L’avvocato Virgilio Romano ha depositato nei giorni scorsi un esposto in Procura della Repubblica a Campobasso contro la perimetrazione del Parco nazionale del Matese, denunciando a suo dire gravi irregolarità che potrebbero configurare non più solo profili civili. Secondo il legale, l’istituzione del Parco, avvenuta nell’aprile 2025, ha creato una situazione di “disperazione” tra agricoltori, allevatori e cacciatori, invece della felicità che dovrebbe accompagnare il tema della tutela ambientale.
Nello specifico, l’azione avviata dall’avvocato – cacciatore iscritto all’Atc numero 3 di Isernia – mira a disporre accertamenti in ordine alla pubblicazione del Calendario venatorio della Regione Molise 2025-2026; al Piano faunistico venatorio aggiornato al 2016 e a suo dire «privo di indicazioni in merito all’instaurato Parco nazionale del Matese», ma anche alla stessa perimetrazione del Parco nazionale del Matese che «potrebbe aggravare di più problematiche quali il proliferare della specie cinghiale con gravi conseguenze per l’agricoltura e per la viabilità con incidenti stradali che spesse volte oltre a danni a cose provocano gravi lesioni ai conducenti con esborsi di grosse somme di denaro elargite dalla Regione a scapito della collettività tutta».
C’è di più: nell’esposto avanzato da Romano, si chiede di accendere un focus sulla perimetrazione del Parco anche perché avrebbe «lasciato inverosimilmente aperta l’Azienda faunistica venatoria il Ginepro di Fornelli che è circondata per tutto il suo perimetro dal Parco nazionale Abruzzo-Molise e il Parco nazionale del Matese divenuta un’oasi felice per chi ha pagato l’accesso con abbattimento di fauna che dai Parchi si immette in riserva».
L’avvocato chiede infine di avviare verifiche anche sull’istituzione in data 27 giugno 2025 della Riserva naturale “Rio Secco e Piana Palomba”, in Macchiagodena, dopo l’istituzione del Parco nazionale del Matese oltre che di chiudere l’attività venatoria per l’anno 2025-2026 in Regione Molise «per questioni di sicurezza al fine di evitare morti preannunciate a causa dell’elevata densità di cacciatori non rapportata all’estensione dei territori rimasti aperti all’attività venatoria».
Insomma, per l’avvocato Romano il vero allarme riguarda la sicurezza pubblica. Con la chiusura del lato destro della Statale 17, tutte le squadre di cinghialai dei comuni interessati dovranno convergere sui territori aperti del lato sinistro, creandovi una concentrazione pericolosa. Parliamo di centinaia di cacciatori su un territorio ristrettissimo, molti dei quali non residenti autorizzati. A questi si aggiungono altri cacciatori con cane da ferma, lepraioli, agricoltori e fungaioli, dato che la zona è vocata al tartufo.
L’avvocato Romano, esperto in risarcimenti per danni da fauna selvatica, pone inoltre l’accento sul rischio che il problema possa aggravarsi con la perimetrazione attuale – dunque quella ancora provvisoria – che sottrae circa 38mila ettari di territorio agro-silvo-pastorale sul versante molisano: tra Cantalupo e Sepino, ad esempio, la media di abbattimento annua è di circa 200 cinghiali a squadra, nemmeno un decimo della popolazione. E senza controllo venatorio, il rischio è di perdere il controllo della situazione. Un argomento più volte attenzionato in questi anni dai cacciatori che spesse volte si sono detti scettici circa la possibilità dell’attivazione di specifici piano di abbattimento selettivi.
Per questi motivi l’avvocato chiede di sospendere l’attività venatoria 2025-26 e rivedere la perimetrazione.

























