È stato un funerale straziante, gonfio di dolore e lacrime di versate in ricordo di Gennaro Caraviello, il 21enne bojanese studente universitario al terzo anno della facoltà di Scienze Infermieristiche all’Unimol, rimasto vittima del tragico incidente stradale avvenuto sabato sera sulla SS 17 alle porte della sua città, nel quale ha perso la vita anche il 77enne Antonio Angelini, poliziotto in pensione, anch’egli originario della città bifernina. Amici, sportivi, ex compagni di scuola, colleghi universitari, semplici conoscenti e tanta altra gente: tutti si sono stretti attorno alla salma del giovane per tributargli l’ultimo saluto. Tante le persone venute da lontano per partecipare al dolore dei genitori Luigi e Nunzia, delle sorelle Federica e Chiara, che hanno assistito alle esequie celebratesi nella chiesa cattedrale San Bartolomeo Apostolo. Un sagrato gremitissimo, in un silenzio composto, ha atteso l’arrivo della bara, completamente bianca e coperta da candide rose, proveniente dall’Ospedale Cardarelli. Molti i cuscini e le corone bianche, come tantissimi i manifesti funebri. Di fronte alla cattedrale, su un balcone gli ex compagni di liceo hanno esposto un lenzuolo bianco con la scritta “Fai divertire gli angeli come ha fatto con noi – 5^ C” con un grande cuore rosso; i colleghi universitari, tutti con una maglietta bianca con la scritta “Se te ne devi andare, va con un sorriso”, invece, hanno esposto uno striscione con la foto di Gennaro e la scritta “Tu sarai per noi l’estate durante l’inverno”. All’arrivo del feretro, il mesto silenzio che si avvertiva davanti alla cattedrale è stato rotto dal pianto incontrollabile dei familiari, ma anche da parte di chi conosceva bene il povero e sfortunato Gennaro, un ragazzo solare, socievole, serio, di una grande bontà d’animo, che a 21 anni aveva già le idee chiare su quale sarebbe stato il suo futuro se un destino maligno non avesse spezzato la sua giovane vita. La bara, coperta dalle maglie azzurra del Napoli di cui era tifoso, del Miletto con cui ha giocato e quella gialla dell’Aia essendo un arbitro molisano, è stata portata a spalla in chiesa dagli amici. La cerimonia funebre è stata concelebrata da don Rocco Di Filippo, don Giovanni Di Vito e don Mariano Gioia. Tra i presenti il commissario prefettizio del Comune di Bojano, dott. Pierpaolo Pigliacelli, e diverse delegazioni delle sezioni arbitri molisane. Toccanti sono state le parole del parroco don Rocco, il quale ha sottolineato le non comuni doti di questo giovane dotato di grande senso di responsabilità. «Non avremmo mai voluto essere qui oggi, dove un’intera comunità è nel dolore e nelle lacrime, soprattutto la bella famiglia di Gennaro: Nunzia, Luigi, Chiara e Federica insieme a una moltitudine di amici – ha detto durante l’omelia -. Non dobbiamo però aver paura delle lacrime; sono come le acque del Battesimo che sgorgano sui nostri volti e ci ricordano le nostre fragilità e ci dicono che siamo umani, ma pensati da Dio per fare continue esperienze di Risurrezione. D’altronde per comprendere il Mistero di Gesù dobbiamo essere sempre più umani. Anche Gesù è stato profondamente umano, ha pianto per la morte dell’amico Lazzaro, si è commosso per la morte del figlio della vedova di Nain, ha toccato la bara, ha detto alla madre disperata di non piangere. Siamo stati tutti coinvolti sabato sera da “quella strada” delle lacrime che non smette di essere circondata da fiori, in ricordo delle diverse vittime che hanno perso la vita. In un momento come questo, è difficile pronunziare parole che possono scendere nel cuore e sostenere i nostri tanti perché che si annidano in maniera insidiosa in ogni cuore. Forse solo il silenzio, proprio le lacrime e la preghiera sono gli atteggiamenti più giusti per sopportare il peso della morte improvvisa di un giovane che, con il suo sguardo profondo e intenso e il suo sorriso gioioso circondato da tanti amici, aveva festeggiato il 28 di agosto il suo 21esimo compleanno». Don Rocco ha poi ricordato come Gennaro fosse in cammino per costruire il suo futuro di gioia, il catechismo per la Cresima, la Comunione, le tante preghiere in quella Cattedrale, l’impegno con gli Scout, il cammino come animatore nelle parrocchie cittadine, lo sport che lo appassionava, l’impegno nello studio: tutti questi sacrifici poi svaniti nell’incontro con sorella morte che gli ha fatto sperimentare la durezza della vita. «Troppo giovane, troppo vivo, troppo sorridente, troppo affezionato agli amici e generoso nel costruire il suo futuro – ha aggiunto don Rocco -; solo Dio può accogliere la nostra rabbia per un perché che non trova risposta! Di fronte a queste domande insidiose e ribelli, nate dall’amarezza e dalla delusione, Gesù non indietreggia nei nostri confronti. l’Amore di Dio non si allontana dalla nostra vita, anche se in noi c’è l’amaro in bocca per una tragedia che non ci fa essere indifferenti. Cristo non ci spiega perché Gennaro è morto, ma non rimane a guardare. Lui è qui, vicino alla bara bianca. Gesù è nel dolore della madre, nello smarrimento del padre, nell’amarezza delle sorelle e nella delusione di tutti noi! Cristo non spiega, ma si cala nel buio delle nostre considerazioni sussurrandoci: Io sono la Risurrezione, la Vita, chi crede in me anche se morto vivrà». Don Rocco ha così concluso la sua omelia: «La giovane storia di Gennaro non morirà mai, il bello che ha costruito rimarrà per sempre nel cuore di ciascuno; il regalo più bello allora che noi possiamo fare a Gennaro è un cammino nuovo tra di noi, nell’amore, percorrendo la strada con Gesù». Al termine è intervenuto un compagno d’infanzia di Gennaro, Ferdinando che, a nome di tutti gli amici, l’ha voluto ricordare con semplici e toccanti parole uscite dal suo cuore, che hanno emozionato i presenti, come del resto anche la lettera dei colleghi universitari del corso infermieristico. All’uscita della bara dalla chiesa, questi ultimi hanno liberato in aria dei palloncini bianchi a forma di cuore, seguiti da un lungo e commosso applauso in memoria di un giovane che, come ha detto l’amico Ferdinando, tante madri sognerebbero di avere come figlio. La salma è stata poi trasportata al cimitero cittadino per la sepoltura. Intanto nella mattinata odierna, alle ore 11.00, presso la parrocchia dei Santi Erasmo e Martino si terranno i funerali dell’altra vittima dell’incidente, Antonio Angelini. Il nipote Simone, rimasto ferito gravemente nell’incidente, è tuttora ricoverato presso il reparto di Rianimazione in coma farmacologico, le sue condizioni sono stazionarie. L’augurio di un’intera città e non solo, è che possa guarire presto e tornare in piscina a gareggiare, essendo un promettente nuotatore tesserato con la società H2O di Campobasso. Nel contempo proseguono le indagini dei carabinieri della Radiomobile della Compagnia di Bojano per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente in cui sono state coinvolte tre macchine con un bilancio di due morti e cinque feriti di cui uno grave. Nel Salotto UMDI Turchese oggi pomeriggio, con inizio alle ore 18.00 a Palazzo Colagrosso, si parlerà di incubatore di talenti, l’evento sarà dedicato a Gennaro Caraviello, i cui sogni sono stati recisi in quel tragico incidente stradale.
E.C.

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