Il mese mariano volge al termine e il capoluogo di regione si prepara a festeggiare nella maniera più consona la madre celeste, che dimora nella parte più alta della città. Una simbiosi tra la mamma di tutte le mamme e Campobasso che affonda le radici nelle viscere di un tempo difficilmente individuabile. Un rapporto di amore che nessuno potrà scalfire perché la cittadinanza venera Maria Incoronata del Monte più di ogni altra cosa, considerandola l’autentica barriera che ostacola tutte le avversità del territorio, una vera e propria protettrice.
Alla sommità del monte che sovrasta la città sorge la Chiesa di Santa Maria del Monte o Maggiore, quasi nascosta dal Castello dei Monforte, casa della Vergine. Più di qualche storico, compreso Vincenzo Eduardo Gasdia, fa risalire il luogo di culto all’inizio del 1300, negando che fosse nato come posto per la sepoltura, ma come semplice oratorio privato del feudatario, contrariamente a quanto affermato da altri, come ad esempio Giambattista Masciotta, che hanno ritenuto, invece, sorto per essere adibito a sepoltura delle famiglie feudatarie. I più sostengono che in origine era una semplice cappellina, dedicata a Maria, compresa entro le mura del Castello. La Chiesa nel tempo ha subìto vari adeguamenti, per venire incontro alle esigenze del culto alla Vergine, che è andato sempre più aumentando con il trascorrere del tempo. Qualcuno ha anche ipotizzato che una volta divenuta parrocchia, volesse addirittura soppiantare la parrocchia principale della vicina Chiesa di San Giorgio, Santo patrono. Inizialmente si chiamava Santa Maria de Supra, prima di assumere, successivamente, il nome ufficiale di Santa Maria Maggiore. Oggi da tutti la Chiesa è conosciuta e chiamata Santa Maria Incoronata del Monte. È da ricordare che la titolare della Chiesa è la Madonna Assunta e ab antico nella nostra Chiesa il 15 agosto, festa della Assunzione della Vergine al cielo, c’era tantissima gente che si recava al Monte. Il Pontefice Gregorio XVI del dicembre del 1832 dispose persino l’indulgenza plenaria a tutti i pellegrini che per cinque giorni avessero partecipato alla novena dell’Assunta, in Santa Maria del Monte. Anche Pio IX concesse la stessa indulgenza nel 1857, a pochissimi anni dalla unificazione dell’Italia, a tutti coloro che avessero partecipato alla messa domenicale nella stessa Chiesa. L’attuale Santa Maria Incoronata del Monte è stata parrocchia fino al 1829 quando la sede parrocchiale venne trasferita nella Chiesa della Santissima Trinità. Monsignor Berardo Cangiano, che resse la diocesi dal 1746 al 1770, amava tantissimo la Chiesa e di sovente, da Bojano, recandosi a Campobasso per l’assolvimento del suo ministero, si recava sul Monte per pregare la Vergine e per ammirare anche il magnifico panorama dall’alto. Si racconta che egli stesso, a sue spese, fece aprire una funzionale e confortevole strada per raggiungere Santa Maria del Monte. Dal maggio del 1905 la Chiesa è retta spiritualmente dai padri Cappuccini e poteva contare, inizialmente, sulla presenza di tre frati che, secondo le cronache, vivevano in condizioni piuttosto disagiate, non potendo disporre neppure di cellette per dormire. Solo i figli di San Francesco – ha scritto il canonico don Giuseppe Di Fabio nella sua pubblicazione sui Santuari Molisani – seppero vivere con dignità e gioia quel momento di povertà estrema e risolvere in allegria una situazione di emergenza. All’inizio di giugno dello stesso anno 1905, il giorno cinque, la statua e il Bambino che porta sulla sinistra vennero incoronati con una immensa partecipazione popolare con un rito che fu celebrato dall’arcivescovo Benedetto Bonazzi di Benevento, monaco di Montecassino, che pose le corone sul capo della Madonna e di suo Figlio. Il solenne rito avvenne nella Piazza del Municipio. Da questo felice evento nasce il nome di S. Maria Incoronata del Monte, che non ha subìto più cambiamenti. Ancora don Giuseppe Di Fabio ci svela un simpatico aneddoto, molto curioso. Per l’attività dei padri cappuccini del Monte nascono attriti tra clero secolare e frati, frutto di un po’ di gelosia dei primi verso i secondi. Nel 1915 ci fu un accordo tra clero e frati: nella processione del 31 maggio, che si tiene ininterrottamente dal 1911 e che chiude il mese mariano, il superiore dei frati del Monte poteva indossare la stola, segno di colui che guida la stessa, però fino alla Chiesa di San Leonardo dove la cedeva all’arciprete che attorniato dai canonici e dagli altri sacerdoti continuava egli a guidare il corteo. Al ritorno l’arciprete, sempre davanti a San Leonardo, restituiva la stola al padre superiore che riportava la processione al Monte. Oggi chiaramente sarebbe inconcepibile una cosa del genere, anzi occorre dire che è il padre superiore dei frati della parrocchia del Sacro Cuore, a cui fa capo la Chiesa del Monte, che invita il Vescovo a presiedere la santa messa solenne della festa del 31 maggio. Il 26 maggio del 1921 fu una data importante per i frati cappuccini: la santa Sede ufficialmente riconosceva loro la cessione di Santa Maria del Monte. Nel 1940, avuto il permesso richiesto da tanti anni p. Rosario da Villa Santo Stefano, costruì il conventino a fianco a Santa Maria del Monte, così da dare una sistemazione dignitosa ai religiosi. Via via ci sono stati ulteriori interventi fino ad arrivare all’attuale struttura. Il santuario di Santa Maria Incoronata del Monte ove ha soggiornato per un po’, agli inizi del 1900 anche San Pio da Pietrelcina, è tutto affrescato internamente dalle straordinarie mani del maestro Amedeo Trivisonno, grande artista molisano, dall’animo profondamente cristiano.
Tutto questo lungo, e doveroso, preambolo per suggellare l’importanza del santuario per la popolazione campobassana, convintamente devota alla Madonna Incoronata del Monte, le cui attenzioni si evidenziano in maniera particolare, in occasione della attesissima processione del 31 maggio che annualmente chiude il mese mariano, che cattura quotidianamente, all’alba, un nutrito stuolo di fedeli che venerano con cuore sincero e riconoscente la Madonna. La salita che porta in cima è un pullulare di fedeli che a piedi raggiungono la Chiesa per incontrare Maria, quando è ancora buio, ogni giorno. «Il visitatore nuovo o occasionale – ha scritto un frate, il compianto padre Gerardo Saldutto, nel suo stupendo volumetto “Due monumenti di Campobasso” – riceve la chiara sensazione che la fede cattolica non è poi quella che si discute nei bar o per le piazze. Qui ci si rende conto che il cristianesimo è vivo ed operante». Un rapporto viscerale tra i cittadini del capoluogo regionale e la Vergine Madre che si ritiene sicura protettrice di tutto l’agglomerato, la cui gratitudine manifestano anche attraverso la meravigliosa “infiorata”, con la quale si intende omaggiare il passaggio di Maria Incoronata del Monte nella Sua discesa in città per la rituale processione, passando attraverso i suggestivi vicoli del centro storico. Veri e propri tappeti di petali di rose lungo tutto l’itinerario, fanno da sfondo e da meravigliosa cornice al transito della mamma più acclamata e benvoluta al mondo. Autentiche opere d’arte allestite dalla cittadinanza lungo il percorso fanno bella mostra di sé in un cocktail di suggestioni, intrise da profonda commozione. Un notevole, ulteriore impulso alla suggestiva cerimonia lo ha fornito nel corso degli anni il pastore della diocesi attuale, Giancarlo Bregantini, favorevolmente sorpreso dalla struggente “passeggiata” della Madre di tutte le madri attraverso i disegni di oggetti sacri, santi e figure varie, che ornano le strade del capoluogo nella circostanza, come detto, del corteo dell’ultimo giorno del mese di maggio, mirabilmente realizzati dalla fantasia popolare. Uno spettacolo nello spettacolo: un modo elegante e ricco di spiritualità per dimostrare amore e adorazione a Maria Incoronata del Monte. Alla quale si fanno voti e si rivolgono preghiere per la totale protezione della città da ogni calamità, dall’alto della sua residenza. In maniera particolare in questo periodo in cui il capoluogo di regione e l’intero territorio sono chiamati a scegliere i propri rappresentanti istituzionali regionali, che dovranno gestire la cosa pubblica nel prossimo quinquennio. Alla Vergine si chiede di illuminare l’intero panorama per far ricadere i consensi su persone moralmente ineccepibili e in grado di pensare all’interesse della collettività, ai meno abbienti, a chi è nel bisogno, piuttosto che a gonfiare solamente il proprio portafoglio.

Michele D’Alessandro

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