Due distinti episodi di gravi condotte persecutorie hanno richiesto, nel pomeriggio del 19 aprile, l’intervento della Squadra Mobile della Polizia di Stato, che ha eseguito due ordinanze di divieto di avvicinamento alle vittime, entrambe monitorate mediante braccialetto elettronico.
Nel primo caso, un 40enne residente nel capoluogo è accusato di aver perseguitato l’ex moglie per oltre due anni, dal 2020 al 2022, anche in presenza della loro figlia minorenne. Nonostante una prima querela presentata dalla donna fosse stata successivamente ritirata – convinta dall’apparente cessazione delle condotte moleste – l’uomo aveva ripreso dopo poco tempo a minacciarla insistentemente. La reiterazione delle minacce, compiute spesso davanti alla figlia, ha spinto la vittima a rivolgersi nuovamente alla Polizia per chiedere protezione e presentare una nuova denuncia.
Il secondo episodio ha visto protagonista un giovane dell’hinterland di Campobasso, accusato di atti persecutori contro la sua ex fidanzata, una coetanea. Dopo la fine della loro relazione, l’indagato aveva trasformato il rifiuto della giovane in ossessivi comportamenti: continui pedinamenti, soprattutto all’ingresso e all’uscita dal luogo di lavoro della ragazza, culminati in un grave episodio che ha costretto la vittima a recarsi, in piena notte, negli uffici della Squadra Mobile per denunciare l’accaduto e chiedere aiuto.
In entrambi i casi, le indagini coordinate dalla Procura guidata da Nicola D’Angelo e svolte dalla Sezione Reati contro la Persona della Squadra Mobile di Campobasso guidata da Marco Graziano hanno raccolto elementi ritenuti sufficienti dal gip per disporre l’applicazione della misura cautelare con controllo elettronico.
Si precisa che le vicende sono ancora nella fase delle indagini preliminari e che gli indagati avranno la possibilità di difendersi nei modi previsti dal codice di procedura penale.
Questi episodi si inseriscono in un quadro preoccupante: dall’inizio dell’anno, la sola Questura di Campobasso ha già trattato circa 40 casi riconducibili al “codice rosso”. La Procura e le forze dell’ordine, con impegno costante, continuano l’attività di contrasto a tali comportamenti, per prevenire l’escalation verso reati ancor più gravi.