Un bicchiere rovesciato, uno sguardo di troppo interpretato come segnale di sfida: tanto bastava per accerchiare, inseguire, pestare e mandare in ospedale le proprie vittime. È questo il volto più violento e allarmante della movida campobassana emerso dalle indagini dei Carabinieri, che hanno portato ieri mattina all’esecuzione di tre misure cautelari emesse dal gip del Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica nei confronti di altrettanti giovani del capoluogo.
I fatti sono inquietanti e parlano da soli. L’episodio più grave è avvenuto durante un raduno studentesco in centro: due ragazzi, inizialmente salvati dal personale di sicurezza all’interno di un locale, sono stati attesi all’uscita e inseguiti per le strade del centro. La folle caccia si è conclusa con un’aggressione feroce, che ha provocato lesioni gravissime: una frattura alla mandibola e una alle ossa nasali con prognosi mediche che superano i 70 giorni.
Non è un episodio isolato. Nelle ultime settimane, una scia di violenze ha scosso il centro cittadino, con pestaggi improvvisi nei pressi di locali pubblici e punti di ritrovo frequentati da giovani e studenti. Le indagini condotte dal Nucleo Operativo dei Carabinieri di Campobasso – e coordinate dalla Procura della Repubblica – hanno messo in fila diversi episodi allarmanti: vittime scelte a caso, aggredite per futili motivi.
Una violenza senza logica, che ha creato un clima di paura nei luoghi del divertimento. A carico dei tre indagati – per cui sono stati disposti un arresto domiciliare e due divieti di dimora – si ipotizzano responsabilità pesanti. Il gip ha accolto la richiesta della Procura ritenendo concreto il rischio di reiterazione dei reati.
«L’intervento dei Carabinieri nella Magistratura – ha spiegato il procuratore Nicola D’Angelo – mira a spezzare questa spirale di violenza e a tutelare la sicurezza della collettività, in particolare dei tanti giovani che frequentano i luoghi del divertimento. Le misure cautelari adottate intendono prevenire la reiterazione dei reati e riaffermare la presenza dello Stato contro ogni forma di prevaricazione giovanile».
Il procedimento è nella fase delle indagini preliminari nel corso delle quali gli indagati potranno esperire nell’ottica difensiva tutti i rimedi processuali previsti dal codice di rito.

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