Presunti abusi chiamano reazioni certe, quelle che in barba alla loro antica amicizia, un padre di famiglia si trova a non poter controllare, scagliandosi contro un suo amico infingardo, appunto, che avrebbe – il condizionale è d’obbligo – molestato a più riprese un adolescente. Questo avrebbe raccontato lo stesso minore ai genitori, con cui abita sulla costa molisana. Nessuno mai immaginerebbe che un commensale, chi è abituato a sedere alla stessa tavola, possa commettere “atti impuri” su innocenti, come nel caso di specie. Da qui, dopo che attorno alla solita tavola, in un locale pubblico, si nota una certa agitazione da parte del ragazzino. Atteggiamento inedito, che insospettisce non poco il papà, al punto da chiedergli in disparte cosa stesse accadendo o fosse accaduto. Qui, in un confronto molto difficile, viene fuori la sua verità, ossia che sia stato al centro delle “morbose attenzioni” dell’ospite. Dal racconto drammatico emerge che in alcune circostanze, non solo una, persino in mezzo alla strada, avrebbe subito abusi dal loro amico di famiglia. Parole pesanti come macigni. Al padre non resta che riportare il figlio a casa, togliendolo da quella situazione di imbarazzo e di sofferenza, per poi tornare a chiedere conto di quello che ha appreso poco prima e qui scatta l’inferno. Com’è facile immaginare, litigio che vede accorrere anche la Polizia, dopo che dalle parole si è passati ai fatti, col genitore a picchiare il presunto aguzzino. Ma non è finita qui. Poco dopo individua le due auto dell’ormai ex amico, a una dà fuoco, all’altra spacca i vetri, e non contento, gliele suona ancora una volta, scagliandogli addosso tutta la sua rabbia. Poi, in un momento in cui torna a ragionare, decide di rivolgersi alle forze dell’ordine, sia Polizia che Carabinieri, per vuotare il sacco, dell’ultima e dell’altra vicenda. Intanto, dopo quanto avvenuto, l’adolescente è stato portato in ospedale, per essere visitato. Inquirenti che agiscono con estrema ed evidente cautela sui presunti abusi, che lo avrebbero visto denudarlo e palpeggiarlo, poi costringendolo a fare lo stesso. Insomma, un quadro di gravità particolare, al vaglio della Procura di Larino, che ha sequestrato i cellulari dell’additato orco, che è stato sentito alla compagnia di via Brasile, competente per territorio. Ulteriori particolari in nostro possesso non vengono diffusi a tutela dell’integrità del minore, come nel rispetto delle norme deontologiche alla base del nostro lavoro.

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