La commissione elettorale di Palazzo San Giorgio ha terminato le verifiche sugli elenchi dei candidati e sulle firme consegnati venerdì e sabato scorsi e, ieri mattina, ha ammesso tutte le 12 liste per le amministrative dell’8 e 9 giungo. Si è proceduto, quindi, al sorteggio per stabilire l’ordine di posizionamento dei candidati sindaci e dei rispettivi simboli sulla scheda elettorale.
Il primo candidato è Aldo De Benedittis, con le sei liste di centrodestra in questo ordine: Fratelli d’Italia, Popolari per l’Italia, Lega, Udc, Noi Moderati, Forza Italia.
Il secondo aspirante sindaco che gli elettori troveranno sulla scheda elettorale è il leader del Cantiere civico Pino Ruta con i tre simboli Unica Terra Molise, Confederazione civica e Costruire democrazia. Chiude la scheda elettorale la candidata sindaco del campo progressista Marialuisa Forte sostenuta da tre liste: quella del Movimento 5 Stelle, quella di Europa Verde, Sinistra Italiana, Psi e Equità territoriale e quella del Partito democratico.
Nonostante le operazioni si siano concluse senza alcuna esclusione, né per le liste né per uno o più candidati consiglieri, nel centrodestra e nel centrosinistra trapelano dubbi sull’ammissione del simbolo Terra Unica Molise collegato al candidato Pino Ruta.
La lista, infatti, non rispetterebbe la quota di genere, riportando solo 7 donne sui 24 candidati complessivi. È la legge 23 novembre 2012, n. 215, recante disposizioni volte a promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei Consigli e nelle Giunte degli Enti locali, a dettare precisi paramenti.
Per l’elezione dei Consigli comunali, nei comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti la legge prevede la cosiddetta quota di lista: «Nelle liste dei candidati nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore a due terzi (con arrotondamento all’unità superiore per il genere meno rappresentato, anche in caso di cifra decimale inferiore a 0,5)». Dunque, a conti fatti, nella lista Terra Unica Molise le candidate donne sarebbero dovute essere 8 e non 7.
La legge, inoltre, prevede che «nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, la Commissione elettorale, in caso di mancato rispetto della quota, riduce la lista, cancellando i candidati del genere più rappresentato, partendo dall’ultimo, fino ad assicurare il rispetto della quota; la lista che, dopo le cancellazioni, contiene un numero di candidati inferiore al minimo prescritto dalla legge è ricusata e, dunque, decade».

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