Unire il Tirreno e l’Adriatico passando per il cuore del Molise. È questa la visione — a cavallo tra storia, audacia e speranza — proposta dall’associazione Binario 127 – Ferrovia Sostenibile Molise Campania, composta da professionisti, cittadini ma anche parroci: tra loro, Michele Socci, Paolo Mastrangelo, Antonio Langianese, Angelo Niro, Adriano Cifelli e il professore Giuseppe Pace. L’obiettivo è chiaro: realizzare un sistema integrato di collegamenti est-ovest che permetta di connettere il porto di Napoli con quello di Termoli, superando l’isolamento cronico del Molise.
Il cuore simbolico e tecnico del progetto è il traforo del Matese: circa 20 chilometri di galleria sotto la catena che oggi taglia in due il territorio, a cavallo tra Campania e Molise. Un’infrastruttura a binario unico elettrificato, che consentirebbe di superare quella “strozzatura” che da più di un secolo interrompe la continuità dei collegamenti ferroviari. «Collegare i due mari — spiega Michele Socci — è un sogno che risale alla fine dell’Ottocento. Allora la ferrovia si fermò davanti al Matese. Oggi vogliamo riprendere quel sogno e portarlo avanti con le tecnologie e le risorse moderne».
Il progetto non si ferma però al traforo. L’associazione immagina tre linee turistiche su ferro, con funzioni complementari: la dorsale veloce Napoli–Campobasso–Termoli per i collegamenti principali; il “trenino del Matese”, un percorso ad alta valenza naturalistica fino a Campitello Matese; e il ripristino della storica Pescolanciano–Agnone, pensata come linea lenta a forte valore paesaggistico e culturale. Tre binari per una stessa meta: valorizzare i paesaggi, i siti archeologici, la natura e il turismo sostenibile.
A dividere oggi il Molise dal resto della rete ad alta velocità ci sono solo 75 chilometri — la distanza da Afragola — ma nel mezzo il Matese resta la barriera naturale da valicare. «È insieme una provocazione e una speranza reale — hanno spiegato dall’associazione — un modo per tornare a credere nelle grandi opere di utilità collettiva. Non serve solo criticare ciò che non è stato fatto, ma proporre idee concrete e aggregare persone attorno a un progetto che possa rilanciare l’intero territorio molisano».
L’idea, che ha già trovato l’interesse di alcuni sindaci e amministratori locali, punta a coinvolgere anche la Regione e i ministeri competenti. Una visione che guarda al futuro ma affonda le radici nel passato: già nel 1853, sotto i Borboni, si discuteva di un collegamento Napoli–Termoli. Oggi, con gli standard tecnologici moderni, quella stessa intuizione potrebbe tradursi in una linea capace di collegare Campobasso e Napoli in poco più di un’ora, Termoli e Napoli in meno di due.
Forse è ancora un sogno, ma è un sogno che torna a circolare sui binari della speranza: quelli che vorrebbero far uscire il Molise dal suo isolamento e restituirgli un ruolo centrale nel cuore dell’Italia.
























