<br />

Ma l'Agenzia regionale di Protezione Civile non doveva servire a garantire continuità a tutte quelle strutture nate nel post sisma e delegate a gestire la fase della ricostruzione? Che senso oggi ha la circolare dello scorso 30 maggio, diffusa dal direttore della neonata agenzia, l'architetto Giuseppe Giarrusso in base alla quale le amministrazioni comunali devono utilizzare i propri uffici tecnici ed amministrativi per istruire in regime ordinario le varie richieste legate e alle liquidazioni degli stati di avanzamento e all'istruttoria dei progetti? Che fine ha fatto il tanto pubblicizzato bando di selezione con il quale si doveva procedere all'assunzione di personale per fare funzionare concretamente l'Agenzia? Sono tante le domande ancora senza risposta sulla delicata gestione della ricostruzione post sisma in regime ordinario. Infatti, a distanza di un mese e mezzo dalla fine dello stato di criticità, tutto è fermo o almeno all'apparenza. Fermi sono gli uffici comunali, fermi a metà quelli della neonata Agenzia, ma soprattutto fermi sono i contributi che fino allo scorso 30 aprile erano riconosciuti alle persone, ancora tante, che da quel 31 ottobre 2002 vivono in sistemazioni alternative o in prefabbricati di legno.

Quali ricadute sta provocando tutto questo? Beh è facile immaginarlo. Le persone fuori di casa sono esasperate, non riescono a sostenere da sole le spese necessarie per gli affitti, le imprese che stanno lavorando hanno enormi difficoltà per vedersi riconosciuti i contributi che sono stati erogati dall'ex commissario delegato Iorio a fine aprile, tanti professionisti e dipendenti sono stati licenziati. Certo qualcuno sta godendo dei fondi della disoccupazione, ma tanti altri invece no.

Tra questi decine e decine di giovani professionisti, geometri, ingegneri, architetti, avvocati che per dieci anni, la maggior parte, ha lavorato presso i Comuni sia quelli ubicati nel cratere sismico (indicazione oggi fuori moda in Molise) sia negli altri centri della Provincia di Campobasso dove sono stati segnalati e riconosciuti danni dal terremoto. Decine e decine di famiglie che hanno puntato tutto su quel lavoro e si sono ritrovati, letteralmente a spasso, magari con un mutuo da pagare, con le spese mediche da affrontare, con una quotidianità stravolta dalla fine dello stato di criticità e dall'assenza ancora di quel bando pubblico che nelle intenzioni del legislatore regionale doveva garantire la continuità delle loro prestazioni. Ma sono trascorsi quasi due mesi e nonostante le promesse di quella selezione non c'è ancora nessuna traccia. Stando alle informazioni raccolte in giro per i centri terremotati, qualche professionista si è già rivolto al proprio legale di fiducia per studiare insieme una possibile strada giudiziaria che serva a riconoscere un quid a chi ha lavorato in questi dieci anni fosse anche solo sotto l'aspetto economico. Ma non ci sarebbero solo i professionisti a muoversi. Sembra che anche i cittadini si stiano muovendo per cercare di agire contro gli stessi soggetti per rinvendicare la parità di trattamento ergo per vedersi ancora riconosciuto il diritto a godere dei contributi per l'autonoma sistemazione di fatto sospesi da due mesi. E poi ci sono i Comuni che per dieci anni si sono avvalsi di figure professionali per gestire l'emergenza prima e poi la criticità, ed oggi, pur volendo (i centri molisani colpiti dal sisma al massimo hanno due tecnici in organico) non hanno il personale adatto per continuare nell'ordinario a gestire la ricostruzione. Dunque l'interrogativo finale quando la nuova Agenzia entrerà davvero in funzione? Quando sarà pubblicato il bando di selezione? Non resta che attendere, sperando che l'attesa non crei nuove situazioni emergenziali.

 

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.