Perché tornare a ricordare Fra Immacolato? Non è stato egli un religioso vissuto per 51 anni in un letto di dolore? Il passante distratto asserisce senza esitare. Eppure nessun molisano, da 30 anni a questa parte, può vantare l’attenzione che la stampa e i media gli hanno riservato. Sono decine i volumi a lui dedicati. Centinaia gli articoli su riviste locali e nazionali. Innumerevoli i siti web. Anche l’amministrazione comunale di Campobasso nel 2015 ha sentito il dovere di riconoscergli il merito che spetta ai cittadini illustri. Con una cerimonia semplice e solenne allo stesso tempo, alla presenza dei sindaci Di Bartolomeo, Battista, delle consigliere comunali Izzi e Niro, del vescovo Bregantini, dei familiari di Fra Immacolato, del coro del Conservatorio e di tanta gente, veniva posta una insegna in marmo all’inizio del giardinetto che separa la sua casa dalla stazione ferroviaria. L’insegna è stata divelta; non c’è più, ormai da tempo. Era una semplice insegna in marmo in nessun modo paragonabile ai monumenti imponenti eretti a ricordo di improbabili generali. Quella targa ricordava che Fra Immacolato per tanta gente non è solo il campobassano illustre, quanto la sorgente zampillante di acqua pura cui attingere gratuitamente.
Breve biografia
Fra Immacolato (Aldo all’anagrafe) nasce a Campobasso il 15 agosto 1922. Nel periodo pre-scolare trascorre gran parte del tempo a casa di nonna Maria. Da lei, maestra d’esempio più che di parole, apprende i sani principi pratici ai quali si atterrà per tutta la vita. Dopo la scuola media a 15 anni frequenta il primo anno dell’Istituto tecnico commerciale. In casa Brienza il 27 giugno del 1938 non inizia come un giorno qualsiasi. Ad attirare l’attenzione è il lamento persistente di Aldo. Nulla di umano vi è nella vicenda di quel dolore, che da subito è avvertito lancinante soprattutto al piede sinistro e che Aldo descrive essere simile al «morso di un cane che strappa e lacera la carne e al chiodo che trafigge da parte a parte».
Il medico di famiglia, accorso per una prima diagnosi, decide per il ricovero in ospedale. Seguono mesi di peregrinazioni tra ospedali e medici fino alla consapevolezza che il male che lo ha colpito chiamasi osteomielite deformante degli arti. Un male allora inguaribile che gli provoca gravissime deformazioni ossee ad entrambi gli arti, al bacino e alla colonna vertebrale, con periodiche febbri con temperatura elevatissima e dolori che sono descritti dai testi medici come lancinanti.
Da quel momento, accudito dalla famiglia, non abbandonò più il letto.
Pio XII, in data 2 marzo 1948, gli concede di emettere i voti solenni nell’Ordine carmelitano, pur continuando a vivere in famiglia. La sua stanza e il suo letto di sofferenza divengono d’ora in poi il suo Carmelo, i testimoni di una esperienza umana e mistica straordinaria. Nel giudizio di chi lo ha conosciuto egli era un’anima eletta, che fece della sofferenza il mezzo di elevazione del suo spirito.
Era, nel giudizio umano, un modello da additare ai tanti che, colpiti dalla sofferenza, non sanno trovare un significato alla loro esistenza. Dio ha voluto che del suo mondo interiore restasse traccia nelle sue lettere inviate ai confratelli e ai direttori spirituali.
L’epistolario di Fra Immacolato ci svela il mondo interiore di un’anima privilegiata, consapevole che «la sofferenza è il bacio del Signore alla sua anima» e la sublime missione cui Dio lo ha chiamato ancora adolescente, quale cireneo nel silenzio, della debolezza e dei peccati di uno dei periodi più travagliati della storia dell’umanità e della Chiesa. Ma Fra Immacolato non è soltanto l’espressione misteriosa della sofferenza vissuta nella gioia del Cristo risorto. La sua esperienza umana, religiosa e mistica prefigura orizzonti decisamente più ampi: il suo nome da religioso – Immacolato – a lui dato direttamente dalla santa Vergine, che lo lega diritto al messaggio di Lourdes e di Fatima; la sua chiamata alla vita religiosa regolare, pur restando in famiglia, anticipando in qualche modo la primavera dello Spirito che, in epoca Conciliare, vedrà sorgere tante forme di vita religiosa in grado di coniugare in armonia la vita in famiglia con la professione dei “consigli evangelici”; infine il giudizio inequivocabile espresso su di lui da San Pio da Pietrelcina: «È una vittima prescelta da Dio».
Le fasi processo di beatificazioni
All’indomani della sua morte su richiesta del clero diocesano e dei fedeli, monsignor Ettore Di Filippo, sentiti i Superiori generali dei Carmelitani Scalzi, riconosce fondata la richiesta di adoperarsi perché l’eredità spirituale di Fra Immacolato fosse raccolta e divulgata.
Il 1° ottobre 2004 monsignor Armando Dini dava avvio alla fase informativa del processo di beatificazione.
Il 13 aprile del 2005 veniva istituito il Tribunale diocesano per avviare il processo sulla vita, virtù e fama di santità del Servo di Dio.
L’11 maggio 2007 monsignor Dini, alla presenza dei vertici dell’Ordine carmelitano, di moltissimi sacerdoti e religiosi giunti da tutta Italia, delle autorità cittadine e regionali e tantissimi fedeli, chiudeva i lavori del Tribunale diocesano.
Il 5 febbraio 2008 monsignor Gian Carlo Bregantini consegnava alla Congregazione delle Cause dei Santi il plico contenente la documentazione raccolta dal Tribunale diocesano.
Nel corso della Sessione ordinaria del 15 febbraio 2022 il Collegio cardinalizio riconosce che il Servo di Dio ha esercitato le virtù cristiane in modo eroico.
Il 18 febbraio 2022 Papa Francesco promulga il Decreto relativo alla dichiarazione delle Virtù eroiche del nostro Servo di Dio. Il Decreto emanato da Papa Francesco, come sottolineano monsignor Bregantini e il cardinale Semeraro, Prefetto della Congregazione dei Santi, «è un vero dono, un regalo immenso fatto a Campobasso e a tutto il Molise, una terra che ora profuma ancora più di santità».
Al nuovo arcivescovo monsignor Biagio Colaianni il compito di intonare il Te deum per la futura glorificazione di Fra Immacolato.
Giuseppe Biscotti, vicepostulatore

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