Da alcuni anni si registra un aumento a dismisura di cinghiali nella piana dell’Alto Biferno che sempre più di frequente si spingono in prossimità dei centri abitati.
Ormai la presenza di questo mammifero è diventato un vero e proprio incubo, non solo per gli automobilisti e per gli agricoltori, ma anche per i residenti delle periferie.
Negli ultimi giorni, infatti, ne sono stati avvistati diversi in più punti del territorio comunale bojanese nelle vicinanze di abitazioni. Ieri mattina, ma anche nei giorni precedenti, alcuni cinghiali sono stati visti nelle campagne tra il cimitero e il Fosso di Spina, mentre nelle scorse notti sono stati avvistati da alcuni automobilisti su via Calderari, in località San Giovanni e Colle Pignataro.
Animali che, oltre ad arrecare danni ingenti all’agricoltura e agli orti, possono rappresentare un vero e proprio pericolo per l’incolumità delle persone, in particolare per gli automobilisti che sempre più spesso nelle ore notturne si trovano all’improvviso davanti questi enormi animali che attraversano la carreggiata con il rischio di incidenti più o meno seri per l’incolumità delle persone e con danni alla carrozzeria delle proprie autovetture di parecchie centinaia di euro che, purtroppo, difficilmente vengono risarciti.
Di branchi nella piana dell’Alto Biferno ce ne sono troppi, il loro numero ha raggiunto livelli ormai preoccupanti, una conseguenza questa dovuta ad una incomprensibile ripopolazione con cinghiali non autoctoni ma di origine centro-europea, di taglia maggiore rispetto a quello nazionale, in grado di riprodursi in un lasso di tempo più breve, due parti l’anno rispetto a uno di quello che una volta popolava l’Appennino.
Se da un lato la politica di ripopolamento è andata incontro ai cacciatori con una caccia più ricca, altrettanto non si può dire dei contadini che sempre più spesso vedono i loro duri sacrifici vanificati dalle scorribande di questi feroci ungulati che spesso uccidono anche gli animali domestici.
Danni ingenti all’agricoltura che, ovviamente, una volta venivano risarciti essendo le pratiche in numero esiguo, adesso con l’aumento della popolazione di questi animali selvatici i danni sono cresciuti ed i rimborsi non sono più sufficienti. Ora è sempre più facile imbattersi in questi mammiferi che adesso sono arrivati alle periferie dei centri abitati dove il cibo non manca mai.
Negli ultimi giorni diversi agricoltori ci hanno segnalato tra San Massimo e San Polo Matese la distruzione di interi campi di grano e di mais, campi di patate e altre tipologie di ortaggi a seguito di raid di branchi di cinghiali, situazioni che non solo creano sconforto e rabbia, ma gettano sul lastrico intere aziende che da quei raccolti pensavano di guadagnare oppure di produrre alimenti per i loro animali di allevamento per il periodo invernale. Urge un drastico provvedimento da parte della Regione Molise per contrastare il fenomeno prima che chiudano diverse aziende agricole dell’area matesina a causa appunto dei ripetuti danni che questi animali selvatici arrecano alle colture.
In altre regioni il periodo di caccia ai cinghiali è stato esteso all’intero anno, dando inoltre la possibilità agli agricoltori muniti di licenza di caccia di poterli abbattere, a tutela delle loro aziende e della salvaguardia delle colture, contestualmente, inoltre, bisognerebbe iniziare una campagna di caccia con operatori qualificati per l’abbattimento selettivo nelle zone dove il loro numero negli ultimi anni è aumentato in maniera esponenziale e laddove si sono registrati più danni a causa della loro presenza.
E.C.

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