Dalle parole ai fatti, la Fiom-Cgil, dopo la nota diffusa nei giorni scorsi, in cui chiedeva un’assemblea con tutte le sigle per discutere delle azioni da intraprendere sulla vertenza Stellantis, ha presidiato ieri dalle 13 alle 14 i cancelli dello stabilimento di Termoli, per distribuire dei volantini e anche ‘affiggere’, per così dire, manifesti funebri, su Gigafactory, Cambi e motore Fire. «Siamo qui davanti ai cancelli dello stabilimento Stellantis di Termoli per evidenziare ancora una volta il progressivo smantellamento della produzione storica dell’impianto. Dopo la cessazione della produzione del cambio, oggi segna la fine anche del glorioso motore Fire, che per anni ha rappresentato un’eccellenza dell’industria automobilistica italiana», ha sottolineato il responsabile della Fiom Molise, Alfredo Fegatelli. «Protestiamo contro questa decisione perché non è stato portato avanti alcun progetto alternativo per garantire il lavoro. La nostra preoccupazione cresce, perché senza un piano chiaro, lo stabilimento di Termoli rischia di essere svuotato, lasciando centinaia di lavoratori senza prospettive. Chiediamo al governo di prendere atto della situazione e di avviare una discussione seria sul futuro della fabbrica.
Non vogliamo che, come è accaduto con il reparto cambi, la dignità dei lavoratori venga mortificata con offerte simboliche di pasticcini e dolcetti. Serve rispetto e un vero piano industriale per il futuro. Al momento non è stato convocato alcun tavolo nazionale per discutere della Gigafactory, un progetto che sembra essere definitivamente sospeso. La sola convocazione prevista è un incontro con il ministro Urso a luglio, una tempistica che riteniamo troppo tardiva. È incredibile che Stellantis, il quarto gruppo automobilistico mondiale, sia ancora oggi senza un amministratore delegato. Nissan ha impiegato solo una settimana per fare questa nomina, mentre qui sono già trascorsi sei mesi senza una guida chiara.
Nel frattempo, il mercato sta cambiando velocemente: in Europa stanno emergendo nuovi marchi, fino a ieri sconosciuti, come BYD, che stanno conquistando fette di mercato importanti. L’Italia invece è bloccata in una fase di impasse».
Per Gianluca Falcone: «La situazione dello stabilimento continua a peggiorare. Piuttosto che sviluppare un piano industriale, si procede allo smaltimento delle lavorazioni storiche: prima il reparto cambi, poi il motore Fire 8 valvole, ora il Fire 16 valvole. A settembre si rischia l’introduzione di un contratto di solidarietà per tutti i lavoratori dello stabilimento, mentre si prevedono altre fuoriuscite incentivate per 200 persone. Inoltre, si stanno diffondendo insistentemente richieste di trasferta “volontaria”, per circa 400 lavoratori, verso altri stabilimenti Stellantis in Italia e Francia. Questo potrebbe portare a una disgregazione sociale irreversibile. Solo pochi anni fa lo stabilimento contava 3.500 lavoratori, oggi sono rimasti in 1.900 e, con le prossime uscite, diventeranno 1.700. Il declino dello stabilimento avrà conseguenze economiche disastrose anche per il territorio, visto che Termoli è prosperata grazie a questa industria». Il delegato di fabbrica, Vito Bratta, ammette che «La preoccupazione tra i lavoratori è alle stelle. Dopo tre anni in cui la Fiom ha denunciato le difficoltà dello stabilimento, finalmente anche le altre sigle sindacali hanno lanciato l’allarme. I lavoratori sono sempre più in difficoltà, con una cassa integrazione che offre solo mille euro al mese, somme insufficienti per garantire il sostentamento delle famiglie. Noi chiediamo risposte concrete, investimenti e un piano industriale che garantisca un futuro dignitoso allo stabilimento e ai lavoratori. È ora che Stellantis e il governo prendano posizione e offrano soluzioni reali».

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