Hanno vinto l’interesse pubblico e la salvaguardia delle aree interne, a dispetto di sterili campanilismi e giochi politici. Il messaggio lanciato ieri dal sindaco di Ripalimosani all’indirizzo della maggioranza di Palazzo D’Aimmo non lascia spazio ad interpretazioni. Così come la sentenza del Tar che ha sonoramente bocciato il piano di dimensionamento scolastico licenziato dal Consiglio regionale che, a gennaio scorso, ha soppresso la dirigenza dell’istituto comprensivo Dante Alighieri, smembrando la scuola che serve ben nove comuni. Delibera illegittima, priva di motivazioni e, soprattutto, in contraddizione con l’istruttoria redatta in commissione dagli stessi consiglieri che poi, in Aula, ne hanno stravolto i contenuti. Dunque, piano di dimensionamento annullato e dirigenza ‘salva’. Ieri mattina il sindaco di Ripalimosani Marco Giampaolo, in una conferenza stampa, ha voluto rimarcare il successo ottenuto non solo dalla scuola ma da tutti i piccoli comuni che si sono battuti per difendere un fondamentale presidio di socialità. Accanto a lui gli avvocati che hanno curato il ricorso, Margherita Zezza e Pino Ruta, e la dirigente scolastica Rita Massaro.
«Sapevamo sin dall’inizio che la delibera approvata in Consiglio cozzava con le stesse linee guida regionali e nazionali – ha sottolineato Giampaolo -, si è deciso di scarificare l’unico Comune che non aveva una rappresentanza politica in Regione». Nella bozza, infatti, era previsto il dimensionamento o dell’istituto di Termoli o della scuola di Venafro. «La sentenza ha chiarito bene – ha proseguito il sindaco – come nella delibera ci fosse innanzitutto una carenza di motivazioni, non sono stati rispettati né l’iter burocratico né il principio di tutela delle aree interne. Non c’è stata la lealtà amministrativa che dovrebbe esserci tra le istituzioni. Noi abbiamo agito non per andare contro qualcuno – aggiunge – ma ci siamo mossi per la difesa del territorio, degli altri paesi e per ristabilire la legalità, spinti da principi di lealtà, di oggettività e di tutela degli interessi pubblici. Siamo amministratori – l’affondo conclusivo – non segretari di partito».
Nelle venti pagine i giudici amministrativi hanno chiarito in modo inequivocabile gli ‘errori’ della delibera, lasciando anche pochi spazi di manovra per un eventuale ricorso, come sottolineato dall’avvocato Pino Ruta: «Una pronuncia innanzitutto tempestiva, che superando la fase cautelare è entrata direttamente nel merito. Del resto il quadro normativo nazionale privilegia i territori montani come spazio di socialità e aggregazione, principio del tutto ignorato. Il piano era stato concertato con i Comuni e la Provincia ma il Consiglio regionale, in modo del tutto illogico, senza una precisa istruttoria o motivazione ha deciso di sopprimere la presidenza dell’Istituto Alighieri, andando in contrasto sia con le norme nazionali con le risultanze istruttorie del confronto con gli enti locali. I giudici hanno rilevato un vizio sintomatico dell’ eccesso di potere, la carenza di motivazioni e soprattutto un improvviso e non giustificato cambiamento da parte della Regione. Il dato sconcertante – conclude Ruta – è il cambio di rotta di consiglieri e assessori che in commissione avevano salvaguardato la scuola di Ripalimosani e in Aula hanno invece votato tutt’altro».
Per l’avvocato Margherita Zezza «quello che sorprende è la superficialità con cui vengono adottati certi provvedimenti, parliamo di atti istruiti in un certo modo e poi stravolti con un emendamento dell’ultimo minuto. Una scelta presa al buio sulla pelle di 500 bambini, un atto di arroganza poiché Ripalimosani non aveva rappresentanza politica in Consiglio».
Soddisfatta la dirigente Rita Massaro che ha garantito che l’istituto Alighieri «continuerà a rappresentare un polo di eccellenza dal punto di vista didattico e dal punto di vista sociale per tutto il territorio».

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