Una voce che era circolata, nelle scorse settimane, e che ora trova conferma nella notizia del deposito del ricorso da parte dell’ex assessore Domenico Di Baggio attraverso i suoi legali Alfonso Celotto e Ottavio Balducci, per quella che è passata alla cronaca come la “cacciata” dalla Giunta di Palazzo San Francesco, subito dopo le elezioni provinciali, all’inizio del mese di aprile. Ricorso con cui sostanzialmente Di Baggio chiede il reintegro immediato oltre a 75mila euro di danni.
Un’azione eclatante che mira, evidentemente, a lanciare un messaggio forte, con l’intento di mettere in primo piano il valore etico della politica, quello che, stando a buona parte dell’opinione pubblica, sarebbe mancato nella vicenda che ha visto un assessore eletto con oltre 200 voti dover fuoriuscire da Giunta e Consiglio comunale per una decisione non dipesa dall’operato.
Di Baggio, quindi, ha deciso di impugnare il decreto di inizio aprile del sindaco Piero Castrataro per la revoca dell’incarico assessorile. Se in un primo momento la questione ha smosso quindi il dibattito pubblico e politico, ora sarà la giustizia a dover sciogliere eventuali nodi. Fu lo stesso assessore Di Baggio, anche in un’intervista riportata su queste colonne, a esprimere la propria perplessità in ordine alla mancanza di motivazioni reali per la revoca dell’incarico. Non c’erano motivi di disaccordo, la fiducia tra sindaco e assessore c’era, e per l’operato svolto, Di Baggio è stato pubblicamente ringraziato ed elogiato dal primo cittadino. Come si legge nel decreto di revoca dell’incarico, però, la motivazione era da ricaricare in seno alla maggioranza consiliare, dove «si è venuta a determinare una situazione che richiede una rivisitazione degli assetti di governo, nella prospettiva di un rilancio dell’azione amministrativa» – scriveva Castrataro ad aprile. Una decisione, quindi, che «si basa su valutazioni di opportunità politico-amministrative a seguito di verifica politica e non si tratta di atto sanzionatorio né di atto che riguarda motivi personali o professionali legati al singolo assessore ma di un provvedimento dettato oltre che da valutazioni politiche anche a garanzia della coesione e dell’unitarietà dell’azione di governo con il preciso obiettivo di perseguire con piena efficienza il programma politico e di rilanciare l’azione amministrativa nell’esclusivo interesse pubblico» – proseguiva il sindaco nel testo del decreto.
Da qui la richiesta di revoca di quel provvedimento e degli atti conseguenti, oltre al risarcimento dei danni e al reintegro immediato: il ricorso è stato depositato al Tar Molise, che dovrà quindi pronunciarsi in merito. «È capitato a me, può capitare anche ad altri, ma è corretto? – si domanda l’ex assessore -. Io credo di no e vorrei che atteggiamenti simili, nell’esercizio della nobile arte della politica, non accadano» – spiega.
Per i legali Celotto e Balducci, il Tar dovrebbe annullare il decreto di revoca perché inficiato da eccesso di potere per «illogicità, ingiustizia manifesta, arbitrarietà, irragionevolezza della scelta adottata e mancanza di motivazione». Gli avvocati, nel ricorso chiedono di annullare tutti gli atti e i provvedimenti impugnati, condannare il Comune al risarcimento dei danni – patrimoniali e non – quantificati in 75mila euro circa, e reintegrare l’ex assessore. Lo fanno ripercorrendo tutta la vicenda sin dalle origini, ovvero dalla candidatura, passando per l’elezione con la ’lista del sindaco’ – Isernia Futura -, la composizione della Giunta, il conferimento delle deleghe, le contestuali dimissioni da consigliere, necessarie per rimuovere la incompatibilità e che di fatto hanno permesso anche la surroga in Consiglio.
Di Baggio fu il terzo eletto della sua lista, con 210 preferenze, dopo Angelo Iannone (216) e Francesca Scarabeo (279). Fu quindi anche grazie a quest’importante contributo che la compagine del sindaco incassò in totale 1556 voti, arrivando ad esprimere tre assessori più il presidente del consiglio, quest’ultimo poi intercambiato al giro di boa con Sergio Sardelli del Pd. I dem, alle scorse amministrative, ottennero 1175 voti, Volt 803, il Movimento 5 Stelle 459.
Come ripercorrono i due legali, Di Baggio alla fine del 2021 si è insediato quindi nella Giunta Castrataro con le deleghe alla Polizia municipale, alla Protezione civile e al decoro urbano, fino ad aprile di quest’anno, quando è arrivato il decreto di revoca, non senza discussioni sia in Aula di Consiglio comunale – dove la minoranza ha duramente criticato la maggioranza per la scelta adottata -, sia in città e all’interno dei partiti stessi, dove più di qualcuno – in tempi non sospetti – non ha nascosto di preferire una soluzione diversa, ovvero – nell’ottica del turn over – la sostituzione di uno degli assessori non eletti, per evitare di gettare alle ortiche oltre 200 preferenze, quindi il voto di un’ampia fetta di elettori isernini. Oltre 200 persone che hanno scritto il nome di Domenico Di Baggio su una scheda elettorale, credendo in lui e dandogli fiducia, salvo poi dover “accettare” la fuoriuscita dall’Assise civica per una volontà che non è dipesa dallo stesso.

Nelle foto gli avvocati Balducci e Celotto

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