«Agnone è un simbolo. L’ospedale di Agnone è il simbolo a livello nazionale della lotta per la difesa delle aree interne. È il simbolo della resistenza in e di un territorio. È questa la nostra lotta prioritaria che porteremo nelle sedi opportune dei ministeri a Roma, forti anche della posizione assunta oggi dal Consiglio regionale del Molise». Così la consigliere regionale del Pd Micaela Fanelli a margine dei lavori del consiglio regionale che hanno portato all’approvazione trasversale delle mozioni presentate inizialmente da Pd e 5stelle e successivamente fatta propria anche dalla maggioranza a tutela del nosocomio agnonese e più in generale della sanità pubblica. E se il “Caracciolo” è un simbolo, come dice Fanelli, in difesa di quel simbolo, quasi un vessillo, gli agnonesi sono scesi in piazza, ieri mattina, per fare pressing anche mediatico sul Consiglio regionale. Tra i tanti agnonesi andati a Campobasso a protestare anche, ovviamente, Enrica Sciullo, combattiva portavoce del comitato “Il Cittadino c’è”, paladina dei piccoli ospedali grazie anche alla sua competenza sul campo, in quanto infermiera.
«Si riempiono la bocca con la parola ospedale di area disagiata, ma se non ci sono servizi dentro, in grado di offrire prestazioni agli utenti, quella bella definizione non serve proprio a niente». Ha esordito tra gli applausi l’infermiera in trincea, argomentando poi così il suo pensiero: «L’ospedale di Agnone deve essere funzionale e integrato nella rete ospedaliera molisana, in modo da essere strategicamente utile. Questo bisogna far capire alla politica, ma anche ai cittadini. E noi siamo qui proprio per fare questo, per pressare affinché il nostro ospedale di montagna venga riconosciuto nei fatti, non solo sulla carta, come presidio di area disagiata. L’altro obiettivo è quello di ottenere, finalmente, gli ormai famosi accordi di confine con il vicino Abruzzo, in modo tale che l’ospedale di Agnone, al confine tra due regioni e quattro province, possa recuperare e continuare ad avere il ruolo che ha che avuto in passato, cioè di struttura in grado di garantire il diritto alla salute in una zona disagiata e depressa come l’Alto Molise e l’Alto Vastese, ma anche per il versante del Sangro».
Queste, dunque, le richiesta della Sciullo, portavoce dell’intera comunità agnonese. Perché nonostante le dichiarazioni e le montagne di documenti prodotti, ad oggi l’ospedale, sia pure riconosciuto come di area disagiata, di fatto è stato smantellato pesantemente: «Diciamolo chiaramente, ci hanno lasciato con gli ambulatori, – ha aggiunto Sciullo – senza reparti veri e propri e in caso di necessità, noi cittadini, dobbiamo mettere mano al portafogli per vedere garantito il diritto alla salute che pure la Costituzione ci assicura. È il momento di dire basta. Non siamo più disposti a subire questo stato di cose». A darle man forte il sindacalista agnonese Andrea Di Paolo: «La piazza, la base, sta rispondendo chiaramente in questa battaglia per la salvaguardia della sanità pubblica. Non è questa una giornata di passerella politica, infatti ci sono pochissimi politici. In piazza oggi è scesa la gente comune, lavoratori che magari hanno dovuto prendere un giorno al lavoro per essere presenti qui. È un buon segnale, sta crescendo una coscienza civica diversa, più esigente. Lo ripeto, la piazza chiede una cosa molto chiara: il diritto alla salute e a una salute pubblica. Ne prenda atto la classe politica. Da Agnone a Termoli, passando per Larino e Venafro, tutti gli ospedali sono stati falcidiati dai tagli. E intanto il buco aumenta. Ma allora, questi tagli a cosa servono realmente? Se non fanno neanche risparmiare denaro pubblico? Quello che chiediamo e che proporremo anche nelle sedi romane è l’azzeramento del debito sanitario per il Molise, dal quale poter ripartire, e successivamente un serrato controllo ministeriale della Regione Molise in materia sanitaria. Tagliano ovunque, ma non risparmiano affatto, i conti non tornano. Non mi stupirei se a breve decidessero di tagliare anche i medici di base. Ecco, allora il Governo centrale prenda la sua posizione netta e precisa anche contro la classe politica molisana, che intanto fa il gioco delle tre carte. Pensano alle poltrone invece che pensare ai problemi e ai diritti dei cittadini. Il diritto alla salute deve essere garantito anche ai residenti nell’Alto Molise. E allora da Roma bisogna invertire la tendenza e prevedere investimenti sugli ospedali pubblici». E la base, i semplici cittadini, ha rincarato addirittura la dose: «Lo smantellamento dell’ospedale sta acuendo il fenomeno dello spopolamento – spiega un residente di Poggio Sannita -. Nei nostri centri montani non solo non vengono i turisti, ma non tornano neanche più le famiglie emigrate ad esempio a Roma, perché in caso di necessità sanitarie, parliamo di anziani, non saprebbero cosa fare né dove farsi curare qui in Alto Molise. Credo ci sia un disegno, studiato a tavolino, perché se tutto va a rotoli negli ospedali pubblici, i politici avranno l’alibi per dare una mano, anche più di una, alla sanità privata».E mentre fuori monta la protesta all’interno del Consiglio regionale le mozioni sono state approvate in maniera condivisa e trasversale, all’unanimità. Lo stesso presidente Toma ha infatti usato parole di sostegno e supporto alle legittime richieste degli agnonesi: «L’ospedale di Agnone è stato inserito in una bozza di piano operativo straordinario e inviato dai Commissari a Roma preso il Ministero e il tavolo tecnico. In questo piano operativo, di competenza commissariale, il “Caracciolo” di Agnone viene indicato come ospedale di area disagiata, con pronto soccorso e reparti e laboratori connessi alla sua funzionalità. Tuttavia quella bozza non è ancora stata approvata dal Ministero, né dal tavolo tecnico. Aggiungo che non abbiamo mai avuto dubbi sul fatto che Agnone dovesse e debba essere riconosciuto come ospedale di area disagiata. Nel patto della salute, inoltre, trova spazio non solo Agnone, ma anche gli accordi di confine da concordare con il vicino Abruzzo per aumentare la platea di utenti e mantenere aperti i reparti che altrimenti non avrebbero i numeri per andare avanti. Ho letto l’accordo di confine, – ha aggiunto Donato Toma – ma non l’ho potuto firmare, né emendare perché non era nelle competenze del presidente della Regione. Sono d’accordo che Agnone debba essere ospedale di area disagiata nella sostanza e non solo nella forma, non solo sulle carte, ma anche in questo caso la competenza non è mia, dunque devo chiedere al commissario. Il consiglio regionale può assumere la posizione di difesa del “Caracciolo”, ed è quello che abbiamo fatto approvando le mozioni, ma a livello operativo è il commissario che decide». Insomma, il solito scaricabarile che gli agnonesi ben conoscono. Il documento appena approvato dal Consiglio regionale verrà sottoposto con somma urgenza all’attenzione del Governo centrale e del sottosegretario alla Sanità, Pierpaolo Sileri, che all’inizio della sua carriera da medico ha lavorato presso il “Caracciolo” di Agnone.

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