Parole tante, promesse troppe, fatti zero. La realtà dell’ospedale di Agnone è ormai sotto gli occhi di tutti con la giunta comunale e quella regionale capaci di vanificare gli sforzi messi in campo dalle precedenti amministrazioni che erano riuscite nell’intento di far riconoscere il ‘Caracciolo’ struttura di area particolarmente disagiata. Daniele Saia, consigliere comunale e provinciale di centrosinistra, punta il dito verso il sindaco Marcovecchio e il governatore Toma, stesso colore politico di centrodestra e a suo avviso corresponsabili dello sfascio della sanità pubblica in alto Molise. Domenica scorsa mi sono recato personalmente in ospedale e con grande stupore ho verificato che vi era stato il blocco dei ricoveri per carenza di medici – denuncia l’esponente di minoranza – un fatto gravissimo poi fortunatamente sbloccato, ma la situazione resta gravissima e di enorme precarietà.
Eppure l’assessore Edmondo Amicarelli aveva assicurato che l’ospedale di Agnone era stato inserito nel nuovo Pos come presidio di area disagiata, gli chiediamo. «Avrà scambiato l’ok per ko».
Ma come si può?
«Non mi stupisco più di tanto visto che questa è la risultante di una mancata programmazione di chi amministra la cosa pubblica in maniera superficiale senza accertarsi di quanto realmente accadeva».
Dunque ‘Caracciolo’ condannato alla trasformazione in ospedale di comunità come tra l’altro annunciato in tempi non sospetti da Toma?
«Penso che ancora non sia detta l’ultima parola a patto di agire vigorosamente in tutte le sedi opportune facendo emergere le esigenze sanitarie di un’area come quella dell’alto Molise. Non pretendiamo ci regalino niente ma devono darci quello che ci spetta visto che i miei concittadini pagano le stesse tasse dei residenti di Campobasso, Termoli e Isernia. In una ripartizione del Bilancio regionale della sanità fatta in base agli abitanti, all’ospedale di Agnone spetterebbero circa 20 milioni di euro, oggi non né arrivano neppure 4. Alla fine paghiamo per sprechi e prebende regalate in altri posti. Credere sia giusto?»
Battaglia che voi del centrosinistra avete provato a fare in un recente passato.
«Innegabile il nostro impegno che, grazie a contatti continui con il governo centrale e amministratori regionali sia abruzzesi che molisani, ha partorito lo status di area particolarmente disagiata nel Pos 2015-2018 di fatto mai attuato, ma non per colpa nostra».
E di chi?
«Dell’attuale classe politica che continua a prendere in giro un intero territorio. Personaggi di basso rango che spuntano come funghi alla vigilia di ogni campagna elettorale salvo poi dimenticarsi dei problemi delle aree interne all’indomani delle votazioni».
Un film già visto e rivisto, insomma.
«Purtroppo sì. Ricordo ancora come sotto la nostra spinta i due consigli regionali di Molise e Abruzzo approvarono all’unanimità la possibilità di attuare gli accordi di confine successivamente spariti dall’agenda politica complice la sconfitta riportata alle comunali e regionali».
Se le facessimo il nome del governatore abruzzese Marco Marsilio, la prima cosa a cui penserebbe qual è?
«Al nostro sindaco Lorenzo Marcovecchio il quale si vantava che con lui i problemi del ‘Caracciolo’ sarebbero stati risolti almeno per gli accordi di confine sui quali ci siamo battuti. Ebbene è bastata la nomina dell’assessore Nicoletta Verì per far crollare il castello di sabbia».
Cosa si aspetta dall’incontro di stasera promosso dal comitato civico ‘Il Cittadino c’è’?
«Una grande partecipazione di massa nonché la ferrea volontà di continuare a combattere per un diritto sacrosanto, quello alla salute, sancito dalla Costituzione».
È d’accordo con quanti iniziano a pensare ad un passaggio con l’Abruzzo tramite referendum?
«La volontà di staccarsi dal Molise è un fatto che deve partire dal basso, ma non escluderei l’ipotesi».
D’altronde, anche per un buon incassatore, continuare a prendere cazzotti in faccia diventa pratica assai dolorosa a patto di non reagire con la stessa aggressività.

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