Politiche marittime dell’Unione europea, il Governo si prepara a dare battaglia anche sul provvedimento che vorrebbe vietare la pesca industriale a strascico dal 2030, intanto lo stesso gruppo del Ppe in sede comunitaria chiede di rivederne la programmazione. Novità dal question time parlamentare col ministro del Masaf Francesco Lollobrigida, che ha risposto alla interrogazione a risposta immediata sulle misure a sostegno del comparto della pesca a strascico, alla luce degli impatti derivanti dal relativo piano di azione dell’Unione europea. «Il contrasto alle restrizioni sull’attività di pesca e il massimo sostegno al comparto ittico sono al centro delle politiche della pesca portate avanti dal Ministero. Quanto al Piano d’azione da Lei citato, preciso che ne condividiamo le finalità di mantenere gli stock ittici a livelli sostenibili e di ridurre l’impatto della pesca sui fondali marini e sulle specie sensibili attraverso il sostegno al settore della pesca nella fase di transizione e mediante il coinvolgimento di tutte le parti interessate. Relativamente al pacchetto di misure della Commissione europea sulla sostenibilità del settore pesca, presentato dalla stessa il 21 febbraio scorso, ed al Piano d’Azione citato, mi preme ricordare che già a ridosso della sua presentazione nel corso del Consiglio Agrifish del 20 marzo scorso, l’Italia per prima, assieme ad altre Nazioni, ha espresso forti perplessità circa il documento presentato dalla Commissione europea. In tale contesto abbiamo richiesto ulteriori studi e approfondimenti sulla misura, per valutare in modo oggettivo i suoi costi e benefici, il suo impatto sulle singole nazioni, nonché una revisione dei contenuti del Piano d’Azione, da realizzare di concerto con gli Stati membri e con il settore della pesca, evitando e scongiurando inutili penalizzazioni verso i nostri pescherecci con regole rigide che sono inapplicabili verso i Paesi terzi, con i quali invece occorre trovare misure condivise che non penalizzino nessun operatore rispetto ad un altro. Peraltro, a seguito della posizione portata avanti dall’Italia, durante la plenaria del Parlamento europeo dello scorso 11 maggio sulle politiche della pesca il Commissario europeo per l’ambiente e gli oceani, Virginijus Sinkevicius, intervenendo in plenaria, ha chiarito come il provvedimento non costituisce un divieto della pratica di pesca a strascico. Richiesta una revisione del Piano d’Azione, è intenzione del Ministero proseguire nella sua opera di vigilanza per assicurare che la revisione del Piano sia pienamente condivisa con le nazioni dell’Unione e con gli attori coinvolti, garantendo la piena sostenibilità economica e una tenuta delle flotte pescherecce. E’ prevista per il prossimo autunno la prima riunione di un nuovo gruppo speciale congiunto che riunisce le autorità per la pesca e l’ambiente degli Stati membri, per sostenerle nella preparazione delle loro “tabelle di marcia nazionali” e per seguirne l’attuazione. Alla fine di marzo 2024 gli Stati membri dovranno presentare le loro “tabelle di marcia” alla Commissione e le renderanno pubbliche. La Commissione europea adotterà la seconda relazione sul regolamento in merito alle misure tecniche e il 2024 sarà una data importante anche perché si troverà in relazione a questo anche il nuovo Parlamento europeo. Le misure non possono essere mere raccomandazioni per i paesi terzi devono essere messi in condizione, i nostri pescatori, di avere gli stessi controlli che sono imposti, potenzialmente, ma non nei fatti, alle flotte dei paesi dall’altra parte del mare. L’Italia, comunque, chiederà e sosterrà tutte le azioni utili ad evitare che le pianificazioni di carattere europeo danneggino poi in termini reali solamente le flotte pescherecce di alcuni, tra i quali l’Italia». Ma interventi sul mondo della pesca anche di carattere associativo nelle stesse ore, come l’audizione alla Commissione Ue dedicata con la direttrice di Federpesca, Francesco Biondo. «La diversificazione del reddito attraverso attività complementari è un volano per la competitività del settore ittico. Le attività complementari alla pesca non devono però fungere da attività sostitutive alla pesca professionale ma da rafforzamento della competitività, imprenditorialità, redditività e stabilità del settore. Proprio in queste settimane la pesca europea è oggetto di un attacco pregiudiziale da parte della Commissione: nell’ottica di rafforzare la diversificazione è quindi fondamentale difendere un settore primario che garantisce prodotti alimentari ai cittadini europei e ne tutela la sicurezza alimentare». La Direttrice Biondo è intervenuta durante l’audizione pubblica della Commissione pesca del Parlamento europeo dal titolo “Il futuro della pesca – Come promuovere la diversificazione del reddito e facilitare l’accesso dei pescatori ai finanziamenti dell’Ue”. La Commissione ha recentemente proposto un controverso “piano d’azione” per la conservazione delle risorse ittiche e la protezione degli ecosistemi marini, insieme ad altre iniziative di attuazione del Green Deal europeo. Considerando il suo potenziale impatto sulle attività di pesca e le numerose sfide che il settore della pesca sta affrontando in questo momento, in particolare l’aumento del prezzo del carburante, è necessario pensare in modo più mirato al futuro della pesca dell’Ue. Per questo motivo, la Commissione Pesca del Parlamento ha organizzato un’audizione pubblica per ascoltare gli esperti del settore su quali trasformazioni sono necessarie per garantire una pesca economicamente e ambientalmente sostenibile in futuro. Obiettivi importanti sono pertanto la diversificazione del reddito dei pescatori e la facilitazione del loro accesso ai finanziamenti dell’Ue, quali Feampa. «La sfida che abbiamo di fronte è quella di migliorare la competitività delle imprese, tutelando i redditi delle imprese, i diritti del lavoro e l’ambiente marino, uscendo dal binomio che una maggiore competitività significhi necessariamente un aumento dello sforzo di pesca – continua la Biondo – aumentare la competitività attraverso la diversificazione del reddito significa invece miglioramento della redditività, occupazione stabile, ricambio generazionale, aumento del livello di formazione, valorizzazione del patrimonio culturale della pesca, promozione delle aggregazioni tramite Organizzazioni di Produttori e contratti di filiera, diversificazione delle attività turistiche legate alla pesca e integrate nelle specificità dell’area, coinvolgimento degli operatori nella progettazione dei parchi eolici offshore, promozione della biodiversità e tutela dell’ambiente marino. Queste le sfide e gli obiettivi che accompagnano oggi il settore della pesca e che se affrontate garantiranno un futuro sostenibile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale a questo settore».

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