C’è stato un momento, sabato sera, al Teatro Savoia, in cui il tempo si è fermato. Le luci, la musica, i ricordi. Tutto ha assunto il ritmo dolce e malinconico di una voce che non c’è più ma che continua a vivere nelle corde di chi l’ha amata davvero. “Fred per sempre” non è stata solo una serata musicale. È stato un abbraccio collettivo, un atto d’amore, un gesto di riconciliazione tra Campobasso e il suo figlio più illustre: Fred Bongusto, all’anagrafe Alfredo Buongusto, scomparso l’8 novembre 2019.
Quest’anno avrebbe compiuto novant’anni, e la città – con colpevole ritardo, forse – ha finalmente voluto dirgli grazie.
A rendere possibile tutto questo è stata la sensibilità e la straordinaria capacità organizzativa della professoressa Maria Antonietta Sassi, anima discreta ma pulsante dell’intera iniziativa. È stata lei, insieme alle fantastiche donne dell’Inner Wheel Club di Campobasso e alla macchina operativa del Rotary Club, a immaginare e concretizzare una serata che resterà impressa nella memoria dei presenti e nella storia culturale del capoluogo.
Sul palco, Angelo Trane – voce calda, potente, avvolgente, e sax dalle sfumature perfette – ha guidato il pubblico in un viaggio nel tempo, accompagnato da musicisti di altissimo livello: Nicola Cordisco alla chitarra, Danilo Riccardi al pianoforte, Federico Orfanò alla batteria e Paolo Grillo al basso. Artisti veri, che hanno trasformato ogni nota in un omaggio vibrante all’uomo che da via Marconi ha conquistato il mondo con la sua eleganza e la sua semplicità.
Standing ovation per Cordisco, “giocava in casa”, come Fred, e la platea lo ha sentito, lo ha capito, lo ha amato.
A tessere il filo narrativo e a dare corpo e anima alle parole è stata Daniela Terreri, regista e conduttrice, raffinata e intensa, che con la sua voce, la sua eleganza e una conoscenza profonda della storia di Fred ha intrecciato aneddoti, racconti e curiosità sconosciute ai più.
Il pubblico ha scoperto il Fred artista, ma anche l’uomo: generoso, ironico, malinconico, profondamente legato alla sua Campobasso. Terreri ha saputo accendere emozioni, riaccendere memorie, far sorridere e commuovere.
La serata ha avuto momenti di pura emozione, come quando Blyth Barrymore, figlia della splendida Gaby Palazzoli e figlia adottiva di Fred, ha salutato il pubblico con la voce rotta dalle lacrime: «Mio padre era molto orgoglioso di questa città. Tornavamo qui ogni volta che potevamo. Lui lavorava sempre, ma il giorno del mio compleanno era sacro, e i Natali più belli li abbiamo trascorsi a Campobasso».
Un ricordo tenero, struggente, che ha commosso l’intera platea.
“Fred per sempre” è stato questo: un atto di gratitudine collettivo, un riconoscimento tardivo ma sincero a un artista che ha fatto dell’eleganza la sua cifra, e dell’amore per la propria terra un silenzioso ma costante ritorno dell’anima.
Come ha scritto Nicola de Santis da queste colonne nel giorno in cui il Molise apprese della scomparsa del crooner, «puoi togliere Fred Bongusto da Campobasso, ma non potrai mai togliere Campobasso da Fred Bongusto».
E in quella frase c’è tutto: la nostalgia, la poesia, il legame indissolubile tra l’uomo e la sua città.
La serata, oltre che emozionante, è stata anche nobile nel fine: il ricavato sarà devoluto all’associazione ANFFAS di Campobasso e una parte servirà a realizzare un murale dedicato a Fred su una facciata del mercato coperto, proprio a pochi metri dalla casa di via Marconi dove nacque la sua prima canzone, Doce Doce, composta da ragazzo dopo una delusione d’amore.
Una storia semplice, come la vita dei grandi. E proprio per questo immortale.
L’applauso finale, lungo, commosso, liberatorio, ha reso giustizia non solo all’artista ma anche a chi, come Maria Antonietta Sassi – e le donne dell’Inner Wheel –, ha creduto che la memoria potesse trasformarsi in bellezza.
Dietro le quinte, con la discrezione di chi fa le cose per amore e non per apparire, la professoressa Sassi ha diretto, coordinato, ispirato. E la città le deve molto: per aver ricordato a tutti che Campobasso non ha solo perso un cantante, ma ha ritrovato un pezzo della propria anima.
Luca Colella

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