No intesa? No Parco. Rispolvera un vecchio tormentone di una nota pubblicità con George Clooney, il consigliere regionale Massimo Romano, annunciando l’intenzione di passare dalle parole ai fatti, per quanto riguarda la lunga diatriba inerente al Parco nazionale del Matese, istituito con legge dello Stato nell’ormai lontano 2017 e arrivato a un punto di svolta nei mesi scorsi con l’emanazione del decreto ministeriale che ha approvato formalmente la perimetrazione provvisoria e le clausole di salvaguardia dell’area protetta.
«Il 26 agosto ho presentato, in qualità di consigliere regionale, ricorso straordinario al Capo dello Stato per bloccare l’istituzione del Parco del Matese – annuncia ora Massimo Romano -. La legge infatti ha previsto che venisse “sentito” il Consiglio regionale già sul decreto ministeriale che fissa le misure di salvaguardia e acquisita “l’intesa” sul successivo Decreto del Presidente della Repubblica istitutivo, ma in Molise sono incredibilmente saltati entrambi i passaggi, esautorando l’Assemblea legislativa, oltre che i cittadini, rispetto ad una scelta che potrebbe portare in futuro a dei benefici (comunque tutti da dimostrare) ma che sin da ora, invece, pone dei vincoli severissimi alla fruizione della montagna.
Passiamo quindi dalle parole ai fatti – prosegue -, visto che la Regione si fa prendere in giro dal Ministero, ancora una volta ci facciamo carico di agire in prima persona, nell’interesse di cittadini, imprese, comuni e della stessa regione».
In molti lo ricorderanno: l’affaire Parco del Matese di fatto è giunto a un punto di svolta nei mesi scorsi dopo che a ottobre l’associazione Italia Nostra presentò ricorso per chiedere il rispetto delle tempistiche sull’istituzione dell’Ente. Dopo il decreto ministeriale, però, diversi Comuni, associazioni, comitati e alcune ditte operanti nel settore estrattivo e del cemento hanno fatto ulteriormente ricorso, nello specifico sul perimetro e sulle norme di salvaguardia. E nello specifico per una di quelle azioni legali è stata accolta la sospensiva dal Tar Campania, quindi ora si attende il giudizio di merito.
La questione che ora muove Romano è però ancor più “sottile”. A suo dire, infatti, è l’istituzione stessa dell’Ente che sarebbe “viziata” ab origine: «Il Parco non si può fare senza il consenso consapevole del territorio e delle sue istituzioni, e di certo non può essere una scelta ministeriale calata dall’alto sulla testa del Molise, che decreta la morte di attività d’impresa che danno lavoro a centinaia di persone, né è concepibile che l’Ente Parco sia utilizzato dai partiti politici per piazzarci i soliti amici degli amici che in alcuni casi sulle nostre montagne non hanno mai messo piede.
In breve – dichiara – serve uno strumento concreto ed effettivo per impedire che ancora una volta decida qualcun altro sulla testa dei molisani, esattamente come avviene per la sanità e come stanno provando a fare con l’acqua: quello strumento è il ricorso contro il Dm istitutivo del Parco adottato senza l’intesa con la Regione.
Non sono tornato all’impegno politico in Consiglio regionale per farmi prendere in giro da politicanti di professione che sanno fare solo chiacchiere e comunicati stampa inutili – conclude – e allora, visto che la Regione dorme, violando la delibera del 30 aprile scorso, ci vado io in Tribunale contro il Ministero e vediamo chi avrà ragione, se quattro burocrati di Roma o i cittadini molisani».
























