha avuto probabilmente esiti più gravi. Nella serata di mercoledì una giovane donna del posto ha composto il numero d’emergenza 112 per segnalare all’operatore della centrale operativa dei Carabinieri che l’anziano padre stava minacciando con una pistola vera, un’arma da fuoco, la propria consorte. Fulmineo l’intervento dei Carabinieri della compagnia di Agnone che, giunti sul posto ed entrati all’interno dell’abitazione, hanno trovato l’anziano, un ultranovantenne, in evidente stato confusionale, ma calmo e adagiato sul proprio letto. Alla vista dei militari il pensionato, ripresosi parzialmente dallo stato di ottundimento, si è alzato e ha mostrato agli stessi operatori alcune armi da fuoco nascoste addirittura sotto il proprio letto. A quel punto, dopo aver messo l’anziano in condizioni di non nuocere a se stesso o agli altri, è scattata un’approfondita perquisizione all’esito della quale, spiegano dal comando provinciale dei Carabinieri di Isernia, «è venuto alla luce un vero e proprio arsenale custodito in ogni angolo della casa». Quello che i Carabinieri hanno definito «una Santa Barbara a tutti gli effetti» comprendeva infatti numerosi fucili da caccia, a decine, alcuni anche di pregio e particolarmente costosi di marca estera ed italiana, fucili a pompa, carabine di calibri diversi, pistole revolver e semiautomatiche di varie marche, pugnali di varie dimensioni, «di cui uno con l’incisione sulla lama “Rambo 2”» come se questo fosse rilevante, un machete, un’accetta, una freccia di tipo tribale in metallo, oltre che un numero imprecisato di munizioni, il tutto in ottimo stato di conservazione e regolarmente denunciato alle autorità. L’anziano, infatti, da tempo collezionava armi lunghe e corte, evidentemente con regolare titolo autorizzativo, dandone man mano notizia alle autorità di pubblica sicurezza, che dunque erano già a conoscenza dell’esistenza del cosiddetto arsenale. Con un porto d’armi, ad esempio, è possibile detenere fino ad un massimo di tre armi comuni da sparo, dodici armi sportive e un numero illimitato di fucili da caccia. Le armi possedute in collezione non possono essere portate fuori dal luogo di detenzione, a meno che non si sia richiesta ed ottenuta l’autorizzazione. Per avere la possibilità di detenere un numero maggiore di armi occorre la licenza di collezione, che viene rilasciata dal Questore. Tale abilitazione permette di detenere un numero illimitato di armi di cui, però, non sarà possibile detenere contestualmente il munizionamento né più di un esemplare per ogni modello di arma. Probabilmente l’uomo di Agnone non ha più rinnovato il suo titolo o forse non ha prodotto il previsto certificato medico che autorizza alla mera detenzione. Le armi, del valore stimato di svariate decine di migliaia di euro, sono state poste sotto sequestro in ragione del fatto che l’anziano le avrebbe potute utilizzate per minacciare la propria consorte. Si configura infatti, per il solo fatto di avere la pronta disponibilità di armi da fuoco, l’ipotesi di reato di minaccia aggravata. Alcune armi, dunque, sono state sequestrate penalmente perché utilizzate per porre in essere la concreta minaccia aggravata, il resto delle stesse invece è stato sequestrato in via cautelativa e preventiva, per sottrarle alla disponibilità dell’uomo, in attesa delle decisioni dell’autorità giudiziaria. All’ultranovantenne è stata contestata anche la mancata e opportuna custodia delle stesse armi da fuoco.

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