Due settimane e mezzo fa l’appello disperato di Santo Stefano: «Nel nostro cimitero è vietato morire, sono terminati i loculi». Il tempo passa, l’amministrazione di Palazzo San Giorgio non si muove per risolvere l’emergenza. Intanto nella piccola frazione a pochi chilometri da Campobasso, abitata da una popolazione prevalentemente anziana, succede l’inevitabile: muoiono due donne, una di 65 e l’altra di 73 anni. Per tumularle le famiglie sono costrette a ‘emigrare’ nel cimitero del capoluogo. Alla sofferenza per il distacco si aggiunge la scottante delusione di non essere stati ascoltati da chi li rappresenta a Palazzo San Giorgio. Un silenzio che ridà fiato alla protesta guidata dall’ex consigliere regionale Felice Di Donato.

«E’ una grossa vergogna: dopo due settimane e mezzo non si è mosso niente», accusa il medico. Stasera i cittadini si riuniranno in assemblea per stabilire le prossime iniziative di protesta. «Saranno molto più eclatanti, siamo pronti a protestare nel Palazzo di Città – la sfida lanciata al sindaco Antonio Battista – perché non si capisce per quali motivi, dopo tanti solleciti, il Comune non ha fatto niente. Eppure, per l’amministrazione i costi sarebbero pari a zero perché ci sono 400 persone di Santo Stefano che hanno già dato la loro disponibilità ad acquistare i loculi e dunque per il Comune non ci sarebbero ulteriori esborsi. Quindi, non riusciamo a capire i motivi di tale immobilismo».

Un sospetto, in realtà, c’è: «Vogliono farci pagare il rifiuto alla realizzazione del forno crematorio?», è la domanda che pone Felice Di Donato. Il Comune, infatti, aveva individuato  un terreno adiacente al cimitero di Santo Stefano per realizzare l’impianto tramite un project financing nel quartiere San Giovanni di Campobasso. Ma dopo la rivolta dei residenti non se n’è fatto più nulla. Il progetto non è piaciuto nemmeno agli abitanti della frazione. «Abbiamo dimostrato con dati tecnici e scientifici – insiste il coordinatore di Centro democratico (movimento che fa parte della coalizione al governo a Palazzo San Giorgio, ndr) – che i forni crematori sono stati chiusi in altre zone d’Italia per problemi di inquinamento atmosferico. Non può essere realizzato qui in un’area con una forte vocazione naturistica e ambientale». E poi c’è un aspetto economico non trascurabile: i 2 milioni previsti nel bando del project financing. «Soldi che il privato recupererà nel giro di trent’anni o bruciando di tutto in quel forno crematorio», accusa Di Donato. «Ci stanno facendo pagare il nostro rifiuto a quel progetto, mentre chi vive a Santo Stefano è costretto a tumulare i parenti a Campobasso. Ne siamo addolorati perché abbiamo creduto e sostenuto questa amministrazione in campagna elettorale».

La popolazione di Santo Stefano è in rivolta ed è pronta a far valere i propri diritti di cittadini a cui sono negati finanche i servizi essenziali. La delusione per gli eletti di Palazzo San Giorgio già era esplosa nella conferenza stampa dello scorso 21 novembre. Nell’assemblea di stasera potrebbero essere messe a punto iniziative eclatanti di protesta.

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