È iniziato davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Campobasso il processo a carico di Ennio Amorfino, il custode accusato dell’omicidio di Rayko Todorov, il bracciante bulgaro ucciso a bastonate nei campi di Santa Croce di Magliano lo scorso febbraio. Un caso che ha suscitato forte indignazione nell’opinione pubblica e acceso i riflettori sulla condizione di fragilità in cui spesso versano i lavoratori stranieri impiegati in agricoltura.
Durante la prima udienza, svoltasi ieri mattina, è stato fissato il calendario delle tappe processuali. Il prossimo appuntamento in aula è previsto per il 19 giugno, quando saranno ascoltati i testimoni della polizia giudiziaria. A seguire, a metà luglio, toccherà ai consulenti tecnici della Procura, in particolare al medico legale autore dell’autopsia sul corpo della vittima. La sua relazione è attesa come uno degli elementi cardine dell’intero processo, in quanto potrebbe fornire chiarimenti cruciali sulle dinamiche del delitto.
Al momento, non è stata ancora presa una decisione sull’eventuale rito abbreviato. La Corte, presieduta dal giudice Enrico Di Dedda – presidente del Tribunale di Campobasso –, ha chiarito che ogni valutazione in merito sarà subordinata all’evoluzione dell’istruttoria dibattimentale, segno della delicatezza e complessità del caso.
L’accusa ipotizza un movente definito “futile”: Todorov, secondo le indagini, si sarebbe perso tornando dal lavoro, finendo casualmente in una proprietà che il custode stava sorvegliando. La sua presenza imprevista, forse interpretata come una minaccia, avrebbe provocato una reazione violenta culminata nell’omicidio.
Una ricostruzione che la difesa contesta con decisione. Gli avvocati di Amorfino sostengono che, se davvero si fosse trattato della scoperta di un furto in atto, sarebbe difficile sostenere l’aggravante della futilità. Una distinzione che potrebbe influire profondamente sia sulla qualificazione giuridica del reato, sia sulla pena da comminare.
Intanto restano in attesa anche i legali della parte civile, che rappresentano il fratello della vittima. Pur mantenendo una linea prudente, fanno sapere di voler attendere l’esame delle testimonianze prima di definire la loro strategia, con l’obiettivo di ricostruire fedelmente i fatti e ottenere giustizia per la famiglia Todorov.
Il primo vero banco di prova per tutte le parti sarà proprio l’udienza del 19 giugno: solo allora cominceranno a emergere con chiarezza le linee difensive e le possibili svolte in un processo che si preannuncia complesso e carico di tensione emotiva.

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