Con la visita a Termoli per il raddoppio della tratta ferroviaria Termoli-Lesina lungo l’Adriatica, il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini ha parlato anche di un’altra importante opera dell’entroterra: il viadotto Sente-Longo, anello di congiunzione tra alto Molise e l’Abruzzo. Di fatto Salvini ha annunciato il suo ritorno in Molise entro l’estate, con l’impegno di fornire tempistiche definitive per l’arteria a cavallo tra Belmonte del Sannio e Castiglione Messer Marino.
«Sto esercitando pressioni e voglio darvi tempi certi il prima possibile», ha detto il numero uno del dicastero alle Infrastrutture riferendosi in particolare al viadotto tra più alti d’Europa, inagibile dal 2018 dopo la chiusura ordinata dalla Provincia di Isernia. «Voglio che le scadenze siano assolutamente mantenute», ha rimarcato dalla costa il ministro.
«Arrivo da una due giorni fra Calabria, Puglia, Molise e Abruzzo dove stiamo avviando opere pubbliche, strade e ferrovie che i sindaci aspettavano da trent’anni. Da uomo di governo e da segretario della Lega, è un risultato importante, o come direbbero i giovani, è tanta roba».
Nel frattempo proseguono i lavori alla base della pila roteata, danneggiata in seguito a uno smottamento che ha determinato l’interdizione al traffico dei veicoli sull’impalcato. Tuttavia, il vero dramma per le comunità locali non è solo tecnico, ma profondamente umano ed economico. Infatti la chiusura del viadotto Sente-Longo, ha letteralmente spezzato il legame fisico e funzionale tra due aree – l’alto Molise e l’Abruzzo interno – che da sempre si distinguono per una fitta rete di relazioni sociali, economiche, culturali e familiari. Il viadotto, infatti, non era solo un’infrastruttura viaria, ma rappresentava una dorsale vitale per il tessuto quotidiano della popolazione locale: pendolari, studenti, lavoratori, piccoli imprenditori, agricoltori e operatori turistici hanno visto aumentare tempi e costi di spostamento, con un impatto devastante sulla competitività e la coesione territoriale.
La sua chiusura ha acuito l’isolamento di territori già fragili, penalizzando servizi essenziali e scoraggiando nuovi investimenti. Le comunità colpite, profondamente legate tra loro da dinamiche di scambio e cooperazione, auspicano oggi una riapertura quanto più rapida possibile, anche attraverso soluzioni provvisorie – come l’introduzione di un senso unico alternato – che permettano almeno la circolazione di autovetture e mezzi di soccorso.
Ripristinare il collegamento non è solo una questione di mobilità, ma un atto dovuto per restituire dignità e futuro a territori dimenticati.