Tiene banco, e non poteva essere diversamente, il caso Falcione: la maggioranza Castrataro, l’altro ieri sera, ha dovuto prendere atto della decisione assunta dall’intero consiglio comunale che, nei fatti, ha bocciato la proposta di avvio dell’iter di incompatibilità del consigliere eletto con la lista del sindaco, Isernia Futura. Una crepa non indifferente nello schieramento e di certo non la prima (vedasi casi Scarabeo e Barone, per essere espliciti).
Votazione finita in parità, 15 a 15, con la minoranza che ha espresso compatta il proprio no all’avvio dell’iter (che avrebbe poi, se non fossero state rimosse le cause che determinano lo status di Falcione, sancito la decadenza del collega dal ruolo di consigliere) e con tre colleghi di maggioranza che hanno scelto di provare a salvare l’ingegnere e cioè Gabriele Olivieri (Isernia Futura), Angela Perpetua (Pd) e Elvira Barone (Movimento 5 Stelle). Gemma Laurelli (anche lei eletta con la lista Isernia Futura) si è astenuta.
La differenza l’ha fatta il voto – a sorpresa – di Claudio Falcione che la scorsa volta, quando si trattava di decidere il rinvio della trattazione (era il 10 agosto) aveva scelto di non partecipare. Di certo in ossequio alla norma e anche per ragioni di opportunità. Ma, colpo di scena, non ha fatto lo stesso l’altro ieri. Quindi, ai tre no della maggioranza (che si sommavano ai voti contrari della minoranza) si è aggiunto anche il suo.
Ma Falcione poteva votare essendo direttamente coinvolto nell’argomento sul quale l’Aula era chiamata ad esprimersi? La questione, quando si è palesata sul tabellone del voto, ha generato qualche momento di tensione. Probabilmente, la maggioranza confidava nell’astensione del consigliere Falcione: fatti due conti, se l’ingegnere – finito sul banco degli imputati per una controversia giudiziaria vecchia di almeno 5 anni, creditore nei confronti del Comune per una parcella di circa 8mila euro, promotore allo stato attuale del ricorso in Appello avverso la decisione assunta dal Tribunale di rigettare il decreto ingiuntivo da lui proposto – non avesse votato, la delibera sarebbe passata 15 a 14. Ed era forse quello lo scenario che la maggioranza era certo si concretizzasse.
Qualche inciampo anche procedurale c’è stato, come qualcuno si lascia scappare a denti stretti.
Il consigliere Falcione avrebbe dovuto evitare di intervenire nel dibattito visto che era parte in causa? Poi, non avrebbe dovuto astenersi e uscire dall’Aula? Lo stabilisce la norma, oltre che evidenti ragioni di opportunità.
Il comma 2 dell’articolo 78 del Tuel, disposizione che disciplina gli specifici doveri di astensione, stabilisce che gli amministratori locali «devono astenersi dal prendere parte alla discussione ed alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado». Disposizione che – addirittura – è parte integrante anche dello Statuto comunale e che nessuno ha inteso richiamare quando il consigliere è intervenuto nel dibattito (e non una volta sola) ed è rimasto in aula al momento del voto.
E qui si apre un altro capitolo: sotto accusa sarebbe finita anche la gestione dei lavori dell’Aula.
Poi, l’altra sera, dopo due ore di tensioni, è scoppiato il caso ma era ormai troppo tardi: votazione chiusa, mugugni di sorpresa, qualcuno ha anche provato a dire (i microfoni erano aperti) che si doveva ripetere ma, davvero, la toppa sarebbe stata davvero peggio del buco.
Il busillis però sarebbe tutto nell’interpretazione da dare a quelli che vengono definiti dal Tuel ‘interessi propri’. Falcione non ha votato una deliberazione che riguardava i famigerati ‘interessi propri’ ma quelli legati alla carica che ricopre: sarebbe questa l’interpretazione corretta ma che non sembra convincere tutti. Il voto del Consiglio ha decretato che Falcione resti in Aula e onori il mandato ricevuto dagli elettori. E qui si apre un altro capitolo, politico, visto che l’ingegnere ha già dichiarato di lasciare il gruppo di Isernia Futura per transitare al Misto. La vicenda Falcione, probabilmente, si porterà dietro qualche conseguenza politica. A dicembre, come da indicazioni date all’insediamento, si dovrebbe procedere con il rinnovo della presidenza del Consiglio comunale, che spetterebbe da accordi presi, al Pd (e al consigliere Sardelli). Non è detto che quanto accaduto l’altro ieri non possa accelerare questa transizione.
Relativamente invece alla deliberazione ‘salva Falcione’, due scenari sono possibili. Il primo: gli uffici comunali competenti potrebbero richiedere un parere al ministero dell’Interno circa la corretta interpretazione del comma 2 dell’articolo 78 del Tuel per chiarire, quindi, se Falcione doveva o meno votare in base alla norma e quindi annullare in autotutela la deliberazione del Consiglio comunale.
Il secondo: chi è interessato da tale vicenda potrebbe impugnare la deliberazione dinanzi al Tar. E in questo caso potrebbero farlo Marialuisa Angelone, prima dei non eletti di Isernia Futura che avrebbe dovuto prendere il posto di Falcione a Palazzo San Francesco e la consigliera Sara Ferri che sarebbe subentrata al collega nel Consiglio provinciale.
Insomma, il caso – manco a dirlo – non è affatto chiuso.

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