La scura dei tagli torna a minacciare l’ospedale Veneziale di Isernia, già ridotto ai minimi termini dalle politiche sanitarie degli ultimi anni. A rischio ci sono nuovamente Emodinamiche e Punti nascita per volontà del tavolo ministeriale che ha chiesto ulteriori sacrifici alla struttura commissariale.
Insorge il sindaco Piero Castrataro, per il quale i cittadini isernini hanno già pagato un prezzo altissimo in termini di disservizi.
«Sono due reparti che devono rimanere sia a Isernia che a Termoli» – ha affermato il primo cittadino in merito alla sopravvivenza del Laboratorio di Emodinamica e del Punto nascita. Il primo, dichiara, è «fondamentale per la rete di emergenza-urgenza e per salvare la vita delle persone». Il secondo è «indispensabile soprattutto perché Isernia fa fronte a tutta la provincia, all’area interna e quindi dobbiamo assolutamente conservarlo».
Il primo cittadino ha poi proseguito chiedendo chiarezza agli organi competenti: «Mi sembra che ci sia un cortocircuito pesante tra i commissari e il presidente Roberti. Questo non fa bene alla sanità, non fa bene al lavoro che quotidianamente si deve svolgere per risolvere i problemi. Ce ne sono tanti e ci aspettiamo che la politica regionale li risolva perché è l’unica deputata assieme al governo a poter risolvere le problematiche relative alla sanità. Noi vigiliamo, vedremo gli atti e vedremo soprattutto le cose concrete che verranno fatte. Dopodiché, se ci sono atti per cui finisce sotto attacco il Veneziale, ma anche altri ospedali, è chiaro che bisogna scendere in piazza, protestare duramente per sapere effettivamente le cose come stanno tra Roma e Campobasso. Se vengono spese delle risorse per i commissari devono portare a dei risultati. I risultati ad oggi non ci sono e addirittura si paventa la chiusura di altri reparti. Il Molise ha già dato, gli ospedali hanno dato e i molisani si sono sacrificati tanto e si continuano a sacrificare per il fatto che continuano a pagare un’aliquota Irpef ben al di sopra della media nazionale. Quindi ora basta diatribe, servono fatti e i fatti li può fare solo la politica regionale e quella nazionale».

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