Temi locali e nazionali, quelli che si rincorrono sull’attualità di Stellantis. Se John Elkann, il presidente, incontra Trump e i principi sauditi, disegnando scenari orientali futuribili, il suo luogotenente europeo, Jean-Philippe Imparato, ha dichiarato che occorrerà rivedere il piano industriale del gruppo automotive in Italia, alla luce delle novità degli ultimi mesi, che fanno apparire i contesti del dicembre scorso assai diversi da quelli attuali. Per questo, a due mesi dall’audizione dello stesso Elkann in Parlamento, e in attesa della nomina del nuovo amministratore delegato, prevista entro giugno, ci sarà un briefing di Stellantis col Governo, entro la prossima settimana. Stellantis sta attraversando una fase di transizione significativa, soprattutto in vista della nomina del nuovo Ceo. Durante l’Automotive Dealer Day di Verona, Jean-Philippe Imparato, Chief Operating Officer per l’Europa allargata di Stellantis, ha annunciato importanti aggiornamenti sulle strategie del gruppo. Uno dei cambiamenti più rilevanti riguarda la sospensione del modello di agenzia per i concessionari in Europa, ad eccezione di Austria, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi, dove la transizione era già iniziata nel 2023. Questo modello, introdotto dall’ex CEO Carlos Tavares, prevedeva che Stellantis assumesse un controllo più diretto sulle vendite e sui prezzi, lasciando ai concessionari solo la gestione delle consegne e dell’assistenza. Tuttavia, la decisione ha sollevato forti critiche da parte dei concessionari, preoccupati per la riduzione dei loro margini di profitto. Imparato ha anche confermato che a giugno verrà presentato un aggiornamento del Piano Italia, inizialmente introdotto nel dicembre 2024. Questo piano mira a rilanciare la produzione automobilistica nel Paese, con particolare attenzione alla produzione di motori, ai marchi in difficoltà e a Maserati, che riceverà maggiori investimenti. Tra le iniziative previste, la produzione della nuova Fiat 500 ibrida a Mirafiori, con un potenziale di 130.000 unità entro novembre 2025. Stellantis ha intenzione di chiedere all’Unione Europea un maggiore sostegno alla produzione automobilistica, considerando gli elevati costi di manodopera ed energia. Tra le proposte avanzate: un programma di rottamazione per rinnovare il parco auto circolante, sostituendo i veicoli con più di 10 anni; contributi pubblici per la produzione di batterie, pari a 40 euro per ogni kW, circa la metà dei costi produttivi totali. Imparato ha sottolineato le difficoltà di produrre in Europa, dove i costi sono significativamente più alti rispetto ad altre regioni. Ad esempio, produrre un’auto in Italia costa tre volte più che in Spagna. Inoltre, le normative europee su sicurezza e standard ambientali possono incidere fino a 3.000 euro per veicolo, rendendo difficile competere con la produzione asiatica. L’aggiornamento del Piano Italia e le richieste all’Ue saranno cruciali per il futuro di Stellantis. Vedremo quali saranno le prossime mosse del gruppo e chi sarà il nuovo Ceo destinato a guidare questa fase di trasformazione. Tutto questo, nel contesto di un progetto, quello della Gigafactory di Termoli, sempre più sull’orlo del precipizio e che non vedrà i suoi destini chiariti entro giugno. Ma la mobilitazione locale, sicuro, è quella che partirà nei prossimi giorni, poiché sempre meno tempo manca alla chiusura del reparto del motore Fire, il 16 valvole, dopo 30 anni di gloria (entrò in produzione dieci anni dopo l’otto valvole). Per queste ragioni, si è riunito ieri mattina il consiglio di fabbrica dello stabilimento Stellantis di Termoli. Presenti tutte le Rsa di Fim, Uilm, Fismic ed Uglm, al centro della discussione le prospettive occupazionali ed il futuro del sito produttivo di Termoli.
In maniera corale sono emerse forti preoccupazioni legate alla prossima chiusura del reparto FIRE, (con circa 450 addetti), aggravate dalle deboli prospettive dei restanti reparti.
La produzione dei motori 2000 benzina (GME) non ha una prospettiva lavorativa a lungo termine poiché si tratta di un prodotto esportato quasi totalmente negli USA e che a breve verrà sostituito da un motore prodotto in America.
Il motore 1000 e 1500 (GSE) non sta producendo al massimo della capacità e si fa ricorso sistematico alla cassa integrazione; si dovrà attendere, ancora, con la speranza che l’avvio produttivo della nuova 500 faccia registrare una decisa ripresa, in linea con le elevate capacità di questo stabilimento.
L’annunciata produzione del nuovo cambio, quando arriverà a regime (si spera entro la fine del prossimo anno) occuperà circa 300 dipendenti e non compenserà, come numero di addetti, neanche quelli attualmente impiegati nel Fire.
La chiusura del cambio prima e del Fire oggi erano state stabilite anche rispetto al fatto che ci sarebbe stata una riconversione del sito produttivo in una Gigafactory, che avrebbe dovuto produrre già a partire dal 2026, batterie per auto.
Questa prospettiva si sta sempre più allontanando, vista la sospensione del progetto da quasi un anno e da tutte le incognite che questa transizione green, mal governata, sta generando.
La forte preoccupazione deriva dal fatto che, attualmente per Termoli non sono previste nuove produzioni che possano traghettare lo stabilimento oltre il 2030.
Pertanto, a tutela dell’occupazione e di questo storico sito, si è deciso di mettere in campo una serie di iniziative di sensibilizzazione sul territorio, rivolte alle istituzioni ed ai cittadini poiché, per una piccola regione come il Molise, con un debole tessuto socioeconomico, da anni interessata da fenomeni di spopolamento e calo demografico, senza una conferma di un piano di riconversione ed impegno la perdita di circa 2000 posti di lavoro ne decreterebbe la morte.
Le organizzazioni sindacali hanno così convocato una conferenza stampa nella giornata di sabato 17 maggio 2025 alle ore 10, presso la Cala Sveva Beach Club, a Termoli.