Un attacco frontale, quello portato ieri mattina da Micaela Fanelli, che ha inaugurato a Termoli, nella centralissima via Oliviero, la sua unica sede regionale in vista delle elezioni del 25 e 26 giugno. Un segnale molto chiaro di attenzione verso il territorio dove insiste lo stabilimento Stellantis e dove dovrà sorgere la Gigafactory, nuovo polo di sviluppo industriale green. Tuttavia, per la capogruppo uscente del Pd, non tutto, o meglio, non si sta facendo quello che le procedure richiederebbero e una opportunità potrebbe celare delle vere e proprie trappole. «Al momento ci sono 3,6 miliardi di euro a rischio perché il governo nazionale, unitamente a quello regionale e allo stesso sindaco Roberti sono fermi. Tutti totalmente incapaci di far approdare sul nostro territorio un’opera fondamentale per la ripresa economica e sociale della regione. Ad oggi ci sono, infatti, 45 ettari a disposizione dell’investimento, ma mancano le autorizzazioni grazie al totale immobilismo di un centrodestra, tra l’altro in contrasto con l’attuale presidente della Zes. Eppure il Molise non può certo permettersi di perdere una simile occasione, così come non può aspettare oltre per attuare una riconversione industriale verso la green economy, investendo sulla formazione e sulle politiche a sostegno delle nuove aziende tecnologiche dell’indotto. Tra Pnrr, Zes e il rientro in obiettivo 1 della nostra regione, il Molise ha tanti strumenti a disposizione eppure un miliardo e mezzo di euro sono ancora bloccati per l’incapacità politica e amministrativa del centrodestra. La stessa posa della prima pietra dell’high perfomance building ITT avvenuta oggi a Termoli potrebbe rischiare di essere fantomatica senza una zona franca doganale di cui nessuno del centrodestra si sta occupando». Parte da qui la critica politica della Fanelli, che ieri è stata supportata anche dai giovani dem, rappresentata da Alfredo Marini, ma anche da storici riferimenti del centrosinistra locale, come Filippo Monaco, Matteo Caruso e Pino Gallo, tra gli altri. Accanto a lei, in questo vernissage, anche i candidati Francesco Totaro e Mario Bellotti, che hanno offerto uno spaccato politico derivante dalle proprie esperienze. «Siamo qui per iniziare il percorso di governo di questa regione, perché il centrosinistra vincerà le elezioni, convincendo le persone sul disastro del centrodestra e sulle proposte che abbiamo in campo; siamo tutti preoccupatissimi di quello che sta succedendo a Termoli – ha esordito la Fanelli – come sindaco di Termoli sta facendo quello che serve per lo sviluppo di questo territorio? Ha dimostrato il massimo dell’inefficienza e dell’incapacità nel gestire una visione e un modello di sviluppo; non può essere a capo del processo di ripresa del Molise chi non si occupa degli atti fondamentali per far approdare la più grande opera di investimento economico, infrastrutturale, occupazionale e sociale», l’affondo sulla Gigafactory. «Sul versante regionale mancano una serie di cose come l’attività che riguarda la formazione; un progetto di 40 milioni di euro all’agenzia di coesione non è stato approvato per cui la riqualificazione dell’attuale personale dei nuovi assunti è fermo; per i trasporti su ferro c’è una rivoluzione che dobbiamo assecondare, perché le terre rare dovranno arrivare al nucleo industriale su ferro; manca la zona franca doganale». La Fanelli ha poi lanciato una proposta per Termoli e il basso Molise: «Serve un patto per lo sviluppo, l’occupazione e l’ambiente che coinvolga il tessuto produttivo e che faccia risolvere le questioni in maniera concreta lasciando le risorse che genera il territorio, prevalentemente nel territorio. Apro la mia sede a Termoli per rilanciare un idea di futuro, per dire che chi governa non ce l’ha e per dire che con questa idea di futuro governeremo la Regione Molise». L’ex sindaco di Guglionesi Mario Bellotti ha rincarato la dose: «Come si può ancora scegliere di continuare ad avere questo tipo di amministrazione regionale che non è stata in grado di risolvere i problemi strutturali, ma soprattutto quello riguardante la sanità». Infine, Francesco Totaro, annunciando il rientro nei ranghi dem dell’Articolo 1, che avverrà nel weekend, ha attaccato: «Una cosa buona l’ha fatta, ha certificato il fallimento del governo Toma, non ricandidando il presidente uscente. Tutti quelli che hanno governato insieme a lui, sono ricandidati nelle liste, hanno cambiato tutto, per non cambiare nulla».

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