Nata come discussione pubblica dopo l’approdo del progetto di fotovoltaico alle Piane di Larino, l’assemblea convocata per giovedì sera dal sindaco Giuseppe Puchetti – che ha fatto il paio con quella sul tempio crematorio del 2 dicembre – è stata allargata a discutere di fonti rinnovabili in genere, visto l’approdo recentissimo anche dell’altro programma di insediamento del parco eolico “Montorio”, sempre nella realtà frentana. Un confronto che era stato anticipato dal prologo in Consiglio comunale di 24 ore prima, e che seguiva la richiesta della Condotta Slow Food di Termoli. Ricordiamo che sul fotovoltaico è partito anche il ricorso straordinario al Capo dello Stato, sostenuto da diverse associazioni territoriali. In basso Molise si assiste a un vero e proprio assalto, tra Larino e Campomarino su quasi 2000 ettari di terreno esistono progetti per nuovi impianti: 100 ettari a Campomarino, ben 510 a San Martino in Pensilis, 177 ad Ururi, 160 a Larino, ben 680 a Rotello, 30 a Montorio nei Frentani. Ed ancora diverse centinaia di ettari tra Acquaviva Collecroce e Montecilfone. Numeri allarmanti, portati dalla Soprintendente Dora Catalano, nel corso dell’assemblea pubblica, indetta dal sindaco Pino Puchetti, con tutti gli attori istituzionali della Regione proprio per discutere delle innumerevoli richieste giunte in Molise di avvio delle procedure per la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici sul territorio delle Piane di Larino e dei Comuni limitrofi. In sala Freda, insieme al primo cittadino Giuseppe Puchetti c’era il responsabile del servizio urbanistica ed ambiente, l’ingegnere Giovanni Lapenna ed in sala i vertici dell’Arsarp, nella figura della Responsabile Loredana Pietroniro, il soprintendente Catalano (al telefono), alcuni sindaci (Casacalenda, Colletorto, Montorio nei Frentani, San Martino in Pensilis ed Ururi), il Presidente onorario di BioMolise distretto Frentano, Giovanni Di Stasi, il senatore Giuseppe Astore, alcune Associazioni di categoria come la CIA, la Coldiretti e la Confagricoltura ed i rappresentanti di quelle associazioni che si battono in prima linea su questi temi (Aiab, Italia Nostra e Slow Food). Perplessità espresse da Puchetti di ordine procedurale: «i Comuni hanno in realtà soltanto la possibilità di esprimere un parere consultivo, senza aver nessun ruolo nelle scelte definitive che vengono direttamente dall’alto. Occorre che noi sindaci facciamo rete contro questa selvaggia e continua richiesta di nuovi impianti, dobbiamo portare le nostre istanze a livello parlamentare». Da Loredana Pietroniro dell’Arsarp il monito: «I sindaci hanno il dovere di fare una mappatura completa del territorio. Dobbiamo decidere il luogo dove collocarli e dobbiamo difendere l’agricoltura. Gli strumenti ci sono e non bisogna ulteriormente alterare il mercato fondiario. In Molise, tutti e 136 i comuni sono assoggettati ai marchi di qualità, si devono tener fuori dalle rinnovabili quei terreni ed impegnare quelli agricoli che non sono assoggettati agli aiuti comunitari. Ma serve una programmazione regionale perché se togliamo l’agricoltura cosa resta?» Ad arricchire il dibattito anche l’ex governatore e parlamentare Giovanni Di Stasi: «Non si può vivere una vita in difesa è necessario passare all’attacco perché assistiamo ad un fenomeno mai visto prima, ad una crisi mondiale mai sperimentata ossia il cambiamento climatico. Quando parliamo di energia però bisogna avere un piano energetico nazionale (che non abbiamo) ed uno regionale che non abbiamo. Dobbiamo perseguire due obiettivi: produrre energia che serva però alle attività economiche ed abbia poi ricadute positive anche per i cittadini. Un’energia pulita che serva a ridurre i costi, che incentivi gli agricoltori. Credo che i sindaci siano le figure più adeguate per fare queste battaglie». Parola poi ad associazioni come Italia Nostra, rappresentata da Giovanni Santella, che ha bacchettato la logica del campanile, e altri sindaci, come Giovanni Di Matteo, da San Martino in Pensilis, Laura Greco da Ururi e Cosimo Damiano Mele di Colletorto. Il territorio e le istituzioni locali vogliono costruire un argine, per questo l’obiettivo è giungere a una cabina di regia unica che con il coinvolgimento proprio dei sindaci detti le regole chiare per la costruzione di nuovi impianti di energia rinnovabile. Una programmazione che non risulti schiacciata dalle offerte appetibili ai singoli proprietari terrieri.

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