Cambiano i numeri della vertenza Vibac, ma scendere da 116 a 90 esuberi non è una vittoria, tutt’altro, perché se l’annuncio verbale di due mesi fa era stata considerata quasi alla stregua di una provocazione, la comunicazione formale della procedura di licenziamento collettiva pervenuta nella serata di lunedì è l’ennesima mazzata su decine e decine di lavoratori e le loro famiglie. Di questo di discuterà obtorto collo nel tavolo di crisi aziendale convocato già dalla Regione Molise per domattina, anzi, niente di più facile che sia stata promossa proprio in vista di questo confronto. Come si evince dalla lettera trasmessa dall’azienda alle parti sociali, con allegato l’elenco dei 90 dipendenti. Domani tutti in sit-in alla Regione.
«La Vibac S.p.a a Termoli produce nastro adesivo, a partire da supporti di film plastici (neutro e stampato) e di carta.La produzione del settore tape ha dovuto subire un calo progressivo e significativo, dal 2017 al 2019, passando dagli oltre 735 milioni di mq. del 2017 ai 572 del 2019, per adeguarsi alle diminuite richieste del mercato, in prodotti commodity, sempre più oggetto di importazioni da paesi con fattori produttivi più competitivi; fummo quindi costretti ad aprire, ai primi del 2020, una procedura di licenziamento collettivo nello stabilimento di Vinci, che ha consentito di recuperare, in quello stabilimento, un certo equilibrio economico.Lo stabilimento di Termoli consente la produzione di questi volumi superiori, i soli, peraltro, che ne hanno consentito, in passato, una gestione economica. Da fine anno 2021 in avanti, però, le condizioni del mercato, nel settore tape, sono ulteriormente peggiorate, per l’azione concomitante della pandemia, e successivamente, quasi senza soluzione di continuità, della guerra in Ucraina e Medio Oriente, col conseguente incremento esponenziale dei costi dell’energia, l’inflazione che ne è derivata, e l’incremento dei tassi di interesse per cercare di fronteggiarla.Il risultato di tutto questo è stato una forte diminuzione della domanda da parte di tutti i Paesi industriali, da una parte, e, in Italia, un altrettanto forte incremento dei costi di produzione, aggravato da un credito bancario più oneroso; per contro, la concorrenza di aziende situate in altri Paesi – e in particolare in Francia, in Spagna, in Vietnam e in Turchia, poco toccati dall’incremento dei costi dell’energia, oltre che nel sud est asiatico, nonché in Cina stanti gli ingenti finanziamenti pubblici erogati alle imprese – è divenuta molto più aggressiva che in passato.Di conseguenza, a partire dal 13 gennaio 2022, nello stabilimento di Termoli abbiamo fruito di un periodo di Cassa integrazione ordinaria, fino al 9 luglio 2022, ma il successivo inizio della guerra, e il conseguente incremento dei costi dell’energia, ci costrinse a richiedere un periodo di Cassa integrazione straordinaria; e benché fossero stati attuati quasi tutti gli interventi di efficientamento programmati, i prezzi ai quali lo stabilimento di Termoli riusciva a produrre continuavano a non essere competitivi, perché nel frattempo la crisi del mercato si era ulteriormente aggravata. Infatti, la produzione del tape ha dovuto subire nell’anno 2022 un rilevante calo, passando dai 632 milioni di mq. prodotti nell’anno del 2021 ai 239 milioni di mq prodotti nel 2022 per adeguarsi alle diminuite richieste del mercato. Nel momento in cui, quindi, la Cassa integrazione si fosse conclusa, e il personale avesse dovuto essere retribuito integralmente, le perdite dello stabilimento sarebbero risultate insostenibili; fu quindi inevitabile aprire, nel febbraio del 2023, una procedura di licenziamenti collettivi, al fine di procedere a una riduzione significativa dell’organico.Conclusasi senza accordo la fase sindacale della suddetta procedura, durante la successiva fase amministrativa maturò, grazie anche all’intervento della Regione, la possibilità di accedere alla Cassa integrazione per transizione occupazionale, nell’intento di limitare l’impatto della crisi sull’organico aziendale; fu quindi sottoscritto un accordo sindacale il 3 luglio 2023, nel qualeveniva dichiarata conclusa la procedura di licenziamenti collettivi;venivano individuati 116 lavoratori a rischio esubero, che avrebbero acceduto al programma Gol di cui all’articolo 1, comma 324, della 1. 11° 178 del 2020;l’azienda si riservava di adottare, entro il periodo di fruizione dell’integrazione salariale per transizione occupazionale, tutte le misure consentite dalla legge affinché lo stabilimento, al termine del suddetto periodo, possa aver recuperato un equilibrio economico.Da luglio 2023 ad oggi la situazione del mercato non è migliorata, anzi è ulteriormente peggiorata, né si intravede alcuna prospettiva di miglioramento, sia in termini di maggiori prezzi di vendita che di volumi. Alla perdurante contrazione del mercato, che non riesce ad assorbire la produzione dello stabilimento, ai prezzi oggettivamente praticabili, si è aggiunta l’estrema difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, in ragione delle note difficoltà dei passaggi da Suez, col risultato che, talora, non è stato possibile corrispondere alle (pur sporadiche) opportunità offerte dal mercato, per l’impossibilità di ricevere tempestivamente le materie prime necessarie. È quindi indifferibile procedere a una significativa riduzione degli organici occupati nello stabilimento di Termoli, per riportarlo a una condizione di equilibrio economico al termine del periodo di Cassa integrazione in corso.In particolare Vibac, che già produce in proprio carta masking per i settori automotive e industriali, ha deciso di mantenere presso lo stabilimento di Termoli la produzione del nastro masking, così da inserirsi in settori verso quali potrà acquisire quote di mercato che, seppur per volumi non elevati, sui quali è calibrato il personale da mantenere in servizio, possono dare continuità di consumo per il nuovo assetto produttivo. Pertanto, presso lo stabilimento di Termoli, verrà mantenuta la produzione di masking sulla Linea 6 (impregnatrice) e sulla Linea 5 (spalmatrice), parte del reparto taglio e gli ulteriori reparti cosiddetti indiretti che saranno, unitamente alle suddette linee produttive, ridimensionati nell’organico sulla base dei minori volumi di lavoro.Quanto alle misure tradizionalmente alternative al licenziamento collettivo – vale a dire i contratti di solidarietà e il ricorso al tempo parziale – esse sono improponibili perché intrinsecamente inidonee a conseguire il risultato finale indispensabile, cioè la riduzione del costo industriale per unità di prodotto: infatti la riduzione dell’orario, per essere corrispondente agli esuberi dichiarati, dovrebbe interessare l’intero personale dello stabilimento di Termoli, con difficoltà di carattere organizzativo e gestionale insormontabili. Ma, soprattutto, lo stabilimento lavorerebbe ancor più a regime ridotto, con un’incidenza ancora superiore dei costi fissi per unità di prodotto; il che è l’esatto contrario, appunto, del risultato che dobbiamo ottenere, per recuperare l’equilibrio economico dell’azienda. Inoltre il contratto di solidarietà è uno strumento limitato nel tempo, che quindi sottintende previsioni di ripresa, per le quali, al momento, non esistono oggettivamente elementi, mentre il part-time non è una misura attivabile unilateralmente dall’azienda e richiederebbe, per potersi concretamente ipotizzare, l’accettazione da parte di ogni singolo dipendente, e nella misura individualmente prospettata. D’altra parte non è nemmeno possibile ipotizzare misure di assorbimento dell’esubero mediante il ricorso al cd. demansionamento; tale misura, infatti, non consentirebbe di ridimensionare i costi del personale in eccesso, com’è invece indifferibile fare, e comunque il mercato non sarebbe comunque in grado di assorbire il surplus di produzione. I tempi di attuazione della procedura di licenziamento collettivo saranno, ovviamente nel rispetto della legge, i più brevi possibili, perché la situazione economica della soc. scrivente non consente dilazioni, pena il pericolo di dissesto. L’azienda resta disponibile all’esame congiunto nei tempi e nei modi previsti dalla legge».

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