Nel corso degli anni aveva reso la vita della vittima un vero e proprio incubo. Dominato dal ‘mostro’ della gelosia, acuita dai problemi di abuso di sostanze alcoliche, non si rassegnava alla fine della loro storia. Per questo sottoponeva la sua ex moglie, dalla quale si era separato, a continue telefonate, messaggi, pedinamenti, insulti e scenate in strada, nonché a violenze fisiche a causa delle quali la vittima ha patito lesioni personali.
A seguito dell’ennesima denuncia, lo scorso 10 giugno a Campobasso, gli agenti della Polizia di Stato hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di aggravamento della misura cautelare emessa dal Tribunale di Campobasso – Ufficio del gip, su richiesta della locale Procura della Repubblica.
Il giudice ha disposto la sostituzione del divieto di avvicinamento comprensiva del braccialetto elettronico di controllo, con gli arresti domiciliari.
Il cinquantenne del capoluogo si è reso responsabile del delitto di atti persecutori, aggravati perché commessi contro l’ex coniuge, e di lesioni personali aggravate.
Le condotte dell’uomo hanno reso necessario, per la donna, anche il ricorso all’assistenza di uno psicologo.
A seguito di accurate indagini di Polizia Giudiziaria svolte dalla Sezione Reati contro la Persona della Squadra Mobile della Questura di Campobasso, su richiesta del Pm, titolare delle indagini, il gip di Campobasso aveva precedentemente emesso, a carico dell’indagato, Ordinanza per l’applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento con l’applicazione del braccialetto elettronico di controllo.
Nonostante il divieto impostogli, l’indagato aveva perseverato nelle sue condotte persecutorie nei confronti della ex moglie, che si era quindi rivolta nuovamente alla Polizia di Stato.
Le nuove indagini hanno consentito al Pm di supportare la richiesta di aggravamento della misura depositata presso il competente gip, che l’ha accolta tempestivamente disponendo che l’indagato fosse ristretto in regime di arresti domiciliari con controllo mediante braccialetto elettronico. La misura è stata eseguita dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato che ha rintracciato l’indagato a Roma e lo ha ricondotto, poi, presso la sua abitazione a Campobasso.
L’episodio rappresenta purtroppo una tipologia delittuosa sempre più frequente, tant’è che nel corso di quest’anno, dalle Forze di Polizia di Campobasso, sono già stati trattati più di 40 casi di “Codice Rosso”.
La puntuale e costante attività di contrasto a tale preoccupante fenomeno – spiega il procuratore D’Angelo – è il doveroso e necessario impegno di questa Procura, al fine di prevenire che tali condotte sfocino in tipologie delittuose più gravi.