È arrivato a Campobasso intorno alle 20.30, al termine di altre sette tappe in giro per il Sud. «Ma non potevo rinunciare ad essere qui, lo avevo promesso al Molise e ai tanti amministratori locali a cui sono molto legato». Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, candidato Pd alle Europee nelle circoscrizione del Sud, viene accolto da un lungo applauso dai tanti cittadini accorsi lungo Corso Vittorio Emanuele. Sul palco, ad attenderlo, la candidata sindaca del campo progressista Marialuisa Forte, il segretario del Pd Ovidio Bontempo e le consigliere regionali Micaela Fanelli e Alessandra Salvatore.
«È la passione civile che ci anima – ha esordito Forte – per questo ci siamo impegnati e siamo candidati per questa città. Siamo felici di accogliere Decaro perché è stato un sindaco coraggioso che ha dedicato 10 anni della sua vita per la sua città, Bari, dandoci un esempio convincente, con capacità di amministrare, di innovare e di stare in mezzo alla gente. Gli amministratori devono saper stare in mezzo alla gente, noi apriremo le porte del Comune per rispondere ai bisogni, amministreremo per aumentare la qualità della vita dei cittadini». Poi l’appello a recarsi alle urne non solo per le amministrative ma anche per rinnovare il parlamento europee: «Decaro porterà le istanze dei territori a Bruxelles – ha sottolineato Forte – . Sento la responsabilità di portare la coalizione a vincere ma non per noi, dobbiamo vincere per i nostri cittadini, avremo un sindaco in Europa che conosce i bisogni dei territori del Sud ed è importante intercettare i finanziamenti. La destra parla di autonomia differenziata – incalza – e meno Europa ma forse ha dimenticato la lezione della storia, l’Europa ci ha portato 70 anni di pace, le politiche di coesione e sviluppo.
Noi ci mettiamo al servizio di tutti, io ho fatto la dirigente nell’amministrazione pubblica e ho sempre servito gli interessi pubblici e lo farò anche da sindaco. Noi abbiamo la schiena dritta e non ci piegheremo ai poteri forti e ai padroni. I nostri padroni – conclude – saranno i cittadini».
L’esperienza da amministratore locale per Decaro è un’arma in più, «è quella che voglio portare in Europa – dice – dove tutto si decide. Voglio portare l’esperienza dei sindaci che sono le persone più vicine ai problemi della comunità ma anche ai loro sogni e ambizioni. Posso portare con me l’esperienza di tanti sindaci che ho conosciuto in questi anni e che, come me, hanno imparato a rispondere alle esigenze dei più bisognosi magari cambiando i regolamenti comunali e intercettando risorse. Penso ad esempio al reddito di cittadinanza. Io l’ho detto tante volte a Conte – ironizza – io l’ho inventato dieci anni fa a Bari, si chiamava cantiere di cittadinanza: 450 euro al mese, per le famiglie e le persone con un Isee bassissimo in cambio di servizi e stage in aziende. Un esempio per farvi capire come gli amministratori nel rapporto coi cittadini non solo capiscono i problemi ma cercano soprattutto di trovare soluzioni».
Poi l’attacco alla destra e al governo Meloni. «L’Europa rappresenta lo spirito della solidarietà, penso alla pandemia quando ha comprato i vaccini per tutti, e i fondi del Pnrr che ci hanno permesso di finanziare tanti progetti. Ora il governo vuole togliere i fondi ai comuni che hanno ottenuto di più. E ancora, l’autonomia differenziata che rischia di dividere di nuovo il Paese, stavolta per sempre. È una forma di razzismo, un’ingiustizia contro chi si è battuto ed è morto per l’unità del Paese».
Poi cita Berlinguer che «ancora ci parla. ‘Ci si salva se si agisce insieme’, diceva. Invece certa destra nei manifesti elettorali scrive più Italia e meno Europa – il riferimento alla Lega – e allora cosa vi candidate a fare a Bruxelles?», ironizza ancora.
Infine il monito agli elettori: «Volete votate per l’unione dei popoli o per i nazionalisti e il generale Vannacci che vuole cancellare i diritti civili? Io dico di scegliere chi porterà il Sud a testa alta in Europa e spero – conclude – che Marialuisa possa fare la sindaca di questa comunità e vivere l’esperienza che ho vissuto io».

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