Il Comune di Campobasso si è unita al coro crescente di dissenso contro le violenze in Palestina che da settimane attraversa l’Italia e l’Europa. In centinaia hanno preso parte a un corteo che, partito ieri mattina da piazza San Francesco, si è diretto verso la sede del Consiglio regionale in via IV Novembre, dove nel contempo si svolgevano i lavori dell’Aula. Una manifestazione che ha visto un’ampia partecipazione tra studenti, docenti, lavoratori, cittadini e rappresentanti delle istituzioni, con l’obiettivo dichiarato di ottenere un confronto diretto con il presidente della Regione, Francesco Roberti, per chiedere una netta presa di posizione contro Israele a favore della Palestina e lo stop immediato alla guerra.
La cartina del corteo, resa ancora più visibile dagli striscioni e dai cartelli, racconta una città che vuole farsi sentire. Tra i messaggi che hanno attraversato le strade cittadine, “Campobasso c’è per la Palestina” è apparso tra i testi più frequenti, a testimonianza di una mobilitazione che ha saputo farsi largo tra la pioggia insistente e il freddo del mattino. La maggiore presenza di studenti ha dato al corteo una carica particolarmente intensa: dietro di loro, docenti, lavoratori e cittadini hanno accompagnato la marcia, trasformando la manifestazione in un momento di partecipazione civica animato da una generazione che non intende rassegnarsi all’amnesia storica.
«Siamo qui perché la nostra generazione non accetta più di studiare sui libri di storia genocidi e massacri, mentre nel presente tutto si ripete. Gaza ci riguarda, e riguarda l’umanità intera» ha dichiarato uno degli studenti che hanno guidato i gruppi all’ingresso della città verso la sede istituzionale. Un coro di voci che ha espresso una cinica urgenza: l’impegno è non solo morale, ma politico e civico, volto a chiedere che le istituzioni europee e italiane si facciano promotrici di una soluzione basata sul rispetto dei diritti umani e sulla protezione dei civili.
La cornice istituzionale della manifestazione ha visto la presenza della sindaca della città, Marialuisa Forte, del vicesindaco Giose Trivisonno e di diversi assessori, tra questi Mimmo Maio, e Simone Cretella in pole. Presenti anche esponenti regionali di diversi schieramenti: Fanelli, Salvatore, Facciolla del Pd e Greco, Primiani e Gravina del M5S.
Tuttavia, i momenti più difficili si sono intrecciati con attimi di tensione all’interno della stessa Aula consiliare. I due assessori comunali Cretella e Maio sono entrati nell’ala del pubblico e hanno esposto una bandiera palestinese nel tentativo di portare fuori, all’attenzione della politica regionale, le voci dei giovani e delle famiglie che avevano atteso un segnale. Cretella ha persino interrotto l’attenzione generale con un intervento duro, prima di essere allontanati dall’Aula dalla sicurezza: «Ci sono mille ragazzi sotto l’acqua che aspettano un rappresentante di questo governo che li va ad incontrare. Per favore qualcuno tra di voi può uscire fuori? Mentre questi mille ragazzi sono ora sotto l’acqua, ci sono tantissime altre persone che vivono sotto le bombe. Presidente – l’appello -, andate a incontrare questi ragazzi che vi stanno aspettando». Un invito, però, che non è stato raccolto.
Un richiamo forte che ha messo in luce la frattura tra i manifestanti che chiedevano ascolto e il centrodestra dove nessun rappresentante, incluso il presidente Roberti, ha raccolto l’invito uscendo per dialogare.
La pioggia non ha però impedito una massiccia partecipazione civica: gruppi numerosi di giovani hanno continuato a presidiare l’area antistante Palazzo D’Aimmo per tutta la mattinata, chiedendo di essere ascoltati. La mancata uscita dei rappresentanti politici dall’Aula è stata letta come una mancata sintonia tra le casse della democrazia locale e una parte significativa della società civile che chiede una presa di posizione netta contro la violenza in Palestina. M.C.G.

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