Anche la Federazione Pd di Isernia fa le barricate per evitare la chiusura di Emodinamica e Punto nascita al Veneziale, reparti tornati in bilico dopo l’ennesimo diktat del “Tavolo Balduzzi”.
I dem della provincia pentra, guidati dal segretario Marco Amendola, esprimono in particolare «profondo disappunto» e si uniscono alla delegazione regionale «per sostenere con forza la battaglia in difesa dei servizi territoriali, a partire da quelli socio-sanitari. La storia sanitaria della nostra regione ci insegna che la chiusura di reparti dedicati all’assistenza primaria e fondamentale rappresenta, spesso, solo il primo passo verso lo smantellamento complessivo del sistema territoriale».
La Federazione Pd sottolinea, inoltre, il valore strategico «e il sacrificio con cui i reparti del Venaziale di Isernia coinvolti hanno operato negli ultimi anni. Il reparto di Emodinamica ha registrato un aumento del 26% delle coronarografie e del 43% delle angioplastiche, rispondendo anche alla riduzione dell’offerta cardiologica d’urgenza in Abruzzo. Allo stesso tempo, il Punto nascita ha mantenuto un livello di circa 300 parti annui, fungendo da riferimento anche per le aree confinanti di Campania, Lazio e Abruzzo, i cui presidi sono anch’essi a rischio chiusura. Tutto questo rischia di essere vanificato da logiche puramente ragionieristiche, disconnesse dalle reali esigenze dei territori e dei cittadini».
Quindi l’affondo politico: «Che fine ha fatto il tanto annunciato Decreto Molise, che avrebbe dovuto azzerare il debito sanitario, far uscire la regione dal commissariamento iniziato nel 2009 e aumentare il fondo sanitario regionale?».
E infine l’impegno: la Federazione Pd dell’Alto Molise (questo il nome ufficiale) insieme ai consiglieri regionali proseguirà «la battaglia in difesa dei servizi socio-sanitari. Non appena saranno rese note nel dettaglio le osservazioni del Tavolo tecnico ministeriale al Piano Operativo 2025-2027, saranno messe in campo nuove iniziative di informazione, mobilitazione e opposizione, coinvolgendo pienamente i cittadini, primi destinatari di queste scelte penalizzanti. Difendere i presidi sanitari locali significa difendere il diritto costituzionalmente garantito alla salute (articolo 32 della Costituzione), che deve valere per tutti, senza discriminazioni tra territori e cittadini di serie A e di serie B».