Trasferimento rimandato a maggio. Le parole pronunciate da don Giovanni, nel corso della celebrazione della Messa di ieri sera, hanno avuto un duplice effetto sui fedeli che attendevano di conoscere l’esito dell’incontro che il sacerdote aveva avuto in mattinata con il vescovo Bregantini. Qualcuno si è sentito sollevato: mesi in più per mobiltarsi e provare ad evitare quello che sembrava ormai un passo obbligato. Qualche altro fedele non ha retto e si è lasciato andare alla commozione e alla protesta contro la decisione assunta. «Don Giovanni non si tocca, né ora né a maggio» il nuovo grido di battaglia della comunità matesina costretta a fare i conti con il trasferimento, solo rimandato quindi, del giovane sacerdote che, dalla prossima primavera, prenderà le redini della parrocchia di San Giuseppe Artigiano di Campobasso, sostituendo don Vittorio che, per un periodo, gli farà da tutor. Una cosa appare certa: la questione del trasferimento di don Giovanni di Vito da Bojano a Campobasso e le proteste che ne sono seguite non finiranno qui. Solidarietà e prese di posizioni contro la decisione del vescovo stanno arrivando un po’ ovunque dall’intera area matesina in favore del parroco della chiesa dei Santi Erasmo e Martino. L’intera comunità boianese si è mobilitata, e continuerà a farlo, per evitare la perdita di una persona tanto cara a livello locale, che rappresenta più di un sacerdote: un punto fondamentale di riferimento per l’intera città. Don Giovanni, infatti, non fa distinzione tra suoi parrocchiani e non, per lui ogni persona che bussa alla sua porta merita attenzione e se è necessario aiuto materiale oppure sostegno morale. Il parroco di Sant’Erasmo è un pastore che opera tra la gente condividendone problemi, sofferenze e anche gioie. La sua missione spirituale non si limita ai confini parrocchiali, ma va ben oltre, non a caso settimanalmente dedica molto del suo tempo alla visita dei malati su tutto il territorio comunale, diversi di essi risiedono in altre parrocchie portando loro parole di fede e di conforto, oltre che la sacra comunione. Ha aiutato e aiuta malati, poveri, emarginati, disoccupati, ragazzi, giovani, anziani, drogati, ecc., per lui il sacerdozio è una missione a servizio degli altri. Don Giovanni in passato per dare voce ai più deboli ha subito anche ritorsioni da certi ambienti politici. Il trasferimento di una persona del genere che si spende per gli altri senza risparmiarsi non poteva, ovviamente, che suscitare un forte movimento di solidarietà e di protesta nei confronti di chi aveva preso tale decisione. Giustificare la scelta del vescovo, come qualche prete sui social ha scritto, che «un trasferimento non avviene quasi mai per imposizione. Viene proposto e concordato…», significa dire una grossa inesattezza, in quanto don Giovanni non avrebbe mai abbandonato il suo gregge, soprattutto in un momento particolarmente delicato e critico come quello che Bojano sta attraversando in questo momento. Don Giovanni, infatti, non è il tipo che abbandona all’improvviso i malati che visita costantemente a domicilio e che hanno bisogno della sua parola di conforto, e neanche tutti gli altri per i quali rappresenta un punto di riferimento importante. In questi ultimi giorni in cui la notizia è trapelata, non certamente da parte sua, don Giovanni è stato in silenzio, non ha detto nulla neanche a chi gli chiedeva se fosse stata vera o meno la notizia. La conferma ufficiale è giunta dal quartiere Cep di Campobasso, dove si trova la parrocchia di San Giuseppe artigiano. Quando poi la notizia è diventata certa, era scontato che tutta la comunità bojanese si sarebbe mobilitata e stretta compatta attorno al suo sacerdote. Sono state così attivate una serie di iniziative: protesta silenziosa con l’esposizione di lenzuola bianche dai balconi e finestre in ogni strada e periferia della città; gruppo Whatsapp “#don Giovanni non si tocca”; striscioni con la stessa scritta esposti allo stadio comunale in occasione della partita casalinga dell’US Bojano; nascita di comitati per far restare il parroco a Bojano; recita serale del Santo Rosario presso la chiesa del Purgatorio; lettera aperta al vescovo del Consiglio direttivo della chiesa di Santa Maria dei Rivoli; bambini che sui social lanciavano slogan a difesa di don Giovanni; comitato per promuovere una petizione sia a favore del sacerdote che per far trasferire addirittura mons. Bregantini; lettera dell’associazione Falco; e tante altre ancora. Un malato nella disperazione di perdere le visite periodiche di don Giovanni è arrivato a dire che avrebbe fatto lo sciopero della fame e rinunciato all’assistenza medica. Domenica pomeriggio, oltre cento bojanesi, la maggior parte con magliette bianche con la scritta “don Giovanni non si tocca” si sono presentati nella basilica di Castelpetroso durante la funzione religiosa celebrata da mons. Bregantini, inscenando una protesta silenziosa e civile. Al termine fuori dalla chiesa il vescovo si è fermato ad ascoltare il numeroso gruppo giunto da Bojano. Ieri mattina don Giovanni avrebbe varcato la soglia della Curia, in via Mazzini a Campobasso, per un lungo colloquio con il Vescovo. Un incontro che di fatto ha rimandato di qualche mese il trasferimento, un provvedimento con il quale la comunità continuerà a fare i conti.

Ermes

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