«Non sono aggiornato sulla crisi al Comune di Campobasso, perdonatemi, chiederò a Patriciello e Marone». Ha evidentemente questioni più impellenti e importanti da risolvere il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, intervenuto ieri a Termoli per la firma del protocollo d’intesa per la sistemazione del nodo ferroviario. Inevitabile, però, la domanda sul terremoto politico che ha colpito il capoluogo di regione e che, almeno sulla carta, potrebbe ‘fare gioco’ al centrodestra. «Se la situazione è questa – commenta il vicepremier e segretario della Lega dopo un breve recap fornito gentilmente da uno dei giornalisti presenti – andremo a votare e prepareremo un buon sindaco». Eppure, a quasi una settimana dalla rottura annunciata dal Cantiere civico, la coalizione non ha ancora approfittato dell’assist di Pino Ruta e la strategia ufficiale non è stata ancora svelata. Solo fughe in avanti e idee personali, non supportate dai partiti e, il più delle volte, discordanti: esempio lampante le posizioni di Domenico Esposito, capogruppo di Forza Italia, e del ‘collega’ consigliere Nicola Cefaratti, il primo per nulla convinto della ‘mossa’ del leader del Cantiere civico, il secondo pronto a firmare la sfiducia alla sindaca Forte.
Chi prova a mettere ordine nel marasma generale è l’europarlamentare e coordinatore regionale del Carroccio Aldo Patriciello che annuncia: «Domani ci sarà una consultazione dei segretari di partito per analizzare la situazione – come già anticipato da Lotito – e per trasmettere un messaggio, ovvero che ci sono i partiti che si devono assumere la propria responsabilità, perché se ognuno ragionasse con la propria visione sarebbe anarchia e non si farebbe l’interesse del Molise e di Campobasso». Insomma, Patriciello frena i consiglieri di Palazzo San Giorgio ribadendo un concetto già evidente in campagna elettorale: le decisioni si prendono a Roma e a livello regionale, senza personalismi, e la linea deve essere necessariamente unitaria.
Sulla crisi è intervenuto anche il governatore Francesco Roberti: «A Campobasso si sapeva che sarebbero arrivati al collasso, non hanno i numeri. Anzi – sostiene il presidente della Regione, anche se non è stata ancora emessa alcuna sentenza dai giudici – secondo il ricorso del Tar ci sono stati anche brogli elettorali e forse sotto questo aspetto bisognerà fare un chiarimento qualora lo stesso Tar annullerà le elezioni». Poi sgombera il campo da possibili dissidi interni o inciuci con la maggioranza Forte: «Il centrodestra è sempre stato unito e coeso, lasciamo agli altri ricostruzioni fantasiose, è chiaro che tra i consiglieri c’è una dialettica ma anche posizioni differenti, non sotto l’aspetto di mandare a casa questa amministrazione, che ricordo era nata per combattere le destre del Molise, fu proprio la consigliera Fanelli a dirlo. Eppure oggi non odo la sua voce. Se dovessi continuare ad assistere a questo teatrino – conclude senza però ‘svelare’ le vere intenzioni della coalizione – l’unico consiglio che darei alla sindaca Forte è quello di dimettersi».
La prima cittadina, invece, continua ad attendere le mosse sia del centrodestra sia di quel che resta del Cantiere civico (Fraracci e Marcheggiani hanno ufficialmente lasciato il gruppo e tra gli ‘scontenti’ ci sarebbe anche De Iasio, ndr), senza entrare nel merito della vicenda. Una strategia dettata probabilmente dal confronto in atto in maggioranza o dalla certezza che, almeno per ora, i numeri per una mozione di sfiducia o per le dimissioni in blocco, non siano così sicuri. Sul tavolo restano tutte le ipotesi: far cadere l’amministrazione di centrosinistra e andare alle urne dopo un periodo di commissariamento, trovare una ‘nuova’ maggioranza con il supporto dell’area moderata (ma tutto dipenderà dall’esito del tavolo del centrodestra di domani, ndr) o, in ultima analisi, che la stessa sindaca possa rassegnare le dimissioni a ‘mandare tutti a casa’.

mdu

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