L’udienza è durata circa quattro ore: davanti alla Corte d’Assise di Campobasso hanno sfilato nove testi. Carabinieri, medici ed infermieri del 118, coloro che sono intervenuti subito dopo il fatto di sangue in via Vico la notte tra il 24 e il 25 dicembre 2021. È entrato così nel vivo il processo a carico di Gianni De Vivo, l’unico imputato per la morte di Cristiano Micatrotta con l’accusa di omicidio premeditato. In Aula la corte presieduta dal giudice Salvatore Casiello, il giudice a latere Federica Adele Deisanti e i giudici popolari, la pubblica accusa rappresentata dal pm Elisa Sabusco, gli avvocati di parte civile, Fabio Albino, Domenico Fiorda e Roberto D’Aloisio, e il legale di De Vivo, Mariano Principe.
I carabinieri hanno ricostruito quanto fatto non appena arrivati sul posto e nelle ore immediatamente successive. Uno di loro, quello che ha materialmente fermato De Vivo, ha raccontato che l’indagato non ha opposto resistenza all’arresto né ha tentato la fuga, bensì «è salito in auto su mio invito dicendo ‘mi sono difeso’». Oltre alla vittima e all’indagato, in via Vico erano presenti altri due soggetti: Alessio Madonna e Giovanni Di Mario.
L’arma del delitto – il coltello – era invece a terra, sporco di sangue, fotografato e sequestrato dai militari. Successivamente, intorno alle 6.30 del 25 dicembre, è scattata la perquisizione nell’abitazione di De Vivo. «La casa era perfettamente in ordine – racconta il militare – è stata un’ispezione facile, il De Vivo era con noi e ci ha aiutato, aprendo tutti i cassetti». Durante la perquisizione i carabinieri non trovano nessun coltello simile a quello sequestrato in via Vico, come conferma il militare rispondendo alla domanda del pm.
In aula parlano anche il medico del 118 e l’infermiera che hanno soccorso sia la vittima, sia Madonna che ha riportato una ferita alla mano, sia De Vivo che lamentava dolori alla testa e agli arti. Ascoltati anche alcuni cittadini che sono passati in via Vico dopo la colluttazione, uno dei quali ha allertato i soccorsi.
«Non ci esprimiamo sugli episodi processuali – commenta a margine dell’udienza l’avvocato di parte civile Fabio Albino, che insieme al collega Domenico Fiorda rappresenta i fratelli e la compagna della vittima – stamane (ieri, ndr) è stata ricostruita l’intera prima fase di questa vicenda, ovvero cosa hanno trovato e hanno visto le persone che erano sul posto la sera del 24 dicembre. Tutti i testi che sono stati ascoltati sono intervenuti a cose fatte e ognuno ha raccontato quello che ha sentito, intuito o presupposto. Ma testimoni oculari che hanno assistito o anche solo sentito ‘in diretta’ a quello che è successo non sono stati ascoltati oggi».
«Per noi la dinamica è sempre stata chiara fin dall’inizio – aggiunge Fiorda -, sarà il corso del processo che lo stabilirà ancora meglio».
Più ‘esplicita’ la ricostruzione dell’altro avvocato di parte civile, che assiste invece i genitori e le sorelle di Micatrotta, Roberto D’Aloiso: «Un’udienza in cui è emerso che si è trattato di un omicidio brutale, un solo fendente alla gola con l’intenzione di uccidere. Una intenzione che noi crediamo sia stata ampiamente meditata in precedenza. Penso siano chiari sia la dinamica sia il responsabile, si tratterà solo di capire quanto tempo prima ha meditato questa azione che purtroppo ha portato alla perdita di un giovane. Il fatto di scendere in strada armato non può prefigurare altra ipotesi se non quella della premeditazione da parte di un soggetto che ha covato odio nei confronti della vittima».
Il legale di De Vivo ha invece sollevato alcuni dubbi: «Da quello che ci hanno detto i carabinieri in udienza non c’è stato alcun tentativo di fuga da parte del De Vivo, che è salito in auto su invito dei militari senza opporre resistenza. Per altro – sottolinea l’avvocato Mariano Prenicipe – la misura cautelare si fonda su un pericolo di fuga che a questo punto non c’era. Altro dato importante è che non sono state eseguite né la perquisizione dell’auto con cui i tre (Micatrotta, Madonna e Di Mario, ndr) si sono recati in via Vico, né la perquisizione personale che invece è stata fatta solo su De Vivo e non sugli altri soggetti presenti quella sera. Elementi secondo me fondamentali per capire la genuinità della prova e l’analiticità degli accertamenti che sono stati eseguiti. Si sono poi ricostruite le perquisizione eseguite a casa di De Vivo, intorno alle 6 del mattino, e le altre nelle abitazioni di Madonna e Micatrotta, fatte solo successivamente, intorno alle 11».
La prossima udienza è fissata il 30 marzo: saranno ascoltati altri carabinieri e i due soggetti, Madonna e Di Mario, presenti in via Vico quella tragica sera.

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