L’effetto domino è servito e, con l’ultima decisione assunta giocoforza, il rischio che il Veneziale finisca definitivamente nel buco nero che ha ormai inghiottito la sanità pubblica è elevatissimo.
Situazione borderline. La comunicazione è ufficiale, quindi nessuna declinazione di verbi al condizionale.
Gli interventi chirurgici in elezione al Veneziale saranno sospesi di qui a qualche giorno. Motivo? Domanda retorica: la cronica carenza di medici, nel caso degli anestesisti rianimatori.
Quindi, pochissimi medici nelle corsie come documentato a cadenza continua. Altrettanto al lumicino – sembra di capire dalla comunicazione partita dal Veneziale – gli infermieri. E poi professionisti che troppo spesso lavorano quasi in solitaria nei reparti, che tengono in piedi l’assistenza, che sono la linfa di quel diritto negato alla salute che è diventato un’altra malattia dalla quale difendersi, per la quale combattere. Sul serio, però.
Senza medici né infermieri è davvero pericolosissimo ammalarsi. I rischi sono continui: dalla banale caduta dalla bicicletta ad un incidente stradale, qualunque situazione è ugualmente problematica e rischiosa. I camici bianchi vanno avanti, mettendoci una pezza, sempre.
Tutto quello che non è urgenza, quindi, stando alla comunicazione ufficiale, può attendere.
Un film già visto. In quasi tutti i reparti dell’ospedale di Isernia, e riferimento della provincia, soffocati dalla carenza di medici. E nelle sale operatorie degli ospedali regionali: è successo al San Timoteo prima, al Cardarelli e adesso anche al Veneziale.
La nota ufficiale del direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione del nosocomio di Isernia è datata 22 maggio. L’altro ieri.
L’oggetto della comunicazione del primario non lascia spazio ad alcun dubbio: carenza dirigenti medici Anestesia e Rianimazione Isernia, sospensione attività operatoria in elezione.
Ci sono solo sette dirigenti medici nell’unità operativa, spiega la dirigente nella sua comunicazione ufficiale indirizzata ai vertici Asrem e ai primari dei reparti del Veneziale.
Dopo il pensionamento di due professionisti, ai quali non è seguito alcun reintegro nonostante siano state svolte numerose procedure concorsuali, (bandi spesso deserti, altra cronica patologia della sanità regionale), la situazione si è ulteriormente aggravata quando un altro medico in forze in Rianimazione, del tutto legittimamente sia chiaro, ha scelto di accedere alla pensione anticipata con decorrenza fine novembre. Ma le decine e decine di giorni di ferie accumulate negli anni di certo per tamponare le emergenze, ne hanno determinato l’assenza del servizio dallo scorso mese di aprile.
Una situazione – come rileva il direttore del reparto – che era stata già evidenziata agli organi competenti a febbraio. E poi a marzo.
Note ufficiali alle quali non è seguita alcuna risposta da via Petrella. E anche questo sembra un film già visto: spesse volte, perlomeno negli ultimi tre anni, la corrispondenza tra azienda sanitaria e direttori dei reparti, primo fra tutti il Pronto soccorso, relativa alla necessità di forza lavoro non trova alcun riscontro.
Le situazioni emergenziali, anche in Rianimazione, si verificano spesso e volentieri: l’ultima la scorsa settimana quando, per questioni di salute, gli anestesisti hanno fronteggiato i turni e gli interventi chirurgici in elezione in sei. Un collega malato, gli altri hanno sopperito alle urgenze, per evitare ritardi negli interventi programmati.
La situazione però adesso si complica: nonostante le prestazioni aggiuntive alle quali si fa massicciamente ricorso al Veneziale, con le ferie estive che ovviamente sono un diritto, non si potrà più garantire, per il mese di giugno si specifica, le sedute operatorie in elezione ma la sola attività di emergenza-urgenza.
Il periodo estivo che si avvicina però significa anche che aumenta la popolazione residente in provincia, il che significa che potrebbero anche aumentare le richieste di intervento, le necessità dei pazienti, di chi potrebbe aver bisogno di un ospedale perfettamente funzionante senza doversi recare nel capoluogo con tempi di percorrenza non propriamente adeguati alle emergenze tempo-dipendenti.
E, nero su bianco, viene posta l’altra grande questione. Non solo carenza di medici ma anche quella parimenti emergenziale che riguarda il personale infermieristico.
In pratica, per poter garantire il diritto alla salute e alle cure, servirebbero almeno tre dirigenti medici e tre infermieri per tutelare i lavoratori e garantire la sicurezza dei pazienti.
Una decisione, quella di bloccare al momento gli interventi in elezione, assunta gioco forza in considerazione della carenza dei medici, che secondo chi lavora al Veneziale significa solo una cosa. Di cui quasi tutti sarebbero consapevoli da tempo: la chiusura del nosocomio.
Una soluzione, visti i concorsi che vanno desolatamente deserti, c’è, esiste, è ipotizzabile? Il prossimo avviso pubblico. Ci si affida alla speranza che arriveranno risorse professionali in grado di ‘mettere una toppa’ al buco.
ppm

 

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