Un incontro vero, schietto, sincero quello che Guido Bertolaso, ex capo della Protezione civile nazionale, ha avuto ieri con gli studenti di Agnone che hanno gremito il teatro Italo Argentino in occasione del ventennale del locale gruppo capitanato da Mario Petrecca.
Si è trattato di un convegno che ha messo in risalto l’opera dei volontari nelle emergenze del Paese.
Ad abbracciare il medico di origini romane, molto legato al Molise, oltre gli studenti, tra gli altri il presidente della giunta regionale, Donato Toma, il sindaco di Agnone, Lorenzo Marcovecchio, l’amico di vecchia data quale il manager e presidente di “Sport e Salute” Rocco Sabelli, che hanno inteso ringraziare Bertolaso per il lavoro svolto nell’immane tragedia di San Giuliano di Puglia, una ferita ancora sanguinante a distanza di anni.
«Momenti terribili che mi accompagneranno fino la fine dei miei giorni – ha esordito nell’intervista rilasciata a Primopiano Molise – ma non solo, perché nel mio cuore porterò sempre l’affetto, la solidarietà di amicizie vere, genuine di tutta la comunità molisana. Un legame fortissimo come forte è il carattere dei molisani, un aspetto che apprezzo in maniera particolare».
Un ritorno quello di Bertolaso ad Agnone dove nel 2003 ricevette il prestigioso riconoscimento de “Il Mantello” ideato dalla Pro loco e donato a personaggi illustri che hanno operato per il bene della XX regione italiana.
Dieci anni di Protezione civile, Bertolaso cosa le manca di quella stagione?
«Mi manca il rapporto con il mondo del volontariato inteso come patrimonio inestimabile del nostro Paese. Gente sincera, spontanea che dedica il suo tempo libero sottraendolo ai propri affetti e al proprio lavoro e si sacrifica a favore degli altri per rendersi utile affinché da risolvere problematiche semplici e complicate. Ecco, mi manca tutto questo».
Italiani popolo di volontari, ma perché il concetto non viene tradotto anche per ciò che riguarda la classe politica?
«Perché chi si butta in politica spesso lo fa per interessi personali che non collimano con le esigenze dei propri concittadini. Il volontario è l’esatto contrario di chi intraprende la via della politica».
Quanti rimpianti per non aver fatto il sindaco di una città come Roma.
«Più che il mio rimpianto penso sia quello dei romani che vista l’attuale gestione della città, diventata una delle più problematiche del mondo, credo, scusate l’arroganza, abbiano perso una grande occasione. Il sottoscritto non avrebbe fatto il sindaco politico, bensì il sindaco spazzino, vigile urbano, muratore. Avrebbe lavorato insieme a tutta la comunità per cercare di migliorare una situazione già a suo tempo tragica e oggi ancor peggiore».
Come vede l’Italia sotto l’aspetto politico?
«Purtroppo non vedo nulla di nuovo se non un Paese in perenne sciame sismico. Salvo qualche rara eccezione dalla durata più o meno breve, da questo punto di vista gli italiani si sono abituati a questi governi che passano, promettono e poi dopo scompaiono. Come sempre accaduto nella storia gli italiani vanno avanti indipendentemente dalla politica, per fortuna».
Un lungo calvario giudiziario conclusosi per dire: Bertolaso era innocente. Non pensa che questa giustizia vada riformata?
«Esatto, tuttavia leggo che vogliono riformarla in peggio adottando provvedimenti i quali non farebbero altro che favorire il prolungarsi di certe vicende giudiziarie anziché trovare il sistema per abbreviarle e arrivare subito alla verità dei fatti. Oggi la giustizia è fatta da chi pensa di averla sempre esercitata o magari favorita, senza averla mai subita. È come il rapporto tra medico e paziente, fino a quando il medico non si ammala non potrà mai rendersi conto della sofferenza del paziente. Così vale per il magistrato o gestore della giustizia che fino a quando non si ritrova dall’altra parte del tavolo come imputato, non saprà mai cosa significhi essere incolpato sapendo di essere completamente innocente».
Che peso ha la parola amicizia per Bertolaso?
«È una parola fondamentale che rappresenta un legame importante, il contratto di lealtà e di trasparenza con le persone con le quali decidi di essere amico».
Sente ancora il cavalier Silvio Berlusconi?
«Con meno frequenza di come sento il cavalier Mario Petrecca».
ppm

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