Era in procinto di sposarsi, con suo Sauro, ma la ferocia e la barbarie di tre rapinatori, l’hanno sottratta in modo violento e tragico all’affetto dei suoi cari. Il Molise, nella Pasqua di 3 anni, fu sconvolto da un assassinio assurdo, quello della 46enne petacciatese Sonia Di Pinto. Dopo tre lunghi anni di silenzio, dolore e attesa, la famiglia di Sonia Di Pinto è pronta a sedersi in aula. Dal 13 al 15 maggio 2025, si terrà in Lussemburgo il processo a carico dei tre uomini accusati dell’omicidio Di Sonia, avvenuto il 20 aprile 2022, proprio nella notte di Pasqua del 2022. A confermarlo è la Procura del Granducato, che ha ufficializzato la chiusura delle indagini e la fissazione dell’udienza. Sonia Di Pinto aveva 46 anni ed era originaria di Petacciato. Si era trasferita in Lussemburgo per lavoro, dove ricopriva il ruolo di responsabile in un ristorante-pizzeria del quartiere Kirchberg, una delle zone più dinamiche della capitale. La notte del 17 aprile 2022, al termine del suo turno, Sonia si era fermata nel seminterrato del locale per chiudere i conti, come faceva abitualmente. Fu lì che venne aggredita e uccisa. Il suo corpo senza vita fu scoperto soltanto otto ore dopo da una collega, insospettita dalla sua prolungata assenza. A dare per primo l’allarme fu Sauro Diogenici, il compagno di Sonia, preoccupato per il mancato rientro a casa. Da quel momento partirono le indagini della polizia giudiziaria lussemburghese, che in pochi giorni portarono a una svolta. Il 28 aprile 2022 furono arrestati tre giovani, tutti tra i 20 e i 30 anni. Secondo l’accusa, si sarebbero introdotti nel locale con l’intento di rapinare l’incasso, approfittando del fatto che Sonia si trovava da sola. Due di loro, incappucciati, furono ripresi dalle telecamere di videosorveglianza mentre entravano nel ristorante. Il terzo sarebbe stato un collega della vittima, sospettato di aver fatto da basista, facilitando l’ingresso dei complici. La ricostruzione degli inquirenti parla di una violenta aggressione. Sonia sarebbe stata colpita ripetutamente alla testa con un oggetto appuntito, trascinata e infine strangolata. I tre tentarono di nascondere le tracce del delitto, ma lasciarono dietro di sé diversi elementi che permisero agli investigatori di incastrarli: impronte, residui biologici, immagini e messaggi compromettenti. In questi tre anni, la comunità molisana non ha mai dimenticato Sonia. A Petacciato, la sua figura è rimasta viva nel cuore di tutti, simbolo di coraggio e dedizione. La famiglia Di Pinto – la madre Antonietta Aniello, il padre Nicola (venuto a mancare recentemente) – non ha mai smesso di lottare per la verità, sostenuta dall’avvocata Maria Teresa Caracciolo. Ogni appello, ogni intervista, ogni presidio è stato un grido silenzioso per chiedere giustizia. «Abbiamo aspettato troppo, abbiamo sofferto ogni giorno. Ora vogliamo solo che venga fatta chiarezza e che Sonia possa riposare in pace», ha dichiarato la madre. Il processo, che si svolgerà in tre udienze presso il tribunale del Lussemburgo, rappresenta non solo un momento di verità, ma anche un’occasione per restituire dignità alla memoria della vittima. La speranza della famiglia è che quella verità, cercata con tenacia e amore, venga finalmente pronunciata davanti alla legge. La metà di maggio sarà decisiva: sarà il tempo del giudizio, delle responsabilità, ma anche – forse – l’inizio di un lento cammino verso la pace per chi ha perso tutto in quella maledetta notte di Pasqua.