Una linea di dialogo costante con il governo per fare del futuro Parco nazionale del Matese un’opportunità di sviluppo – non l’ennesimo vincolo – per chi abita e produce all’interno del perimetro previsto. È il messaggio che il presidente della Regione Molise, Francesco Roberti, ha portato al tavolo del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, dove ha incontrato il titolare del dicastero Gilberto Pichetto Fratin insieme con il consigliere regionale delegato all’Ambiente, Roberto Di Baggio, e con il senatore Claudio Lotito.
Al centro del colloquio – definito «costruttivo» dalle parti – c’è la bozza di perimetrazione che, così com’è, finirebbe per includere cave, aziende agricole, piccole industrie e attività turistiche che garantiscono oltre 400 posti di lavoro diretti e alimentano un indotto fondamentale per i comuni montani fra Bojano, Roccamandolfi, San Massimo e il versante campano.
«Abbiamo illustrato al ministro le criticità pratiche che i sindaci e gli operatori ci segnalano da mesi – spiega Roberti –. L’obiettivo è disegnare confini che tutelino davvero il patrimonio naturalistico senza soffocare l’economia locale».
Tra le istanze portate a Roma figurano: tutela dei siti produttivi esistenti (in particolare il comparto estrattivo e quello agro-alimentare) con norme di salvaguardia ad hoc; snellimento delle procedure per gli atti edilizi minori e per la manutenzione forestale, indispensabili ai residenti; coinvolgimento permanente dei Comuni nella futura governance del Parco, affinché le decisioni strategiche passino per un confronto pubblico e trasparente; piano di sviluppo turistico sostenibile che valorizzi i sentieri, gli sport outdoor e i borghi, ma che includa anche incentivi per chi investe in ricettività a basso impatto ambientale.
Secondo quanto riferito dalla delegazione molisana, il ministro Pichetto Fratin avrebbe «preso atto» delle osservazioni, impegnandosi a farle valutare dagli uffici tecnici prima del decreto definitivo. «Non stiamo dicendo no al Parco – precisa Di Baggio –, vogliamo un Parco costruito con il territorio, non sul territorio». Una nuova riunione tecnica è stata calendarizzata «nel giro di poche settimane» per mettere sul tavolo una versione rivista della mappa e del regolamento provvisorio.
Nel frattempo, tra i titolari delle attività che ricadono nell’area a cavallo fra Molise e Campania resta viva la preoccupazione: la paura è che restrizioni troppo rigide possano bloccare investimenti e compromettere l’occupazione in una zona già fragile sul piano demografico. D’altro canto, comitati civici e associazioni ambientaliste ricordano che la tutela del Matese – uno degli ecosistemi carsici più preziosi dell’Appennino – è una chance irripetibile di rilancio, purché la transizione sia accompagnata da risorse per la riconversione.
Sul dossier pende anche un delicato equilibrio politico: da un lato la necessità, ribadita dal Senato con l’ultima legge di bilancio, di rispettare i tempi per la nascita del Parco; dall’altro la pressione di amministratori locali e categorie produttive che chiedono certezze prima di salutare l’istituzione dell’ente.
«La sfida – conclude Roberti – è tenere insieme ambiente e lavoro. Abbiamo trovato nel ministro Pichetto Fratin un interlocutore attento: adesso servono fatti rapidi, perché il Matese non può aspettare all’infinito né rischiare di perdere posti di lavoro».
Il prossimo incontro chiarirà se il compromesso è davvero a portata di mano. Nel frattempo, l’attenzione di chi vive e lavora sotto le vette del Matese resta altissima: il Parco nazionale potrà essere un volano o un freno. Dipenderà da come si scrivono – e si applicano – le regole del gioco.

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