«Anche se ci hanno spezzato le ali, cammineremo sopra queste nuvole». Uno striscione emblematico, quello che gli amici, un numero davvero incredibile, hanno dedicato a Paolo Rotoletti, “U Sfuriat”, come lo chiamavano. Era una forza della natura, travolgente, pieno di entusiasmo. La sua morte, avvenuta venerdì sera dopo un incidente senza appello, dall’assurda dinamica, è stato un fulmine che ha incenerito il cuore di un paese intero. Uno dei ragazzi simbolo dell’adolescenza, della leva studentesca di Portocannone, un paese che sa davvero cosa significhi essere comunità e l’ha dimostrato ieri pomeriggio, radunandosi in piazza Skanderberg, abbracciando Paolo virtualmente per l’ultima volta, lanciando palloncini bianchi e azzurri, come il colore del carro dei Giovani, che era a lato dell’altare allestito all’esterno, per permettere a tutti di poter assistere a funerali che mai si avrebbe voluto organizzare. La popolarità di Paolo è stata direttamente proporzionale al dolore, allo sconforto, allo sgomento, per una tragedia sentita sulla pelle di tutti. Prima che iniziasse la funzione il sindaco Giuseppe Caporicci, sotto gli occhi dei Carabinieri della stazione di Campomarino, ha preso il microfono e chiesto alla gente che gremiva la piazza di rispettare quanto possibile le norme anti-Covid, messaggio ribadito poi anche sai sacerdoti. In 4 erano a concelebrare, don Renato Greco, don Stefano Chimisso, a cui è stata lasciata l’omelia, don Michele Di Legge e don Costantino Di Pietrantonio.
Il feretro è arrivato scortato dalla Polizia locale, poi adagiato su un tappeto di petali di fiori. Intorno la foto gigante di Paolo e tanti striscioni. Una funzione straziante e commovente, tutti coinvolti, i tanti ragazzi chiamati a testimoniarne le virtù, la zia, con un pianto dirotto che ha attraversato con un brivido collettivo la schiena di tutti.
Alla fine della cerimonia funebre, la canzone “A parte te” di Ermal Meta. Gli amici, i ragazzi, in rappresentanza di undici decadi, dal 1999 al 2009. In volo anche colombe, ritmate con applausi scroscianti, come nel lancio dei palloncini, fino al battimani finale, quando il feretro è rientrato nel carro funebre per dirigersi al cimitero. Paolo dal cielo avrà potuto comprendere quanto amore avesse seminato in quasi 16 anni.

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